· Città del Vaticano ·

Per i presunti illeciti compiuti con i fondi della Segreteria di Stato

Decima udienza
del processo in Vaticano

 Decima udienza del processo in Vaticano   QUO-064
18 marzo 2022

«Ho sempre agito per il bene della Sede Apostolica e della Chiesa tutta». Seduto in uno dei banconi dell’Aula polifunzionale dei Musei Vaticani, dove ieri si è svolta la decima udienza del processo in Vaticano per i presunti illeciti compiuti coi fondi della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu si è sottoposto all’interrogatorio del presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone. Si è quindi difeso dalle accuse di peculato per la “vicenda Sardegna”, ovvero il caso dei tre bonifici inviati, tra il 2013 e il 2018, alla Diocesi di Ozieri a favore di un conto solo formalmente intestato alla Diocesi, secondo i Promotori di Giustizia, e invece nella piena disponibilità della cooperativa Spes, guidata dal fratello Tonino. Nelle dichiarazioni spontanee il cardinale ha ribadito «a testa alta» la sua innocenza, denunciando il «massacro mediatico» subito per mezzo di «una campagna violenta e volgare». «Accuse grottesche e mostruose», ha detto, ribadendo la fiducia nel «giudizio imparziale» del Tribunale vaticano.

A causa di incombenze e all’assenza di diversi membri dell’Ufficio, contagiati dal Covid, il Promotore di Giustizia aggiunto, Alessandro Diddi, non è stato in grado di procedere all’interrogatorio. Ha invece posto «tre domande» Pignatone, anzitutto chiedendo conto al porporato del segreto pontificio opposto sulla vicenda di Cecilia Marogna. «Ritiene di poter rispondere?». Becciu ha confermato l’opposizione dicendosi però «disposto ad accettare quanto verrà disposto dalla autorità».

Pignatone ha poi elencato i «contributi» versati alla Chiesa di Ozieri: nel 2013 un bonifico di 100mila euro, provenienti da un conto personale; nel 2015, 25mila euro; nel 2018, altri 100mila euro. Le ultime due somme, per l’accusa, sono state distratte dai fondi della Segreteria di Stato, «in disprezzo» del Diritto canonico e di istruzioni amministrative specifiche, per essere trasmesse alla cooperativa del fratello.

Becciu ha anzitutto spiegato che il primo bonifico era un prestito per un progetto che «doveva dare occupazione a persone socialmente svantaggiate». Metà è stata restituita, l’altra metà donata dal porporato. Gli altri 125 mila euro erano invece soldi destinati a due iniziative di carità: 25mila, richiesti dall’allora amministratore apostolico Sebastiano Sanguinetti, per un macchinario che avrebbe permesso le attività di un panificio; i 100mila, invece, per una Cittadella della Carità per l’accoglienza di profughi e anziani, di cui gli parlò il nuovo vescovo di Ozieri, Corrado Melis. Oltre un milione il preventivo dell’iniziativa. Il vescovo cercava fondi e Becciu versò il denaro, visto che dalla Segreteria di Stato «ogni anno veniva distribuiti a vari enti un quantitativo di sussidi in Italia e all’estero». Quei soldi sono ancora fermi sul conto perché, ha spiegato Becciu, dalla Diocesi «attendono di avere la somma completa». Il cardinale sarà risentito in aula il 6 aprile. Intanto il Tribunale ha fissato altre sette udienze fino a maggio.

di Salvatore Cernuzio