· Città del Vaticano ·

La buona Notizia
Il Vangelo della II Domenica di Avvento (Luca 3, 1-6)

Ridisegnare la mappa
dei desideri

30 novembre 2021

Chi scruta la storia con gli occhi della fede scopre che essa non avanza per effetto delle decisioni dei grandi della terra che reggono imperi, esercitano il potere su alcuni spazi e disegnano confini, ma si muove al ritmo di un’alleanza irrevocabile che il Dio Creatore ha stretto con gli uomini e le donne di ogni tempo in qualità di Padre. Pertanto, all’inizio del primo secolo dell’era cristiana, mentre Tiberio Cesare esercita il potere su un lembo di terra dove alcuni partecipano al governo garantendo l’ordine e altri detengono il controllo su ciò che concerne la vita religiosa, un’altra signoria si afferma sul popolo giudaico: quella di un Dio che, pur muovendosi in punta di piedi, si manifesta, parla e scuote i cuori che ha creato perché sperimentino la sua salvezza.

Segno di questa signoria è la comparsa di Giovanni, figlio di Zaccaria, che non risiede nei palazzi del potere e non frequenta i luoghi delle autorità religiose, ma vive nel luogo più spoglio ed essenziale possibile: il deserto. In questo spazio aperto, dove le uniche luci a brillare sono le stelle del firmamento, Giovanni, icona di sobrietà e di vittoria sulla tirannia delle cose materiali, non possiede altro che la sua alleanza con quel Dio che non si stanca di inviare la sua parola sulla terra e di invocare ascolto e obbedienza. Questa parola viva e dinamica che non tollera la stasi, venuta a contatto con Giovanni, lo mette subito in movimento e lo spinge a mettere in moto anche gli altri.

Per tutto il popolo è giunto il tempo di rinnovare l’alleanza con il suo Dio, di tornare a lui e di lasciarsi liberare dalla spirale del peccato. Come dice il nome stesso di Giovanni, Dio desidera fare grazia al suo popolo che è andato fuori strada: i suoi figli si sono allontanati da lui e ora egli vuole ricondurli a sé «in trionfo come sopra un trono regale» (Bar 5, 6). Questo ritorno è segnato da una vera e propria rivoluzione: Dio vuole che la remissione dei peccati non passi più attraverso il ricco sistema di sacrifici che aveva luogo all’interno del tempio di Gerusalemme, ma tramite un bagno rituale, un battesimo del cuore per quanti decidono di disporsi al cambiamento.

Giovanni è chiamato ad amministrare questo «battesimo di conversione» (Lc 3, 3), ma soprattutto ad essere sentinella in mezzo ai suoi fratelli, per svegliarli dal sonno e farli uscire dal torpore di una vita spenta dove ci si muove in forza di abitudini ormai cristallizzate che hanno addormentato il cuore togliendogli la capacità di palpitare al ritmo dei suoi desideri più alti. Perché il cuore di Israele torni a battere, occorre mettere ordine: riempire i burroni, abbassare monti e colli, raddrizzare le vie impervie. Occorre lasciarsi curare il cuore per preparare la via del Signore, cioè la via che è il Signore (cfr. Gv 14, 6), la via che sarà la comunione dei credenti in Cristo (cfr. At 9, 2).

Giovanni apre la storia all’effusione del perdono che Dio vuol far scorrere copioso perché i cuori dei suoi figli, feriti dal peccato, siano sempre più toccati dalla salvezza di Dio e diventino «integri e irreprensibili» (Fil 1, 10) e ci invita a vivere questo Avvento come tempo utile a ridefinire la meta del nostro viaggio, ridisegnare la mappa dei nostri desideri e riaccendere il fuoco dell’alleanza con il Signore della storia.

di Rosalba Manes