Kiev, 28. Condanna della guerra in quanto violazione del comandamento di Dio «Non uccidere», appello alle autorità dell’Ucraina e della Federazione Russa affinché proseguano il processo negoziale per «fermare lo spargimento di sangue», disaccordo con la posizione del patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kirill, sul conflitto in Ucraina: è il contenuto dei primi tre punti del comunicato con il quale la Chiesa ortodossa ucraina (Ukrayinska Pravoslavna Tserkva) legata al Patriarcato di Mosca, guidata dal metropolita Onufriy, al termine di una riunione del proprio Consiglio afferma la sua «piena indipendenza e autonomia» e apre al dialogo con la Chiesa ortodossa d’Ucraina (Pravoslavna Cerkva Ukraïny) fondata nel dicembre 2018 sotto l’egida del Patriarcato di Costantinopoli che ne ha riconosciuto l’autocefalia. Nella nota il Consiglio — sottolineando il suo «profondo rammarico per la mancanza di unità nell’ortodossia ucraina» e considerando lo scisma come una «ferita dolorosa sul corpo ecclesiale» — non perde la speranza di riprendere il dialogo. E, affinché esso abbia luogo, pone alcune condizioni alla Chiesa guidata dal metropolita Epifanij, legate soprattutto alla necessità di «ripristinare la successione apostolica dei suoi vescovi» in modo da «riconoscere la canonicità» della sua gerarchia. Ma il pensiero della Chiesa ortodossa ucraina va soprattutto ai suoi fedeli che, «a seguito dell’aggressione militare della Federazione Russa contro l’Ucraina», si trovano dispersi in patria e all’estero: essi, si legge, non possono essere lasciati «senza cure spirituali»; la Chiesa «deve essere loro accanto nelle prove e organizzare comunità ecclesiali nella diaspora». Il comunicato si conclude con «la speranza per la fine della guerra e la riconciliazione dei nemici».
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28 maggio 2022
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