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Alla Luiss, il convegno “Global information at war: an international forum”

La disinformazione mai così diffusa come nella pandemia e nel conflitto in Ucraina

 La disinformazione mai così diffusa come nella pandemia e nel conflitto in Ucraina  QUO-148
01 luglio 2022

I social media sono uno strumento al contempo utile e pericoloso: la disinformazione oggi corre veloce e mai come durante la guerra in Ucraina se ne è fatto un uso così ampio. Attorno a questi temi si sono sviluppati gli interventi dei tanti relatori del convegno “Global information at war: an international forum”, organizzato ieri a Roma da Idmo, l’Osservatorio italiano sui media digitali, in collaborazione con il master Luiss in giornalismo e comunicazione multimediale. Se già nell’antica Grecia Eschilo ammoniva che «in guerra la verità è la prima vittima», oggi gli effetti della disinformazione risultano moltiplicati. Un servizio della Rai diffuso in apertura del convegno, ha evidenziato come la disinformazione abbia caratterizzato sin da subito l’attuale guerra in Ucraina: il 24 febbraio sui social media sono girate immagini di paracadutisti russi, in realtà relative a esercitazioni avvenute in passato, mentre le prime foto delle esplosioni riguardavano eventi accaduti in Cina.

«La disinformazione è una minaccia costante e sostanziale alla democrazia, come dimostrato durante la pandemia e nel conflitto in Ucraina», ha dichiarato Roberto Viola, direttore generale della Dg Connect (Direzione delle reti di comunicazione, contenuti e tecnologie della Commissione europea). Le informazioni che corrono nella rete richiedono pertanto una costante e attenta verifica. L’Unione europea figura tra gli attori più impegnati nella lotta alla disinformazione: «Tale sforzo è culminato con la creazione dell’Osservatorio europeo dei media digitali (Edmo)», ha affermato Viola, menzionando poi il rapporto di dieci punti sulla disinformazione diffuso nei giorni scorsi proprio dall’Edmo e la pubblicazione la scorsa settimana del nuovo codice di condotta europeo in materia.

Tra le buone pratiche internazionali illustrate nel convegno, quelle dei Paesi da anni “in prima linea” come Estonia, Lituania, Lettonia. Secondo quanto dichiarato dai relatori, questi Paesi condividono esperienze importanti in quanto oggetto di attacchi legati alla disinformazione «dal momento della loro scelta per i valori democratici con l’indipendenza all’inizio degli anni Novanta».

«Con la pandemia c’è stata una presa di coscienza del fenomeno, in quanto abbiamo visto che la disinformazione può anche uccidere», ha osservato da parte sua l’ambasciatore francese in Italia, Christian Masset. «Anche sulla crisi alimentare è in corso un’importante azione di disinformazione», ha proseguito il diplomatico francese individuando due narrative opposte: una della Russia, secondo cui tale crisi è colpa delle sanzioni occidentali; l’altra che la imputa all’aggressione russa dell’Ucraina e alla distruzione delle infrastrutture per l’export del grano. Il risultato è particolarmente grave per l’Africa, con una «crisi alimentare che sta davanti a noi».

E anche la questione dei rifugiati non è esente dalla disinformazione. In Polonia la diffusione di notizie false sui social media è aumentata significativamente in concomitanza con l’arrivo, a causa della guerra, di 4,3 milioni di rifugiati ucraini, di cui 1,8 milioni hanno poi deciso di rimanere nel Paese dell’Europa orientale. Nel convegno, spazio anche per la presentazione della mappa dei migranti del Datalab Luiss: un documento interattivo, sempre aggiornato grazie all’uso della geo-intelligence e delle fonti ufficiali, che fornisce una rappresentazione completa delle morti occorse negli esodi degli ultimi anni arricchita da foto che narrano le storie dietro le singole tragedie.

Tante sono dunque le sfide per una buona informazione, una questione da non sottovalutare su cui recentemente è intervenuto anche Papa Francesco chiedendo agli operatori del mondo della comunicazione pulizia, onestà e completezza. Come emerso anche nel convegno, siamo alle prese con un aumento vorticoso nella rapidità delle informazioni, che tuttavia “evaporano” altrettanto velocemente. La disinformazione è spesso accompagnata dall’iperinformazione, per cui il rischio da scongiurare è che la logica dell’intrattenimento vada a sostituire la comprensione reale dei fenomeni e l’approfondimento.

di Valerio Palombaro