· Città del Vaticano ·

Sempre più green
L’impegno del Vaticano per un futuro energetico sostenibile

Un modello virtuoso

Thermo Volt in Vatican City, October 2008
29 aprile 2022

Ha radici lunghe e forti l’impegno dello Stato della Città del Vaticano in favore delle energie rinnovabili e di un futuro sostenibile. Radici che partono dalla salvaguardia del Creato — ben esplicitata nell’Enciclica di Papa Francesco Laudato si’ sulla cura della casa comune — e che si concretizzano in numerosi momenti salienti soprattutto della storia più recente. È infatti il novembre 2008 quando, sul tetto dell’Aula Paolo vi, vengono allestiti dei pannelli solari.

Un’opera imponente, composta da 2.400 moduli fotovoltaici con un duplice funzione: proteggere l’edificio e convertire l’energia solare in elettricità. Ogni modulo ha una potenza media di 90 watt, con una produzione annua di 300 megawattora che permette, nell’arco di 12 mesi, di evitare le emissioni di 225.000 kg di anidride carbonica nell’ambiente, con un risparmio di circa ottanta tonnellate equivalenti di petrolio. Successivamente, diverse tipologie di pannelli solari vengono installati anche nella sede residenziale della Specola Vaticana a Tucson, in Arizona.

Il cammino verso le energie sostenibili prosegue, poi, nel 2009 con l’entrata in funzione di un impianto «a raffreddamento solare» presso il Centro industriale vaticano, necessario alla conversione dell’energia solare in energia termica e frigorifera, utilizzate per la climatizzazione della mensa di servizio nel periodo estivo, mentre nel 2010 è la volta di nuova centrale di teleriscaldamento con unità di generazione ad alto rendimento.

E ancora, negli anni successivi, si annoverano i nuovi sistemi di illuminazione della Cappella Sistina, di piazza San Pietro e del colonnato del Bernini che hanno permesso di ridurre rispettivamente del 60 e dell’80 per cento i costi energetici. Definita anche l’adozione di sistemi domotici, per spegnere automaticamente l’illuminazione al termine della giornata lavorativa.

Senza dimenticare i Giardini Vaticani, vero e proprio “polmone” dello Stato e, in parte, anche di Roma. Esemplare, in questo senso, è il progetto «Giardini Bio» che, in soli tre anni, ha portato all’eliminazione dell’uso di pesticidi di origine chimica, lasciando spazio a prodotti di origine naturale. Fondamentale è stato anche il processo di riforestazione del territorio, con la piantumazione di oltre 250 nuovi alberi ad alto fusto e la sostituzione di circa 2.300 siepi. Tra le altre misure ecologiche più significative, ci sono anche l’adozione di circuiti chiusi per le acque delle fontane e per la rete antincendio; l’allestimento di vasche di prima pioggia per usi irrigui; l’installazione, nel 2018, di una rete di ricarica per i veicoli elettrici e ibridi e l’uso di gasolio Diesel+, in parte green rinnovabile, per i servizi di autotrazione.

Spazio, poi, all’ampia pagina del riciclo dei rifiuti, che sono da intendere come una risorsa e non più come uno scarto. Eliminata la vendita di prodotti in plastica monouso e riqualificato il Centro di raccolta dello Stato, è migliorata di molto anche la differenziazione dei rifiuti speciali che ha raggiunto la percentuale del 99 per cento. Oltre alla carta e al cartone, si recuperano e si riciclano gli oli esausti di origine vegetale, i quali vengono reimpiegati per la produzione di biodiesel. Centrale, inoltre, il posizionamento, all’interno del territorio, di raccoglitori/compattatori per le bottiglie in Pet, così da recuperare integralmente tutto il materiale riciclabile.

Le buone pratiche ecologiche hanno raggiunto anche le Ville Pontificie: nell’ottica di un’ecologia integrale che mette insieme ambiente, economia e società, è stato ammodernato il sistema degli impianti di irrigazione, affinché siano più localizzati e temporizzati, e sono stati introdotti carburanti ecologici per i macchinari, in modo da tutelare non solo l’atmosfera dalle emissioni di gas nocivi, ma anche la salute dei lavoratori e del bestiame.

Focus, poi, sui prodotti a “km zero”, così da ridurre le fasi di trasporto tra produzione e trasformazione/confezionamento. Ad esempio, il latte appena munto viene trasferito direttamente al caseificio delle Ville; il miele viene prodotto direttamente nel laboratorio interno e l’olio viene realizzato con olive che arrivano immediatamente al frantoio locale.

Si è scelto, inoltre, di applicare i criteri della “agricoltura convenzionale”: si utilizzano cioè i fertilizzanti naturali derivanti dall’allevamento bovino e si coltivano direttamente i foraggi necessari per l’alimentazione del bestiame allevato. Una porzione di terreno viene riservata anche alla coltivazione degli ortaggi di stagione. Da ricordare che, per quanto riguarda le verdure, da diversi anni sono state piantate, fra le colture, ampie aiuole di lavande, salvie, verbaschi e piante da fiore lasciate libere che hanno attirato una quantità elevatissima di insetti da polline, i quali hanno cominciato a nutrirsi dei parassiti. Ciò fa sì che le piante non abbiano più bisogno di trattamenti chimici in quantità.

Infine, anche il corpo della Guardia Svizzera Pontificia, “l’esercito del Papa”, darà il suo contributo all’eco-sostenibilità: in questi mesi, infatti, si sta lavorando alla realizzazione di una nuova caserma, in sostituzione di quella attuale ormai usurata e troppo piccola per accogliere le Guardie e i loro familiari. Per questo, è stata istituita un’apposita Fondazione, al fine di trovare le risorse necessarie alla concretizzazione del progetto, curato dallo studio di architettura Durisch+Nolli. Al centro dei lavori, c’è il rispetto dell’ambiente, con il riciclo del materiale di demolizione che verrà trasformato in calcestruzzo. La nuova struttura avrà, così, una certificazione ecologica, all’insegna della sobrietà e della semplicità, in accordo con i principî della Laudato si’ e con l’obiettivo, sempre più concreto per tutto lo Stato, di raggiungere il traguardo delle “emissioni zero” entro il 2050.

di Isabella Piro