04 gennaio 2022
Le Sacre Scritture nascono e si mantengono plurali, tracce di un Dio vivente. Bando alla monotonia, benvenuta polifonia: la nuova traduzione italiana della Bibbia, edita da Einaudi (Torino, 2021, pagine 3722, euro 240), è segno di come non bastino mai le letture già avvenute e le interpretazioni cristallizzate. Un contributo atteso, perché se il primo accostamento al canone — per secoli interdetto ai cattolici fuori dal contesto liturgico — lascia trasparire la multiformità di una biblioteca sorta nello spazio di circa mille anni, solo il non adagiarsi nell’abitudine a un’unica traduzione tiene vivo l’appello al lettore. Egli deve coinvolgersi: quanto è scritto lo mobilita, semina interrogativi e solo in tal modo agisce come Parola di Dio. Era particolarmente urgente, allora, interrompere il monopolio ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati