· Città del Vaticano ·

Quattro passi nel Mistero: viaggio attraverso i Vangeli

Come i capelli di Sansone

 Come  i capelli  di Sansone  QUO-144
25 giugno 2022

Circa 1600 anni fa, nell’anno 423 d.C. il vescovo Teodoreto in Siria ordinò la distruzione della prima traduzione del Nuovo Testamento in lingua siriaca, il cosiddetto Diatessaron realizzato dall’apologeta Taziano il Siro. Più di duecento copie andarono distrutte e quel testo sfortunato si è conservato solo in maniera indiretta attraverso il commentario di Efrem il Siro. Il «peccato» commesso da Taziano era, come lo stesso nome Dia—tessaron indica, che si trattava non dei quattro Vangeli ma di un Vangelo «dai quattro», al punto che in siriaco era noto come mehallete, «mescolati»). L’autore compone la sua “miscela” tra il 160 e il 175 d.C., non sappiamo in quale lingua se greco o siriaco, ma nemmeno tre secoli dopo la vita del Diatessaron già si conclude con l’abbandono e poi la distruzione. La Chiesa aveva fatto la sua scelta a favore della quadruplice forma dell’unico «Vangelo di Gesù» come viene denominato nel primo versetto del primo dei quattro Vangeli, quello di Marco. Il Vangelo è «di» Gesù ma «secondo» quattro voci, quattro timbri diversi, quattro sguardi tra loro complementari. La preoccupazione di Taziano di armonizzare le apparenti contraddizioni testuali finiva per annacquare l’opera, «spuntare» il Vangelo e rintuzzare la sua forza, togliendone il «pungiglione». Così, ad esempio, il celebre episodio dell’adultera che compare nell’ottavo capitolo di Giovanni era stato espunto perché isolato rispetto a tutti gli altri Vangeli. È il rischio che spesso ritorna nella vita dei singoli e delle comunità cristiane come spesso ha ricordato anche Papa Francesco: non farsi pungere da quel pungiglione, ma rifarsi un proprio Vangelo, «accomodandolo» alla propria misura. «La normale reazione degli uomini di fronte ad una grande costruzione culturale come la Bibbia» scrive Northrop Frye nel suo famoso saggio Il grande codice. La Bibbia e la letteratura occidentale, «è fare quello che i Filistei fecero a Sansone: ridurla all’impotenza e quindi rinchiuderla in un mulino a macinare i nostri risentimenti e pregiudizi. Ma i suoi capelli come quelli di Sansone, potrebbero forse anche lì cominciare a ricrescere». Il Vangelo è uno solo, che però chiede lo sforzo di tutte le persone che gli si accostano, con timore (lo stesso S.Agostino confidava di «aver paura» del Vangelo) ma anche con libertà e coraggio. È questo lo spirito che muove l’iniziativa che comincia oggi su queste pagine, un viaggio attraverso la quadruplice forma del testo più vivo, potente e rivoluzionario che mai l’umanità abbia ricevuto.

di Andrea Monda