· Città del Vaticano ·

Il 2 e il 3 aprile il viaggio del Papa a Malta

Guardando Europa, Africa
e Medio oriente
dal “santuario” dei disperati del Mediterraneo

A man walks near a billboard promoting Pope Francis' upcoming visit to Malta, in Floriana, Malta ...
01 aprile 2022

I nomi con i quali nel Mediterraneo vengono chiamati i venti si spiegano solo ponendo al centro della loro “rosa” proprio Malta: libeccio perché a sud-est c’è la Libia; scirocco dalla Siria a sud-ovest; grecale dalla Grecia a nord-est. E da nord domani arriva a Malta “la barca di Pietro” che “salpa” da Roma (magistra): essendo la via “maestra” quella che collega con Roma, il vento proveniente da nord-ovest ha preso il nome di maestrale.

Una simpatica curiosità da quiz televisivo? No, molto di più. C’è tutto il senso dell’importanza di Malta nella vicenda storica e nelle prospettive del Mediterraneo — dell’Europa e del Medio oriente, del mondo intero dunque — che mette al riparo dalla superficiale tentazione di derubricare il viaggio nella categoria “minore”.

Sì, è centrale nella prospettiva della ricostruzione della pace questa lacrima di roccia — strategicamente tesa tra Africa, Lampedusa e Sicilia — “crocevia” nelle rotte dei disperati, “santuario” nel mezzo di quel grande cimitero che è divenuto il grande Mare nostrum (sempre meno nostrum).

Malta è Europa. E da questa piccola roccia Pietro (la Roccia) potrà avere una vasta prospettiva di osservazione e di preghiera proprio sull’Europa che oggi, nel suo centro, è insanguinata dalla pazzia della guerra. Tra morti, devastazioni e immane tragedia dei profughi (esperienza che a Malta conoscono molto bene). Ma anche sull’Africa che è proprio lì, a un braccio di mare. Come il Medio oriente, con le sue guerre dimenticate.

Nomen omen dice l’antica saggezza e Malta (“Malet” a essere precisi) significa — fin da che la storia abbia memoria — “rifugio” sicuro, accogliente, ospitale. Ed è sempre stato così, in questa terra che è stata fenicia, cartaginese, romana, araba e poi colonia francese e caposaldo britannico, fino alla giovane indipendenza.

San Paolo, com’è noto, lo ha messo per scritto e gli Atti degli apostoli riportano la cronaca giornalistica del suo naufragio, nell’inverno dell’anno 60, mentre prigioniero viaggiava verso Roma, e dell’accoglienza straordinariamente ospitale dei maltesi. Il motto stesso del viaggio apostolico di Francesco richiama questo fatto storico: «Ci trattarono con rara umanità» (Atti degli apostoli 28, 2).

Papa Francesco lo ha ricordato mercoledì scorso, durante l’udienza generale, rivolgendosi direttamente anche ai maltesi e dando loro appuntamento per le celebrazioni di sabato e di domenica. E delle parole del Pontefice ha colpito il tono di voce con cui le ha pronunciate: sì, ha come scandito — ritmato, persino — quelle parole degli Atti scelte, con felice intuizione, come motto del suo pellegrinaggio a Malta. «Ci trattarono rara umanità», appunto, un auspicio che vale per ogni tempo, ogni latitudine e ogni popolo.

Di più: mercoledì ad ascoltare, in Aula Paolo vi , le parole del Papa sul viaggio a Malta c’erano alcuni gruppi di profughi ucraini, accolti in Italia. Tra loro molti bambini. E non pochi rimasti orfani. Quell’esperienza di accoglienza — anzi, di ospitalità — vissuta da Paolo oggi non perde davvero un grammo di attualità.

Perché sabato e domenica il Papa non è “solo” a Malta. Perché sabato e domenica il Papa non “parla” solo ai maltesi. Non celebra “solo” per loro e con loro. Non abbraccia, non incoraggia, non benedice “solo” loro. E sì, perché un viaggio del successore di Pietro è sempre, inseparabilmente in un intreccio di servizio e missione apostolica, particolare e universale.

«Sabato e domenica prossimi mi recherò a Malta» ha detto Francesco durante l’udienza. «In quella terra luminosa sarò pellegrino sulle orme dell’apostolo Paolo, che lì fu accolto con grande umanità dopo aver fatto naufragio in mare mentre era diretto a Roma. Questo viaggio apostolico sarà così l’occasione per andare alle sorgenti dell’annuncio del Vangelo, per conoscere di persona una comunità cristiana dalla storia millenaria e vivace, per incontrare gli abitanti di un Paese che si trova al centro del Mediterraneo e nel sud del continente europeo, oggi ancora più impegnato nell’accoglienza di tanti fratelli e sorelle in cerca di rifugio».

Il Papa ha anche ringraziato «quanti si sono impegnati per preparare questa visita» e ha chiesto «a ciascuno» di accompagnarlo «con la preghiera».

Malta sarà il 56° Paese visitato da Francesco nei suoi 36 viaggi apostolici internazionali. E sarà il terzo Pontefice a mettervi piede. Giovanni Paolo ii visitò l’isola nel 1990 (25-27 maggio) e nel 2001 (8-9 maggio), terza tappa del pellegrinaggio giubilare sulle orme di san Paolo che lo aveva portato in Grecia e in Siria, con le beatificazioni di don Giorgio Preca, Ignazio Falzon e Maria Adeodata Pisani.

In realtà nel 1990 Papa Wojtyła passò per Malta due volte, considerando anche lo scalo tecnico all’aeroporto di Luqa sabato 1° settembre, nel suo viaggio verso Tanzania, Burundi, Rwanda e Costa d’Avorio. Insomma, sulla rotta, al contrario, dei disperati di oggi.

Benedetto xvi andò a Malta nel 2010 (8-9 aprile), a 1950 dal naufragio di san Paolo, sempre con l’obiettivo evangelizzante petrino di gettare ponti di comprensione tra culture e religioni diverse, riproponendo la strada dell’amicizia a tutti i popoli europei, in particolare a quelli che per la loro posizione geografica giocano un ruolo chiave nel dialogo politico e sociale con il Medio oriente e con l’Africa.

di Giampaolo Mattei