
La Vergine Maria? “Da sempre senza macchia”. «Escludiamo dunque la santa Vergine Maria, nei riguardi della quale per l’onore del Signore non voglio si faccia questione alcuna di peccato»: così spiega sant’Agostino a proposito dell’assenza di peccati nella Madre di Gesù (Theotokos). Affermazione che si tramanda fin da principio e dai primi secoli del cristianesimo, in un continuo work in progress giunto alla definizione dogmatica dell’Immacolata Concezione nel 1854 da Papa Pio ix . E ancora Agostino: «Infatti da che sappiamo noi quanto più di grazia, per vincere il peccato sotto ogni aspetto, sia stato concesso alla Donna che meritò di concepire e partorire colui che certissimamente non ebbe nessun peccato? Eccettuata dunque questa Vergine, se avessimo potuto riunire tutti quei santi e quelle sante durante la loro vita terrena e interrogarli se fossero senza peccato, quale pensiamo sarebbe stata la loro risposta?» (Sant’Agostino, La natura e la grazia).
Negli scritti dei Padri della Chiesa non bisogna attendersi l’espressione Immacolata Concezione, ma certamente degli aggettivi relativi come hyperámomos corrispondente al più familiare “immacolatissima”. Spiega sant’Ambrogio: «Maria non fu sollevata dalla caduta, ma fu preservata dalla caduta. Cosa, vi chiedo, è più nobile migliore e più santo della Madre di Dio?» (De virginibus). Lungo i secoli della Chiesa in molti si sono cimentati a misurare più o meno con profondità la vita di Maria, ma alcuni sono stati dei veri fuoriclasse della Tutta Santa (Panaghia), oppure della sempre Vergine (Aeiparthénon). «Stridente è il contrasto tra Maria ed Eva: Maria si riscontra obbediente quando dice: Ecco la serva, o Signore, si faccia di me secondo la tua parola. Eva al contrario fu disubbidiente mentre era ancora vergine. Eva, sposata con Adamo, ma ancora vergine […] colla sua disobbedienza divenne causa di morte per sé e per tutto il genere umano: parimente Maria, rimanendo vergine, quantunque unita in matrimonio con uno sposo per lei predestinato, coll’obbedienza divenne causa di salute per sé e per tutta l’umanità» (Sant’Ireneo di Lione, Contro le eresie, i , iii , 22).
La straordinarietà di Maria è scandagliata di frequente dai Padri, nella sua unicità nella storia della salvezza e nella sua superiorità rispetto alle altre donne e uomini. «Sappiamo che il Verbo, prima di tutte le creature procedeva dalla potenza e dalla volontà del Padre […] e che per il ministero della Vergine divenne uomo, affinché la disobbedienza ispirata dal serpente, finisse nella medesima maniera, secondo la quale aveva avuto origine. Giacché Eva essendo vergine e senza macchia, ascoltò la parola del serpente, e con ciò generò la disobbedienza e la morte» e, prosegue san Giustino, «all’incontro la Vergine Maria trasalì di gioia e di fede, quando l’Angelo manifestò la buona novella, che cioè lo Spirito del Signore discenderebbe sopra di lei, e che il potere dell’Altissimo la ricoprirebbe della sua ombra, e che il Santo da lei nascituro sarebbe il Figlio di Dio: si faccia di me secondo la tua parola» (Dialogo con Trifone, n. 100).
Trattandosi dell’Immacolata Concezione è inevitabile ascoltare in cauda l’autorevole voce di un padre della cristianità orientale, sant’Andrea di Creta: «E pertanto da genitori sterili e aridi è germogliata tuttavia a noi la Vergine del tutto immacolata, come un frutto splendente. Dopo che da una madre infeconda era venuta fuori colei che poi partorì dal suo seno la spiga dell’immortalità, i suoi genitori la presentarono e offrirono al tempio durante il fiore della sua prima età» (Omelie mariane, i ). E aggiunge il santo cretese: «Oggi il grande seno della verginità viene svelato, e la Chiesa è cinta nuzialmente con l’inviolabile perla dell’incorruttibilità. Oggi la genuina nobiltà degli uomini riceve di nuovo il dono della prima divinizzazione e ritorna a se stessa; la natura generata rimanendo unita alla madre del Bello riceve come impronta ottima e divinissima quel fulgore di bellezza che l’ignobiltà della malizia aveva oscurato» (ibidem).
di Roberto Cutaia