· Città del Vaticano ·

Le esequie alla presenza di Papa Francesco

Il cardinale Sodano
ha servito la Chiesa prodigandosi per la pace

 Il cardinale Sodano ha servito  QUO-123
31 maggio 2022

«Attendo ora con serenità l’ora in cui il Signore venga a chiamarmi a sé, al termine della mia vicenda terrena. Ancora una volta rinnovo il mio atto di fede, di speranza e di carità, come l’imparai fin da bambino sulle ginocchia di mia madre. Con quest’atteggiamento interiore guardo al Signore, sperando che un giorno mi accolga misericordioso fra le sue braccia. Con lo stesso sentimento guardo a Maria Santissima, invocata fin da giovane come “Porta del Paradiso”». Sono le parole del testamento spirituale del cardinale Angelo Sodano — segretario di Stato emerito e decano emerito del Collegio cardinalizio — morto venerdì 27 maggio all’età di 94 anni e mezzo. Le esequie sono state celebrate, nella mattina di martedì 31 maggio, all’altare della Cattedra della basilica di San Pietro, dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio. Alla celebrazione era presente Papa Francesco, che ha presieduto il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio. Accanto al Papa, monsignor Diego Ravelli, maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie. In basilica erano presenti 37 cardinali — il vice decano Leonardo Sandri e il segretario di Stato Pietro Parolin si sono accostati all’altare per la preghiera eucaristica — e 40 arcivescovi e vescovi. Inoltre, con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede erano gli arcivescovi Edgar Peña Parra e Paul Richard Gallagher, rispettivamente sostituto per gli Affari generali e segretario per i Rapporti con gli Stati — l’arcivescovo Jan Romeo Pawłowski, segretario per le Rappresentanze pontificie, era tra i concelebranti — e i monsignori Luigi Roberto Cona, assess0re, Mirosław Stanisław Wachowski, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, e Joseph Murphy, capo del Protocollo della Segreteria di Stato. Accanto ai familiari del cardinale Sodano erano le suore di Santa Marta, che lo hanno assistito negli anni, e numerose persone che, a vario titolo, con lui hanno collaborato. Prima della celebrazione, davanti alla chiesa di Santo Stefano degli abissini, Papa Benedetto xvi ha voluto raccogliersi in preghiera davanti al feretro. Al termine della messa il corpo del compianto porporato è stato portato ad Asti, sua terra di origine. Domani, mercoledì 1° giugno, alle 10.30, il vescovo della diocesi piemontese, monsignor Marco Prastaro, celebrerà la cerimonia di suffragio nella cattedrale, dove Sodano era stato ordinato sacerdote il 23 settembre 1950 e dove sarà sepolto, per sua volontà. Ecco il testo dell’omelia del cardinale decano.

«Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno» (Gv 11, 26).

Queste solenni parole, che sono risuonate poco fa nel Vangelo, proiettano il nostro pensiero verso la vita eterna, che Cristo con la sua morte e la sua risurrezione ha ottenuto in dono a quanti hanno creduto e sperato in lui.

La morte, infatti, per un cristiano, non è soltanto un fatto naturale da accettare con realismo e dignità. La morte è la porta che ci apre la strada che conduce all’incontro più alto, all’incontro personale con Dio. Abbiamo un destino di eternità.

Questa certezza ha illuminato l’intera esistenza del cardinale Angelo Sodano, che il Signore ha chiamato a sé dal letto di un ospedale dove era ricoverato da tre settimane.

Quattro anni fa, giunto al traguardo dei novant’anni, il cardinale Sodano scrisse nel suo testamento spirituale: «Attendo ora con serenità l’ora in cui il Signore venga a chiamarmi a sé, al termine della mia vicenda terrena. Ancora una volta rinnovo il mio atto di fede, di speranza e di carità, come l’imparai fin da bambino sulle ginocchia di mia madre. Con quest’atteggiamento interiore guardo al Signore, sperando che un giorno mi accolga misericordioso fra le sue braccia. Con lo stesso sentimento guardo a Maria Santissima, invocata fin da giovane come “Porta del Paradiso”».

Il cardinale Sodano aveva 94 anni e mezzo di età, dei quali 71 di sacerdozio e 60 di servizio alla Santa Sede.

Ordinato sacerdote il 23 settembre 1950, dopo essersi laureato in Teologia presso la Pontificia università Gregoriana, dedicò i primi anni di ministero all’insegnamento della Teologia dommatica nel seminario della sua diocesi, Asti, e all’apostolato fra la gioventù studentesca come Assistente della Fuci e del Movimento laureati cattolici.

Nel 1961 entrò nel servizio della Santa Sede e i suoi primi passi furono in America latina nelle nunziature apostoliche di Ecuador e poi di Uruguay e Cile. Fu un’esperienza per lui interessante, ma impegnativa anche perché erano gli anni del concilio Vaticano ii e del primo periodo del post-concilio.

Nel 1968 fu chiamato a Roma per prestare servizio presso l’allora Consiglio per gli Affari pubblici della Chiesa e, sotto la guida di Sua Eccellenza monsignor Agostino Casaroli, si dedicò ai rapporti della Sede apostolica con l’Europa dell’Est ed ebbe occasione di visitare la Romania, l’Ungheria e la Germania dell’Est. L’Europa era allora divisa in due blocchi.

Nel novembre 1977 Papa Paolo vi lo nominò nunzio apostolico in Cile con dignità di arcivescovo. Il Paese non gli era sconosciuto, ma la situazione che trovò era diversa da quando vi era stato come segretario della nunziatura apostolica, perché era un momento “caldo” per il contenzioso esistente fra Cile ed Argentina per quanto riguarda il territorio del Beagle. Uno dei suoi primi compiti fu quello di cooperare all’iniziativa di mediazione che il Papa Giovanni Paolo ii aveva affidato al cardinale Antonio Samoré, col quale monsignor Sodano collaborò con grande impegno. Erano anni difficili per il Cile anche a motivo della dittatura del generale Pinochet.

Nel maggio del 1988 Papa Giovanni Paolo ii lo richiamò dal Cile a Roma, nominandolo segretario per i Rapporti con gli Stati; due anni dopo lo nominò pro segretario di Stato e, a breve distanza, cardinale e segretario di Stato, incarico che continuò a ricoprire anche con Papa Benedetto xvi per un anno e mezzo.

Nei quasi 16 anni in cui fu il primo collaboratore del Papa si prodigò con competenza e dedizione a favore della pace. Non mancarono momenti di particolare impegno per la complessità delle situazioni geopolitiche: basti pensare alla fine della guerra fredda, al conflitto del Golfo Persico, alla guerra in Iraq, ai conflitti dei Balcani, al tragico 11 settembre del 2001 a New York e alla successiva crescita del terrorismo nel mondo.

Molti di noi hanno potuto apprezzare da vicino l’alto senso del dovere del cardinale Sodano, le sue doti di intelletto e di cuore, la sua sensibilità per le finalità pastorali dell’azione della Chiesa nel mondo, la sua saggezza nel valutare avvenimenti e situazioni e la sua disponibilità ad aiutare, cercando in ogni caso adeguate soluzioni.

Nei lunghi anni di servizio alla Santa Sede, il cardinale Sodano ha fermamente creduto in Cristo e l’ha seguito fedelmente, servendolo con amore e dedizione alla Chiesa e al suo vicario.

Il tema dell’amore per la Chiesa gli era familiare e più volte nelle sue omelie o nei suoi interventi citò il libro del cardinal Ballestrero Questa Chiesa da amare (ed. Piemme 1992), sottolineando che non basta credere nel mistero della Chiesa, ma è necessario amarla non in modo astratto ma operando nelle sue istituzioni, condividendo i problemi quotidiani di una Chiesa che insegna, di una Chiesa che santifica e di una Chiesa che guida nella carità.

Terminato il suo ufficio di segretario di Stato il 15 settembre 2006, il cardinale Angelo Sodano ha continuato ad offrire il suo significativo apporto all’attività della Santa Sede nel suo compito di decano del Collegio cardinalizio fino alla fine del 2019, quando, col declinare delle forze, rinunciò a questo incarico, dedicandosi sempre più alla preghiera.

Ora la sua anima è nella luce di Dio. La prima lettura ci ha ricordato che «le anime dei giusti sono nelle mani di Dio»... sono in una pace senza turbamenti. La loro speranza non è stata delusa: è «piena di immortalità» (Sap 3, 1-2).

Noi tutti ora affidiamo la sua anima a Dio e invochiamo per il caro defunto la misericordia divina. Facciamo nostra la preghiera che il coro canterà, dopo la benedizione della salma impartita dal Santo Padre: «In paradisum deducant te Angeli, in tuo adventu suscipiant te martyres et perducant te in sanctam civitatem Jerusalem».

di Giovanni Battista Re