· Città del Vaticano ·

Beatificata a Rimini la giovane Sandra Sabattini

Amare è portare la sofferenza dell’altro

25 ottobre 2021

«Ci siamo spezzate le ossa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai». Sandra Sabattini (1961-1984) pronunciò queste parole a tredici anni, per raccontare alla mamma l’esperienza vissuta sulle Dolomiti ad aiutare i disabili della comunità Papa Giovanni xxiii . E il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, le ha ripetute durante la beatificazione della giovane discepola di don Oreste Benzi, presiedendo il rito a Rimini, in rappresentanza di Papa Francesco, nel pomeriggio di ieri, domenica 24 ottobre. Ella conobbe il sacerdote fondatore quando aveva appena 12 anni e da allora dedicò il resto della sua breve vita — morì infatti non ancora ventitreenne in seguito a un tragico incidente stradale — all’assistenza e al servizio di disabili e tossicodipendenti.

Per questo hanno partecipato alla celebrazione molti giovani che l’hanno frequentata, anche alcune sue amiche, e Stefano Vitali, la cui guarigione da una grave malattia è stata riconosciuta miracolosa per l’intercessione di Sandra. È stato lui a portare all’altare della cattedrale riminese dedicata a santa Colomba l’unica reliquia della beata: un suo capello conservato dal fidanzato di allora, Guido — presente tra i diaconi e gli accoliti — in una scatolina di caramelle da lei decorata. Nel rivolgersi ai presenti il cardinale, allacciandosi al «meraviglioso Inno all’amore di san Paolo», ha ricordato come per Sandra amare significasse «portare la sofferenza dell’altro». Un linguaggio dell’amore con i suoi colori e la sua musica appreso e messo in pratica da «autentica artista». Perché quella della Sabattini, ha spiegato Semeraro, «è stata una santità vissuta in tutti gli ambiti della vita, nell’aprirsi alla condivisione con gli ultimi, nel mettere al servizio di Dio tutta la sua giovane esistenza terrena, fatta di entusiasmo, semplicità e una grande fede».

Rilevando come la nuova beata sia «la prima fidanzata santa ammessa agli onori degli altari», il prefetto della Congregazione delle cause dei santi ha pure fatto ricorso a una testimonianza del papà della ragazza, per illustrarne la sorprendente capacità di attenzione verso gli altri, il desiderio di servire i poveri, non solo materialmente ma accogliendoli, come ha scritto il padre, «senza giudizio, perché desiderava comunicare l’amore del Signore».

Leggendo quindi alcuni stralci dal Diario di Sandra, uno dei suoi pochi scritti, il prefetto ha illustrato come sia stato «facile scoprire quanto in lei la carità» fosse «creativa e concreta, attenta al dramma della povertà e considerata come strada verso la santità».

«Povertà è povertà, e non è sufficiente fare il voto di povertà per essere poveri in spirito. Se veramente amo — scrisse la beata nel diario giovanile — come posso sopportare che un terzo dell’umanità muoia di fame, mentre io conservo la mia sicurezza e stabilità economica? Facendo così, sarò un buon cristiano, ma non certamente un santo ed oggi c’è inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi».

Dallo stesso diario poi il cardinale Semeraro ha letto una preghiera composta dalla giovane: «Signore, fa’ che ogni mia azione sia determinata dal fatto di volere il bene dei ragazzi, ogni minuto è un’occasione d’amore da prendere al volo». E l’ha messa in relazione con quanto scritto da san Bernardo nei suoi Discorsi sul Cantico dei cantici — «Dovunque parla l’amore» — concludendo che «se qualcuno vuole comprenderne il linguaggio, deve necessariamente amare».

Tra i concelebranti, il vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi, che nelle settimane scorse aveva raccomandato di non ridurre Sandra Sabattini a un santino, ma di farne una compagna di viaggio, un’amica che «ha vissuto un’ordinarietà straordinaria e una straordinarietà ordinaria».