
06 novembre 2021
L’inclusività è da sempre qualcosa di consustanziale alla natura di Roma e dei romani. Ab Urbe condita, potremmo ragionevolmente sostenere. In fondo, il “volemose bene” cos’è se non la declinazione popolare e popolana di un embrassons-nous pronto ad accogliere e avvolgere l’altro da sé anche se in forme non sempre compiute? Di ciò si dice convinto Gianluca De Sanctis l’autore di un libro molto interessante: Roma prima di Roma (Salerno editore, 212 pagine, 20 euro). De Sanctis nella sua complessa opera, scavando nei miti di fondazione e nei primordi della Città Eterna, illustra i luoghi che parlano di una Roma dal carattere estroverso, aperta ai talenti, orgogliosa delle proprie origini “meticce”.
L’autore parte da un presupposto essenziale. Esiste un mito di fondazione di Roma ma non esiste ...
Questo contenuto è riservato agli abbonati

Cara Lettrice, caro Lettore,
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati
la lettura de L'Osservatore Romano in tutte le sue edizioni è riservata agli Abbonati