
16 aprile 2022
Dostoevskij non è un autore facile. Non possiede la capacità narrativa o la forza epica di Tolstoj, né sa calcolare i silenzi o anatomizzare gli sguardi dei personaggi al pari di Cechov. La sua è un’opera che sfugge ad ogni teorizzazione. In Fëdor Dostoevskij nostro fratello (Milano, Edizioni Ares, 2021, pagine 144, euro 14), Armando Torno indaga le ragioni che sottendono la magia delle pagine dello scrittore russo il quale, scrive, «potrebbe essere accolto tra gli eterni soltanto per una riga lasciata in uno dei suoi libri o semplicemente affidata a una lettera». E poi si chiede: «Che cosa ha di magico la sua scrittura, sovente non curata, il più delle volte vergata in fretta per il disperato bisogno di denaro?». A questa intrigante domanda l’autore risponde sviluppando un ...
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