· Città del Vaticano ·

Bailamme

Visioni e previsioni

04 febbraio 2022

Il 2 febbraio il cielo in Italia è stato prevalentemente sereno, l’aria mite e le temperature decisamente alte per la stagione. Stando così le cose, possiamo dire che ci stiamo lasciando l’inverno alle spalle. Ce lo suggerisce un noto proverbio che più o meno suona così: “Se c’è sole a Candelora, dell’inverno semo fòra, ma se piove o tira vento, de l’inverno semo dentro”. Al di là del simpatico detto, un po’ mi dispiace, perché per me l’inverno conserva un fascino intenso e particolare. Saremmo dunque fuori dall’inverno, già all’inizio di febbraio?

Ho la sensazione che dietro ci sia la tentazione di poter anticipare gli eventi, bruciare le tappe naturali. E quanto spesso lo facciamo; siamo attenti alle previsioni meteo, leggiamo gli oroscopi, prevediamo il futuro. In un certo senso vorremmo trasgredire l’idea del tempo. E infatti, etimologicamente “trasgredire” significare andare oltre. Oggi pensiamo che sia sinonimo di violare una norma, una legge, un ordine qualsiasi. Anche se spesso si tratta più che altro di esibizione della trasgressione, puramente estetica e quindi effimera. Ma questa mi pare una pura vanità, che tradisce invece la nostra profonda incertezza.

Perché la verità è che siamo insicuri su tutto, procediamo per tentativi, facciamo del nostro meglio per stare a tempo. Anche per questo l’uomo prega. Perché, come scrive C. S. Lewis: «Quasi tutte le cose che gli uomini chiedono nella preghiera sono imprevedibili: il risultato di una battaglia o di un’operazione, la perdita o l’ottenimento di un lavoro, un amore corrisposto. Non preghiamo certo per le eclissi».

Per i cristiani però, il 2 febbraio si ricorda anche la presentazione di Gesù presso il Tempio di Gerusalemme. Un gesto rituale che facevano i genitori del popolo ebraico per ogni primogenito. Così hanno fatto Maria e Giuseppe per presentare il bambino Gesù al Signore. Ma stavolta accade qualcosa.

Me la immagino la scena: arriva all’improvviso uno sconosciuto, un vecchio, prende il piccolo in braccio e loda il Signore perché finalmente, prima di morire, ha visto la salvezza preparata per tutti i popoli. In questa scena del vecchio con in braccio il bambino di fatto si realizza la profezia, tanto cara a Papa Francesco, di Gioele per cui gli «anziani faranno sogni, i giovani avranno visioni». Il vecchio Simeone non ha bisogno di indovinare gli eventi, quale che sia il futuro (che rimane imperscrutabile); perché nelle braccia, riposta in un bambino che vede per la prima volta, stringe una certezza.

Allora, che sia bel tempo oppure no, che la stagione stia cambiando o meno, poco importa. Anche nel giorno della Candelora siamo raccolti nella nostra dimensione così fragile e tuttavia preziosa. Mi vengono in mente i versi di un grande poeta, Beppe Salvia: «Io amo la mia casa perché è bella / e silenziosa e forte. Sembra d’aver / qui nella casa un’altra casa, d’ombra, / e nella vita un’altra vita, eterna».

di Nicola Bultrini