
10 maggio 2022
Walter Benjamin, filosofo che vedeva attraverso le paratie dei luoghi comuni travestiti da pensiero, battezzò Napoli, nel 1924, «città porosa», per spiegare la sua capacità — inesplicabile — di generare cose nuove dalle vecchie, adattandosi alla necessità senza soccombere. Lui che descriveva la Storia come il tempo in cui, a ogni istante, «Il Messia poteva bussare alla porta» restò affascinato da una città senza salvezza ma che trovava mille strade, sempre nuove, per andarsela a cercare. Al limite inventandosela. Talvolta trovandola.
Nel suo viaggio per il «teatro della carità» napoletano, vide — e descrisse — una spugna intrisa di sapienza popolare, adattamento, visione collettiva, volontà di sopravvivere, dove i contrari continuamente si ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati

Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati