· Città del Vaticano ·

Il racconto

Quell’Ave Maria e le candele

 Quell’Ave Maria e le candele  QUO-026
02 febbraio 2022

Un’Ave Maria per la persona che, proprio mentre Papa Francesco recitava la preghiera a san Giuseppe — a lui particolarmente cara da quarant’anni — ha iniziato a gridare nel mezzo dell’Aula Paolo vi .

«Abbiamo sentito, alcuni minuti fa, una persona che gridava, gridava, che aveva qualche problema, non so se fisico, psichico, spirituale: ma è un fratello nostro in problema» ha detto il Papa a conclusione della catechesi.

«Io vorrei finire pregando per lui, il nostro fratello che soffre, poveretto: se gridava è perché soffre, ha qualche bisogno. Non dobbiamo essere sordi al bisogno di questo fratello. Preghiamo insieme la Madonna per lui» ha aggiunto Francesco, chiedendo, appunto, di recitare insieme l’Ave Maria .

Lo stile di attenzione del Papa ha dato ancor più forza alle parole della preghiera a san Giuseppe, «il cui potere sa rendere possibili le cose impossibili», soprattutto nei «momenti di angoscia e difficoltà», perché «le situazioni tanto gravi e difficili (...) abbiano una felice soluzione».

Alle parole di tenerezza del Pontefice — una catechesi “spontanea” e “improvvisata” — stamani all’udienza generale si è aggiunto un gesto semplice ma di grande impatto: a ogni persona è stata consegnata, agli ingressi dell’Aula Paolo vi , una candela, con un’immaginetta, nel giorno della “candelora”, la festa della Presentazione del Signore.

L’iniziativa è stata realizzata dalla Fondazione “Sapientia mundi” impegnata a tutto campo nella «umanizzazione delle istituzioni sanitarie pubbliche e private» e che ha appena «concluso i lavori dell’Osservatorio internazionale permanente per l’inclusione sociale sul tema: “Umanizzare la sanità a modello di Cristo luce di carità”», spiega il presidente Giuseppe Anelli.

Riprendendo e rilanciando la testimonianza di Papa Francesco, «che esorta all’umana fratellanza per favorire l’elevazione morale e materiale, per lenire il disagio di quanti versano in difficili condizioni socio-sanitarie, la Fondazione ha programmato la propria partecipazione a progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza che pongano al primo posto giuste norme procedurali per la verifica della umanizzazione, principalmente in campo sanitario, ma non solo, accompagnate da una seria formazione che miri al benessere psico-fisico» di pazienti e operatori.

Il Papa ha, inoltre, incoraggiato i partecipanti alla settima Settimana di studio per formatori di seminari promossa dal centro di formazione sacerdotale della Pontificia Università della Santa Croce tra il 31 gennaio e il 4 febbraio.

«”Se il Figlio vi farà liberi sarete liberi davvero” - La formazione nella e per la libertà nel cammino sacerdotale» è il tema. Presenti circa settanta tra rettori, direttori spirituali e formatori di seminari.

E un particolare incoraggiamento il Pontefice ha rivolto al coro “Tau”. Espressione della spiritualità delle suore Francescane missionarie volontarie dei poveri, è nato quattro anni fa nella parrocchia di Sant’Anna a Morena (Roma) per aiutare la gente «a vivere meglio la celebrazione eucaristica e per ridare vita, attraverso il canto, a chi l’ha perduta». Il coro conta oggi circa 50 elementi, ciascuno con una storia da condividere: ci sono mamme con i loro figli, bambini e anziani, e persone rifugiate (in particolare dalla Siria) che nel coro hanno trovato una famiglia.

«Il “Tau” è una sorta di “ospedale da campo” — spiegano le responsabili — nel quale tante persone si stanno riavvicinando alla fede dopo anni di “smarrimento”». L’entusiasmo e il sentirsi comunità rende questo particolare coro una vera esperienza di vita che, sebbene assai lontana dal “professionismo”, è uno strumento di inclusione e di testimonianza cristiana.

L’associazione “Amici di Spello” ha presentato al Pontefice il progetto di educazione stradale e le iniziative solidali per le scuole e le famiglie in difficoltà, soprattutto per la pandemia.

Significativamente gli studenti del primo anno della scuola militare Teuliè di Milano hanno preso parte all’udienza generale: il cappellano, don Giovanni Mizzi, ha presentato al Papa il crocifisso che sarà ora collocato nella chiesa della struttura.

Accanto a loro, anche il gruppo degli allievi ufficiali del comando per la formazione e scuola di applicazione dell’Esercito italiano che ha sede a Torino.

A conclusione dell’udienza, con particolare affetto Francesco ha personalmente salutato le persone ammalate e con disabilità, gli anziani e le famiglie con bambini piccoli. E i religiosi e le religiose nella Giornata mondiale della vita consacrata.

di Giampaolo Mattei