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Il tema della settimana

Dalle retrovie alla prima linea

 Dalle retrovie alla prima linea  QUO-246
28 ottobre 2021

Nella missione è importante sia chi è impegnato in prima linea nell’opera evangelizatrice, a contatto con le diverse culture e nei Paesi più disparati, sia chi può contribuirvi indirettamente, pur senza muoversi dal luogo in cui vive, grazie alla preghiera, all’offerta del sacrificio, alla carità fraterna. All’indomani della Giornata missionaria mondiale — celebrata lo scorso 24 ottobre — lo sottolinea in questa intervista a «L’Osservatore Romano» il francescano conventuale Dinh Anh Nhue Nguyen, dal maggio scorso, segretario generale della Pontificia unione missionaria (Pum) — una delle quattro Pontifice opere missionarie (Pom) — e anche direttore del Centro internazionale di animazione missionaria (Ciam) e dell’Agenzia Fides.

Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa ha espresso la sua gratitudine ai tanti missionari e missionarie: «Sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli laici, che in prima linea spendono le loro energie al servizio della Chiesa, pagando in prima persona — a volte a caro prezzo — la loro testimonianza». Cosa possono fare i fedeli per sostenere il lavoro dei missionari?

Prima di tutto, noi delle Pontificie opere missionarie (Pom) che a nome del Pontefice ci occupiamo della promozione e dell’animazione della missione evangelizzatrice della Chiesa in tutto il mondo, siamo molto grati a Papa Francesco per questo suo ringraziamento commovente ai missionari e alle missionarie, e ci uniamo ben volentieri a lui nell’esprimere sempre la nostra gratitudine a quanti si spendono con generosità “in prima linea”. E noi, che non siamo “in prima linea”, cosa possiamo fare per rendere ancora più concreta tale gratitudine? A proposito mi viene in mente la riflessione di un campione dell’animazione missionaria: il beato Paolo Manna, fondatore della Pontificia unione missionaria (Pum), una delle quattro Pontificie opere missionarie. Attraverso un’immagine e con il linguaggio specifico del suo tempo (siamo nel 1918, alla fine della prima guerra mondiale) egli scrive: «In guerra c’è sempre chi sta al fronte e chi nelle retrovie. Cosa fanno quelli nelle retrovie per i soldati combattenti? Parlano di loro con grande ammirazione. E i cristiani parlano dei missionari? Sentono per essi simpatia ed ammirazione? Nelle retrovie, pregano per i soldati al fronte e inviano loro molte cose. E voi, pregate per i soldati di Gesù Cristo, per i missionari, perché il Signore dia loro forza, coraggio, pazienza e tutte le grazie necessarie? Cosa mandate voi cristiani delle retrovie per le missioni?». Sono parole sante che non hanno perso del tutto la loro attualità. Sì, sostenere i missionari e missionarie “in prima linea” con la preghiera intensa e incessante dovrà essere il primo impegno e, al contempo, un atto di gratitudine da parte di tutti coloro che sono “nelle retrovie”, per usare l’espressione del beato Manna. E poi, parlando di loro con simpatia e ammirazione, si deve cercare anche di raccogliere gli aiuti materiali necessari da inviare per la loro missione di evangelizzazione. Si tratta delle intuizioni che aveva seguito un altro campione dell’animazione missionaria, Pauline Jaricot, fondatrice della prima Pontificia opera missionaria, quella della Propagazione della fede, vale a dire “preghiera e carità” per sostenere le missioni e i missionari all’estero. Proprio grazie all’operato dell’Opera da lei fondata, è stata stabilita nel 1926 la Giornata missionaria mondiale che celebriamo ora ogni anno nella penultima domenica di ottobre.

Qual è l’obiettivo della Giornata missionaria mondiale?

In questa Giornata, tutti i fedeli «sono chiamati ad aprire il loro cuore alle esigenze spirituali della missione e ad impegnarsi con gesti concreti di solidarietà a sostegno di tutte le giovani Chiese», come ben spiegato sul sito della Missio Italia, organismo pastorale costituito dalla Cei, che include tra l’altro la Direzione nazionale italiana delle Pom. E Papa Francesco conferma la disposizione dei suoi predecessori che all’Opera della Propagazione della fede vadano destinate «tutte le offerte che ogni diocesi, parrocchia, comunità religiosa, associazione e movimento ecclesiale, di ogni parte del mondo» possa raccogliere «per soccorrere le comunità cristiane bisognose di aiuti e per dare forza all’annuncio del Vangelo fino agli estremi confini della terra». Inoltre, la Giornata è anche l’occasione per ribadire e riscoprire la vocazione di ogni fedele a essere missionario/a nel proprio ambiente, cioè testimone di Cristo e del suo amore, come pure per rinnovare lo zelo missionario in tutti noi fedeli. Si tratta di quanto Papa Francesco ha ricordato nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium al n. 120: «In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo missionario (cfr. Mt 28, 19)». Con questi obiettivi, per la Giornata e per l’ottobre missionario sono state moltiplicate le iniziative di promozione e animazione da parte delle varie direzioni nazionali delle Pom, alle quali va il nostro sentito grazie. Anche noi dei segretariati generali abbiamo organizzato un webinar sulla missione in Asia centrale (12-13 ottobre) che ha visto la partecipazione di molti collegati da tutto il mondo, e abbiamo in programma un seminario-webinar sullo spirito missionario nella tradizione filippina il prossimo sabato 30, proprio per concludere il mese missionario. Ovviamente, ci auguriamo che si parli e si operi per le missioni anche dopo, e ci impegniamo affinché l’animazione e promozione delle missioni e della missione della Chiesa continuino per tutto l’anno, perché missionarietà è l’aspetto costitutivo della Chiesa, secondo quanto insegnato dal magistero.

Quale ruolo ha ancora oggi la figura di Pauline Jaricot nella promozione delle missioni?

La bellissima figura di Pauline Jaricot, che sarà beatificata il 22 maggio 2022, rimane per sempre fondamentale nella promozione e nell’animazione delle missioni. Come l’arcivescovo Giovanni Pietro Dal Toso, presidente delle Pom, ha rimarcato durante la conferenza stampa di presentazione della Giornata missionaria mondiale, tre sono gli aspetti del carisma della Jaricot che mi sembrano attuali oggi. In primo luogo, il fatto che una giovane donna di soli 23 anni abbia fondato quella che poi è divenuta la Pontificia opera per la Propagazione della fede «dimostra come una reale ispirazione trovi spazio nella Chiesa, forse proprio perché viene da una donna». Pauline Jaricot quindi ricorda il ruolo fondamentale delle donne, o generalmente dei fedeli più semplici, per la missione della Chiesa. In secondo luogo, quanto ha fatto questa giovane donna parte «dalla sua ansia missionaria». Oltre all’Opera per la Propagazione della fede, ha fondato circoli di preghiera per la missione, del Rosario vivente, ecc. E «tutto è stato fatto per evangelizzare l’ambiente francese e per sostenere la missione in un periodo di forte scristianizzazione dopo la rivoluzione francese. (...) Voleva coinvolgere tutti nella missione in terre lontane per evangelizzare nelle terre vicine». Sogniamo quindi anche oggi altre cento, mille Jaricot per un rinnovamento missionario universale. Infine, Pauline «è un seme da cui è nato un grande albero». Ella «non è eccezionale solo per la santità della vita, ma per la grandezza dei frutti della sua opera. Ha messo in moto un vero movimento spirituale missionario grazie all’Opera della Propagazione della Fede, che ha avuto una diffusione immediata e capillare, anche perché costruito su un sistema semplice, ma geniale: gruppi di 10 persone, che poi si riunivano in 100 e poi in mille con un responsabile ad ogni livello». Così, tramite la sua Opera, Pauline Jaricot continua la sua promozione delle missioni della Chiesa.

Qual è la specifica attività riservata alla Pontificia unione missionaria?

Essendo una delle quattro Pontificie opere missionarie, la Pum si affianca alle altre tre — quella della Propagazione della fede, della Santa infanzia e di san Pietro apostolo — e cammina insieme con loro nella promozione e nell’animazione missionaria in tutto il mondo. Come sottolineato nello Statuto delle Pontificie opere missionarie, «l’obiettivo della Pontificia unione missionaria è la formazione e l’informazione missionaria dei sacerdoti, dei membri degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica, dei laici consacrati, dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa in tutte le sue forme, come pure di tutte le altre persone impegnate nel ministero pastorale della Chiesa» (art. 20). Perciò, «l’Unione si rivolge a tutti coloro che sono chiamati ad operare perché il popolo di Dio sia animato da spirito missionario e da grande sensibilità verso la cooperazione missionaria». Va notata la frequenza dell’aggettivo “tutti”-“tutte” come pure l’ampio ventaglio dei destinatari delle azioni della Pum: sacerdoti, religiosi e religiose, laici. Non a caso il nostro motto è «Tutte le chiese per tutto il mondo», ripreso da quanto proclamato dal beato Paolo Manna. In particolare, in riferimento al clero e ai religiosi e alle religiose, lo Statuto sottolinea che «l’Unione li aiuterà a prendere coscienza della loro responsabilità verso la missione universale della Chiesa. Il fine infatti dell’Unione è di approfondire la loro conoscenza della missione e di potenziare la loro sensibilità missionaria in modo che, anche nelle comunità loro affidate, promuovano una coscienza missionaria ed un impegno efficace per la missione universale della Chiesa. La stessa Unione li incoraggerà a trovare i metodi pastorali più consoni a questo scopo e cercherà di mantenere vivo il loro impegno apostolico. A questo scopo, essa favorirà anche scambi fraterni e testimonianze di solidarietà tra tutti gli operatori apostolici al servizio della Chiesa nei vari Continenti». In una parola, facciamo l’“Unione” di tutte le forze in campo al servizio della missione evangelizzatrice comune della Chiesa, concentrandoci sulle attività di formazione, informazione, sensibilizzazione missionaria tramite varie iniziative di corsi di approfondimento o di aggiornamento sui temi della missione, incontri di studio, di riflessione e di preghiera (come il triduo missionario che vogliamo promuovere prossimamente), seminari, simposi o convegni, in presenza e adesso anche online (prima erano corsi a distanza), a livello locale, regionale o internazionale. Tutto ciò viene fatto sempre in spirito di collaborazione con tutti, soprattutto con i direttori nazionali delle Pom, e con i segretari delle altre tre Opere, con semplicità, nello stile fraterno e anche sinodale. Facciamo appunto l’“Unione” a partire da noi stessi e cerchiamo di essere sempre all’altezza della nostra nostra vocazione di essere «l’anima delle altre Pontificie opere missionarie», come l’ha chiamata il santo Papa Paolo vi .

di Nicola Gori