· Città del Vaticano ·

Benedetta divisione

 Benedetta divisione  QUO-128
06 giugno 2022

Siamo giustamente abituati a pensare che l’effetto collaterale più devastante del male sia la divisione, e invece l’effetto più dirompente dello Spirito Santo sia l’armonia. Ciò è vero, ma Papa Francesco nell’omelia della festa di Pentecoste ha usato un’espressione che getta una luce nuova sulla faccenda, e può esserci utile come criterio di giudizio sulle scelte, sul discernimento, sulla vita della Chiesa stessa: «Lo Spirito Santo — ha affermato il Papa — è l’autore della divisione, anche del chiasso, di un certo disordine. Pensiamo alla mattina di Pentecoste: l’autore crea divisione di lingue, di atteggiamenti... era un chiasso, quello! Ma allo stesso modo, è l’autore dell’armonia. Divide con la varietà dei carismi, ma una divisione finta, perché la vera divisione si inserisce nell’armonia. Lui fa la divisione con i carismi e Lui fa l’armonia con tutta questa divisione, e questa è la ricchezza della Chiesa». Effettivamente il Papa valorizza un dettaglio che tante volte a noi sfugge: il giorno della Pentecoste, stando al racconto degli Atti degli Apostoli, l’azione dello Spirito si manifesta come una forza che mette a soqquadro l’ordine prestabilito, è un’azione che mette in crisi la quiete che a fatica gli apostoli avevano cercato di recuperare dopo gli eventi accaduti. In una parola: lo Spirito inizia la sua azione mettendo scompiglio: «Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro;(...) Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua» (At 2, 2.6). Troppe volte possiamo cadere nella trappola di pensare che la crisi generale che attraversa anche la Chiesa sia solo una brutta notizia. Alcune scelte, alcune decisioni, alcuni nuovi stili hanno portato anche nella Chiesa scompiglio, fragore, ma questa cosa invece di essere la prova che stiamo andando fuori strada è invece la testimonianza che stiamo entrando in un nuovo tempo di Pentecoste. Certe situazioni, infatti, ci costringono a guardarci con più verità e a dividerci, nel senso di “distinguerci”, cioè a scoprire ciò che è veramente nostro, ciò che riguarda un carisma specifico. Solo in questo modo lo Spirito può donarci un’armonia che è novità e non semplice recupero di disciplina e tranquillità. Alla Chiesa dobbiamo chiedere la forza della Pentecoste, non la sincronia di una parata di caserma. Per questo il Papa ci ha ripetuto in questi anni che la nostra azione deve “avviare processi”, e oserei dire, nella maniera dirompente della Pentecoste. D’altronde è stato proprio il Papa emerito Benedetto xvi che prima ancora di Francesco ha scardinato la quiete con la sua rinuncia. Quel gesto così umile è stato il fragore inaugurale di ciò che stiamo vivendo. Bisogna quindi che guardiamo con occhi nuovi questa stagione di vita ecclesiale che lungi dall’essere una fine, ne è solo un’inedita continuazione così come è sempre già accaduto.

di Luigi Maria Epicoco