· Città del Vaticano ·

In uscita, per le strade, incontro agli uomini

 In uscita,  per le strade, incontro  agli uomini  ODS-001
23 giugno 2022

Da nove anni Papa Francesco pratica e predica una Chiesa “in uscita”. Come dei cattolici, impegnati ogni giorno alla realizzazione di un quotidiano come L’Osservatore Romano, possono incarnare con il loro lavoro quest’appello incessante del Papa? Ce lo siamo chiesti in redazione per molto tempo e abbiamo cercato in molti modi di imprimere questo carattere al quotidiano realizzando in queste 12 pagine piccole e grandi “riforme”. Oggi questo giornale che avete tra le mani è un’altra, significativa, delle possibili risposte alla pro-vocazione del Papa. L’Osservatore di strada.
Un giornale che esce dalle stanze
della redazione per andare
lungo le strade, dove vive chi non ha un tetto né “dove posare il capo”, per incontrarlo e provare
a renderlo protagonista. In strada, fuori dalle case. Perché, come cantava circa 50 anni fa, Giorgio Gaber: «C’è solo la strada su cui puoi contare / La strada è l’unica salvezza», e invitava quindi ad uscire: «C’è solo la voglia
e il bisogno di uscire / Di esporsi nella strada e nella piazza».
E, cosa (solo apparentemente) singolare per un non credente,
di questa necessità di un movimento “in uscita” ne dava
una motivazione teologica: «Perché il giudizio universale / Non passa per le case / Le case dove noi ci nascondiamo / Bisogna ritornare nella strada / Nella strada
per conoscere chi siamo».

In effetti il “teologo” Gaber dice bene, doveva aver presente il testo del capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo che annuncia che quando Cristo giudicherà i vivi e i morti «dirà a quelli che stanno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi
fin dalla fondazione del mondo.
Perché io ho avuto fame e mi avete dato
da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato,
 nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”»,
tutte cose che è molto difficile realizzare restando chiusi in casa.

Uscire, in effetti, si è rivelato già in questo periodo di vita pre-natale de L’Osservatore di strada un’esperienza forte,
qualcosa di simile ad un’avventura sorprendente,
che ci ha messi alla prova come una sfida
che apre ad un futuro promettente.

Le ragioni e i contenuti di questo nuovo mensile sono ben spiegati dall’articolo a firma
di Piero Di Domenicantonio che ne è il principale artefice, ma il destino è ora nelle vostre mani, perché vale per un giornale come questo
quello che Joseph Conrad diceva di un libro,
e cioè che lo scrittore è autore solo di metà dell’opera, dell’altra metà l’autore è il lettore.
In questo caso l’opera non è un prodotto finito,
ma un invito, un appello, che si unisce a quello del Santo Padre, un appello che richiede
e merita una risposta attiva.
Di recente, citando San Paolo VI, il Papa
ha definito L’Osservatore Romano un giornale non solo “informativo” ma anche “formativo”.
La speranza e l’auspicio è che con questo nuovo mensile tutto il giornale diventi
anche “performativo”, realizzi cioè un effetto trasformante, che spinga all’azione, al compimento di quell’opera, umana e cristiana, di riscatto e redenzione, che è sempre più urgente compiere. (andrea monda)

di Andrea Monda