· Città del Vaticano ·

«Ormai tutti hanno paura
e non vanno più in chiesa»

Adetunji Henry, 15, one of the victims of the attack by gunmen during a Sunday mass service, ...
06 giugno 2022

«È una sfida continua. Dobbiamo continuare a lavorare e ad aiutare la gente». Suor Agnes Adeluyi  delle Suore di San Luigi a Owo, luogo della strage, è infermiera all’ospedale San Luigi che sta fornendo cure a coloro che hanno riportato gravi danni fisici. La raggiungiamo al telefono e racconta di come si stanno adoperando:

Come stanno i feriti?

La maggior parte sta meglio oggi ma alcuni sono in gravi condizioni, sanguinanti per le pallottole ricevute, nonostante gli interventi cui sono già stati sottoposti. Alcuni hanno bisogno di un’altra operazione oggi. Molti sono stati colpiti alla testa o in punti delicati. C’è una donna, per esempio, che ha la vescica e l’utero totalmente distrutti.

In che condizioni lavorate?

Abbiamo solo quattro medici. Stiamo lavorando troppo sotto pressione. Ma il governo ha mandato altri tre dottori per aiutarci. Normalmente questo è un ospedale in cui si paga per le cure ma si è deciso che per questa circostanza tutto sarà a carico della struttura. Speriamo che il governo ci aiuterà con i finanziamenti. Qui non abbiamo la corrente elettrica, usiamo i generatori, spendiamo tanto, anche perché tutto è aumentato ultimamente.

Dove si trovava quando ha avuto luogo la strage?

Ero a Owo, qui ci sono tante chiese, noi eravamo già andate a messa in un politecnico. Eravamo in cappella per l’adorazione eucaristica, quando abbiamo sentito i rumori di due esplosioni. Le chiese sono vicine, qualcuno ci ha informato che cosa stava accadendo e ci ha intimato di allontanarci dal luogo dove eravamo e di recarci ad Akure, dove si trova la nostra casa generalizia. Invece di andare là, siamo invece andate subito in ospedale per dare una mano ai feriti.

Quali sono le ipotesi riguardo ai killer? Alcuni osservatori ritengono che siano stati i fulani…

Abbiamo sentito che l’altare della chiesa è stato completamente distrutto. Sì, dicono che siano stati proprio loro. Due di loro sono stati uccisi dalla polizia intervenuta.

Come potete ancora convivere con il rischio di morire sotto questo genere di attacchi?

È una sfida continua. Dobbiamo continuare a lavorare e ad aiutare la gente. Dobbiamo sempre sapere che i Fulani ci circondano nella foresta e possono attaccarci da un momento all’altro. Siamo terrorizzati ma dobbiamo perseverare. Abbiamo tutti paura perché in realtà non c’è supporto di protezione da parte del governo. La gente ha paura ora anche di andare in chiesa. Questa mattina a messa c’erano solo le suore, tutti hanno paura, ormai. Non possiamo però lamentarci di questa assenza, non c’è sicurezza.

Qual è l’obiettivo di questi attacchi?

Quello che abbiamo capito è che questi pastori vogliono prendere sotto il loro controllo il territorio della Nigeria, a sud, soprattutto. Stanno venendo dal nord per colpire le zone meridionali e accaparrarsi le risorse di queste terre. I nostri vescovi non tacciono e condannano questa situazione che si ripete ciclicamente. Secondo me queste azioni così brutali stanno aumentando anche perché la voce della Chiesa è ferma: lo abbiamo visto anche a proposito della donna studentessa cristiana accusata di blasfemia recentemente assassinata.

di Antonella Palermo