· Città del Vaticano ·

Ai partecipanti a un convegno internazionale sulla tutela della biodiversità

Per una educazione inclusiva
fondata
sull’ecologia integrale

 Per una educazione inclusiva fondata sull’ecologia integrale  QUO-116
21 maggio 2022

Per costruire una «cultura della cura» occorre dar vita a una «educazione inclusiva» fondata «sui pilastri dell’ecologia integrale». Lo ha sottolineato Papa Francesco ricevendo stamane, 21 maggio, nella Sala Clementina, i partecipanti al convegno internazionale sul tema «Nature in Mind. Una nuova cultura della natura per la tutela della biodiversità». L’incontro, organizzato dall’Arma dei Carabinieri, si è svolto a Roma giovedì 19 e venerdì 20. Di seguito il discorso pronunciato dal Pontefice.

Cari amici!

Do il benvenuto a voi, partecipanti al Convegno Internazionale “Nature in Mind. Una nuova cultura della natura per la tutela della biodiversità”, organizzato dal competente Comando dell’Arma dei Carabinieri. Ringrazio il Comandante Generale per le sue cortesi parole ed esprimo la mia riconoscenza per questa iniziativa, che dimostra la volontà di collaborare per proteggere insieme la nostra casa comune. Il vostro impegno contribuisce a rafforzare il dialogo urgente, il dialogo responsabile sul futuro del pianeta, «perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti» (Enc. Laudato si’, 14).

Il titolo del Convegno “La natura in mente” fa pensare all’itinerario di San Buonaventura da Bagnoregio, il quale in più occasioni invita a scoprire il Trascendente anche attraverso la contemplazione della bellezza della natura. È un viaggio formativo per la mente e per l’anima. Quando guardiamo con stupore il cielo e le stelle o le acque cristalline di un ruscello, per analogia contempliamo l’autore di tanta della bellezza (cfr. Sap 13, 3). Essa è stata data in dono al genere umano, che è chiamato a coltivarla e custodirla (cfr. Gen 2, 15). Nelle Sacre Scritture il bello e il buono sono inscindibili.

Come Dio ha posto a disposizione degli uomini il suo creato, così essi trovano la loro piena realizzazione superando l’egoismo e gustando una “bellezza condivisa”. Questo legame dinamico tra Creatore, creatura umana ed altre creature è un’alleanza che non può essere rotta senza danni irrimediabili. Non dobbiamo illuderci «di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un’altra creata da noi» (Laudato si’, 34). Il mito di Prometeo, adatto forse ad altre epoche, non lo è più per la nostra. Non di un eroismo titanico abbiamo bisogno, ma di una mite e paziente fratellanza tra di noi e con il creato. La vita e la storia dimostrano, infatti, che non possiamo essere noi stessi senza l’altro e senza gli altri. In un mondo nel quale «tutto è intimamente relazionato» (ibid., 137), occorre individuare nuovi paradigmi pedagogici da promuovere nei processi educativi, finalizzandoli al dialogo tra i saperi e contribuendo a far crescere la cultura della cura. E la cultura della cura è una cultura dell’armonia, è conservare l’armonia, e non una cultura dei dettagli che rompe l’armonia.

Tale cultura, infatti, è strettamente legata a un’educazione inclusiva che poggia sui pilastri dell’ecologia integrale. Di fronte alla ricchezza e complessità del mondo naturale, ogni progetto educativo offre una prospettiva di comprensione volta a sottolineare le interrelazioni tra l’uomo e l’ambiente. Al fine di promuovere uno sviluppo davvero sostenibile, è necessario aprirsi con creatività a itinerari nuovi, più integrati, condivisi, collegati direttamente con le persone e i loro contesti. In questo modo tutti si sentono coinvolti nel contribuire al patto educativo, che tende a formare persone mature, capaci di superare frammentazioni e contrapposizioni. Ogni misura sarà inefficace se non coadiuvata e sostenuta da un processo educativo che favorisca la cura e la protezione della nostra casa comune.

Attraverso i nostri talenti siamo tutti chiamati a costruire il “villaggio globale della cura”, a formare una rete di relazioni umane che respingano ogni forma di discriminazione, violenza e prevaricazione. In questo nostro “villaggio”, l’educazione si fa portatrice di fraternità e generatrice di pace fra i popoli nonché di dialogo tra le religioni.

Cari Carabinieri, cari amici, vi rinnovo il mio apprezzamento per il vostro impegno quotidiano e vi esorto a proseguirlo con coraggio. Benedico tutti voi e i vostri familiari. Vi auguro un buon lavoro; e vi chiedo per favore di pregare per me. Grazie.