· Città del Vaticano ·

All’Angelus l’annuncio del Papa

Il 26 gennaio una giornata di preghiera per la pace in Ucraina

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24 gennaio 2022

Preoccupato dalle «tensioni attuali» in Ucraina che «mettono in discussione la sicurezza nel continente europeo», Papa Francesco ha annunciato per mercoledì prossimo, 26 gennaio, «una giornata di preghiera per la pace» nel Paese. Lo ha reso noto al termine dell’Angelus recitato dalla finestra dello studio privato del Palazzo apostolico vaticano con i fedeli presenti in piazza San Pietro a mezzogiorno del 23. Prima della preghiera mariana il Pontefice aveva commentato le letture della terza domenica del Tempo ordinario, esortando a leggere nel corso dell’anno «tutto quanto, un piccolo passo ogni giorno», il Vangelo di Luca.

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel Vangelo della Liturgia odierna vediamo Gesù che inaugura la sua predicazione (cfr. Lc 4, 14-21): è la prima predica di Gesù. Si reca a Nazaret, dove è cresciuto, e partecipa alla preghiera nella sinagoga. Si alza a leggere e, nel rotolo del profeta Isaia, trova il passo riguardante il Messia, che proclama un messaggio di consolazione e liberazione per i poveri e gli oppressi (cfr. Is 61, 1-2). Finita la lettura, «gli occhi di tutti erano fissi su di lui» (v. 20). E Gesù esordisce dicendo: «Oggi si è compiuta questa Scrittura» (v. 21). Soffermiamoci su questo oggi. È la prima parola della predicazione di Gesù riportata dal Vangelo di Luca. Pronunciata dal Signore, indica un “oggi” che attraversa ogni epoca e rimane sempre valido. La Parola di Dio sempre è “oggi”. Incomincia un “oggi”: quando tu leggi la Parola di Dio, nella tua anima incomincia un “oggi”, se tu la intendi bene. Oggi. La profezia di Isaia risaliva a secoli prima, ma Gesù, «con la potenza dello Spirito» (v. 14), la rende attuale e, soprattutto, la porta a compimento e indica il modo di ricevere la Parola di Dio: oggi. Non come una storia antica, no: oggi. Oggi parla al tuo cuore.

I compaesani di Gesù sono colpiti dalla sua parola. Anche se, annebbiati dai pregiudizi, non gli credono, si accorgono che il suo insegnamento è diverso da quello degli altri maestri (cfr. v. 22): intuiscono che in Gesù c’è di più. Che cosa? C’è l’unzione dello Spirito Santo. A volte, capita che le nostre prediche e i nostri insegnamenti rimangono generici, astratti, non toccano l’anima e la vita della gente. E perché? Perché mancano della forza di questo oggi, quello che Gesù “riempie di senso” con la potenza dello Spirito è l’oggi. Oggi ti sta parlando. Sì, a volte si ascoltano conferenze impeccabili, discorsi ben costruiti, che però non smuovono il cuore e così tutto resta come prima. Anche tante omelie — lo dico con rispetto ma con dolore — sono astratte, e invece di svegliare l’anima l’addormentano. Quando i fedeli incominciano a guardare l’orologio — “quando finirà questo?” — addormentano l’anima. La predicazione corre questo rischio: senza l’unzione dello Spirito impoverisce la Parola di Dio, scade nel moralismo o in concetti astratti; presenta il Vangelo con distacco, come se fosse fuori dal tempo, lontano dalla realtà. E questa non è la strada. Ma una parola in cui non pulsa la forza dell’oggi non è degna di Gesù e non aiuta la vita della gente. Per questo chi predica, per favore, è il primo a dover sperimentare l’oggi di Gesù, così da poterlo comunicare nell’oggi degli altri. E se vuole fare lezioni, conferenze, che lo faccia, ma da un’altra parte, non al momento dell’omelia, dove deve dare la Parola così che scuota i cuori.

Cari fratelli e sorelle, in questa Domenica della Parola di Dio vorrei ringraziare i predicatori e gli annunciatori del Vangelo che rimangono fedeli alla Parola che scuote il cuore, che rimangono fedeli all’“oggi”. Preghiamo per loro, perché vivano l’oggi di Gesù, la dolce forza del suo Spirito che rende la Scrittura viva. La Parola di Dio, infatti, è viva ed efficace (cfr. Eb 4, 12), ci cambia, entra nelle nostre vicende, illumina il nostro quotidiano, consola e mette ordine. Ricordiamoci: la Parola di Dio trasforma una giornata qualsiasi nell’oggi in cui Dio ci parla. Allora, prendiamo in mano il Vangelo, ogni giorno un piccolo brano da leggere e rileggere. Portate in tasca il Vangelo o nella borsa, per leggerlo nel viaggio, in qualsiasi momento, e leggerlo con calma. Con il tempo scopriremo che quelle parole sono fatte apposta per noi, per la nostra vita. Ci aiuteranno ad accogliere ogni giornata con uno sguardo migliore, più sereno, perché, quando il Vangelo entra nell’oggi, lo riempie di Dio. Vorrei farvi una proposta. Nelle domeniche di quest’anno liturgico viene proclamato il Vangelo di Luca, il Vangelo della misericordia. Perché non leggerlo anche personalmente, tutto quanto, un piccolo passo ogni giorno? Un piccolo passo. Familiarizziamo col Vangelo, ci porterà la novità e la gioia di Dio!

La Parola di Dio è anche il faro che guida il percorso sinodale avviato in tutta la Chiesa. Mentre ci impegniamo ad ascoltarci a vicenda, con attenzione e discernimento — perché non è fare un’inchiesta di opinioni, no, ma discernere la Parola, lì —, ascoltiamo insieme la Parola di Dio e lo Spirito Santo. E la Madonna ci ottenga la costanza per nutrirci ogni giorno del Vangelo.

Dopo la recita dell’Angelus, il Papa ha ricordato la beatificazione del giorno precedente a San Salvador, poi ha lanciato l’appello per l’Ucraina, quindi ha parlato della recente proclamazione di sant’Ireneo a Dottore della Chiesa, invocandone l’intercessione per l’unità dei cristiani nel corso dell’Ottavario ecumenico che si conclude domani, 25 gennaio. Infine ha salutato i gruppi presenti.

Cari fratelli e sorelle,

ieri a San Salvador sono stati beatificati il sacerdote gesuita Rutilio Grande García e due compagni laici, e il sacerdote francescano Cosme Spessotto, martiri della fede. Essi sono stati al fianco dei poveri testimoniando il Vangelo, la verità e la giustizia fino all’effusione del sangue. Il loro eroico esempio susciti in tutti il desiderio di essere coraggiosi operatori di fraternità e di pace. Un applauso ai nuovi beati!

Seguo con preoccupazione l’aumento delle tensioni che minacciano di infliggere un nuovo colpo alla pace in Ucraina e mettono in discussione la sicurezza nel Continente europeo, con ripercussioni ancora più vaste. Faccio un accorato appello a tutte le persone di buona volontà, perché elevino preghiere a Dio onnipotente, affinché ogni azione e iniziativa politica sia al servizio della fratellanza umana, più che di interessi di parte. Chi persegue i propri scopi a danno degli altri, disprezza la propria vocazione di uomo, perché tutti siamo stati creati fratelli. Per questo e con preoccupazione, viste le tensioni attuali, propongo che mercoledì prossimo 26 gennaio sia una giornata di preghiera per la pace.

Nel contesto della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, ho accolto la proposta giunta da più parti e ho proclamato Sant’Ireneo di Lione Dottore della Chiesa Universale. La dottrina di questo Santo pastore e maestro è come un ponte fra Oriente e Occidente: per questo lo indichiamo come Dottore dell’Unità, Doctor Unitatis. Il Signore ci conceda, per sua intercessione, di lavorare tutti insieme per la piena unità dei cristiani.

Ed ora rivolgo il mio saluto a tutti voi, cari fedeli di Roma e pellegrini venuti dall’Italia e da altri Paesi. Saluto in particolare la famiglia spirituale dei Servi della sofferenza e gli Scout Agesci del Lazio. E vedo anche che c’è un gruppo di connazionali: saluto gli argentini qui presenti. E anche i ragazzi dell’Immacolata.

Auguro a tutti una buona domenica. E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci.