· Città del Vaticano ·

Il racconto

Quando “il piccolo” è grande

 Quando “il piccolo”  è grande  QUO-014
19 gennaio 2022

A metà del secolo scorso solo le donne più tenaci nella speranza — e delle quali si stanno ora aprendo le cause di canonizzazione — potevano pensare che la congregazione delle Suore della Madre di Dio potesse mai arrivare al traguardo dei cento anni di missione: il potere comunista in Romania aveva, semplicemente, decretato la fine anche di questa famiglia religiosa di tradizione cattolica orientale.

Eppure si è appena celebrato il centenario, davvero contro ogni “logica” speranza...

Ma nessuno poteva immaginare neanche che Davida, una bambina di 10 anni, cresciuta in un piccolo villaggio kenyano, che ha lottato invano contro la leucemia, diventasse ispirazione e riferimento — tanto da darle il nome — per una grande opera di volontariato internazionale nel suo Kenya ma anche in Tanzania, Ecuador, India, Romania e Italia.

C’è davvero “il piccolo” che diventa grande nelle storie, nelle persone, che stamani Papa Francesco ha accolto all’udienza generale in Aula Paolo vi.

Dal 1948 in Romania le suore erano state arrestate o disperse. Con coraggio alcune avevano dato vita a piccoli “monasteri domestici” in clandestinità, contribuendo a tenere viva la Chiesa e, naturalmente, anche il loro istituto. «E si è ora anche aperta la prima causa di canonizzazione per una religiosa della congregazione: suor Maria Sophia, che quando le hanno chiesto di rinnegare Pietro ha preferito il carcere» dice monsignor Claudiu Pop, vescovo di Cluj-Gherla dei romeni, che stamani ha accompagnato a incontrare il Papa una delegazione di dodici suore venute apposta dalla Romania e che ieri, significativamente, ha celebrato la messa davanti alla tomba dell’apostolo nelle Grotte vaticane.

Nel 1989, alla caduta del regime, dopo quarant’anni di persecuzione, la congregazione si è scoperta ancora viva e si è riorganizzata ripartendo proprio dal carisma originario: l’educazione ai giovani, specialmente le ragazze, e l’accoglienza degli orfani. Insieme alla catechesi nelle parrocchie e all’assistenza ai malati negli ospedali.

E così stamani, in Aula Paolo vi , ha avuto un valore del tutto particolare l’abbraccio di incoraggiamento del Papa alle dodici religiose romene della congregazione che hanno compiuto un pellegrinaggio proprio per celebrare, con lui, cento di anni di servizio missionario. A guidarle, con il vescovo, la superiora generale, madre Maria Tedorina Birtoc. A dicembre si sono svolte in Romania le celebrazioni conclusive dell’anno centenario: questa famiglia religiosa è stata, infatti, fondata il 2 febbraio 1921, a Blaj, dal metropolita Vasile Suciu. La casa generalizia è nella città di Cluj-Napoca e le religiose sono oggi presenti anche a Blaj, Sighetu-Marmatiei e Carei.

La Fondazione volontariato internazionale porta, dunque, il nome di Davida ed è dedicata a lei, una bambina kenyana che a 10 anni, nonostante le intense cure e tre trapianti di midollo, non ce l’ha fatta a vincere la leucemia. «Ma è rimasto nel cuore di tanti il suo sorriso, la sua spiccata intelligenza, la sua generosità di bimba, la sua allegria e bontà d’animo» spiega il presidente Lino Marchisio.

Parole che raccontano l’essenza stessa di questa Fondazione (con sede a Leinì, nel torinese) formata da «volontari altamente specializzati in area sanitaria e socio assistenziale che, dalla fine degli anni Novanta, operano in campo internazionale a favore degli indigenti, anche degli immigrati, e di persone vulnerabili dal punto di vista sociale, economico e sanitario».

I volontari — medici, psicologi, odontoiatri, infermieri ed economisti — provengono dall’esperienza del Cottolengo di Torino e questo la dice lunga sullo stile di approccio. «Siamo stanchi e per continuare ad andare avanti, per dare speranza a tanti bambini e a tante famiglie, abbiamo sentito il bisogno di essere incoraggiati dal Papa, che abbiamo ringraziato per le sue parole sempre chiare e nette» dice Marchisio, in prima linea da oltre 40 anni.

E così in Kenya la Fondazione ha reso possibile «una sala operatoria in un ospedale in zona rurale, un reparto di maternità; due ambulatori odontoiatrici, due laboratori di analisi biomediche; una clinica mobile, utilizzabile come ambulanza e anche per visite mediche nei villaggi più poveri, vaccinazioni comprese». E ancora «borse di studio, assicurazioni a copertura dell’assistenza sanitaria per famiglie con disagio sociale, partecipazione a progetti di sviluppo e adeguamenti abitativi in zone disagiate».

I centri interessati sono: Mission hospital Cottolengo di Chaaria, Tuuru home for children, gli Health center di Mukothima, Gatunga e Tuuru e il Cottolengo Center per orfani di Nairobi.

In Tanzania la Fondazione si occupa di «sviluppo e sostegno nella Missione Cottolengo di Tobora», partecipando anche «a progetti di sviluppo e adeguamento abitativi in zone rurali disagiate, sempre nella zona di Tobora, e a programmi di assicurazioni per prestazioni sanitarie a nuclei familiari in difficoltà».

In Ecuador l’assitenza è rivolta soprattutto agli anziani poveri, nella Missione Cottolengo a Tachina. Mentre in India, a Palluruty, c’è il laboratorio occupazionale per le persone con disabilità.

Infine, in Romania e in Italia (tra Roma e Torino, Siracusa e Catania) l’impegno è a sostegno dell’assistenza sanitaria per anziani in disagio sociale e di iniziative formative per giovani, anche con borse di studio.

E di educazione si occupano anche le religiose della Congregazione delle Figlie cdei Sacri Cuori di Gesù e Maria - Istituto Ravasco: oggi il Papa ha incontrato all’udienza le trenta suore che stanno partecipando al diciannovesimo capitolo generale sul tema: «E Dio si fece interrelazione generativa».

Al Papa si sono presentate la nuova superiora generale, suor Anna Maria Lolli, appena eletta con il nuovo consiglio, insieme a suor Graziella Montemagni, che ha guidato la congregazione negli ultimi anni.

Fondato poco dopo la metà dell’Ottocento a Genova dalla beata Eugenia Ravasco (nata nel 1845, morta nel 1900 e beatificata da Giovanni Paolo ii nel 2003), l’Istituto conta oggi oltre 400 religiose presenti — in Europa, America latina, Asia e Africa — nelle scuole, negli oratori, nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni soprattutto giovanili, nelle missioni, anche con opere sociali e di sostegno ai più fragili.

Per celebrare i 30 anni di presenza all’Aquila della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza, il cappellano don Luca Giuliani ha fortemente voluto inserire questa realtà militare, particolarmente “dentro” la vita sociale, nel processo del Sinodo. E, con il maggiore Francesca Conte, ha accompagnato sessanta militari stamani a incontrare il Papa.

Dopo il terremoto del 6 aprile 2009 la caserma delle Fiamme Gialle, che è alla periferia della città, è divenuta ancor più “punto di rifermento” per la gente dell’Aquila: non solo ha accolto il summit del g 8 (8-10 luglio 2009), ma ha anche ospitato circa 800 sfollati e la celebrazione dei funerali di Stato di 205 vittime (10 aprile 2009). Ed è, inoltre, divenuta sede delle principali istituzioni cittadine, Comune e Prefettura su tutte, nonché della Direzione di comando e controllo della Protezione civile.

Tra i doni più significativi al Papa, il volume Canto dopo canto, con cento disegni di Giovanni Tommasi Ferroni ispirati alla Divina Commedia. E tra gli incontri più “forti”, l’abbraccio con Matias, un bambino autistico venuto dal Perú con la sua famiglia, e con i dipendenti della compagnia aerea AirItaly alle prese con le questioni di lavoro.

di Giampaolo Mattei