«Siamo tanti, diversi, eppure siamo una cosa sola, siamo la Chiesa». È questo che si legge nelle pagine del libro del Papa La Preghiera, il respiro della vita nuova, uscito nel 2019, pubblicato dalla Lev, dedicato al ruolo della preghiera nella vita cristiana e con la prefazione del patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Un volume, che raccoglie le parole più significative del Papa sulla preghiera e in particolare le catechesi sul Padre Nostro.
Così come il Papa, anche Kirill ribadisce, nella sua prefazione, come sia importante, «in un’epoca segnata dalla crisi della comunicazione», mettere in rilievo, che «nella preghiera del Padre nostro, insegnata a noi da Gesù, non viene usato il pronome io, poiché ognuno di noi presenta questa preghiera al nostro Padre celeste a nome dell’umanità intera».
L’edizione in russo del libro è stata consegnata oggi al Papa dal presidente del Dipartimento delle Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita di Volokolamsk Ilarion Alfeev, ricevuto in udienza dal Pontefice in Vaticano. In questi giorni Ilarion è a Roma per partecipare all’Incontro internazionale «Popoli fratelli, Terra futura», organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, che si apre oggi, mercoledì 6 ottobre, e che domani, nella cerimonia di chiusura, vedrà la partecipazione del Papa. «Siamo stati tutti creati a immagine e somiglianza di Dio — sottolinea Ilarion ai media vaticani — lo spirito di fratellanza e amicizia deve essere promosso dai cristiani».
Che valore riveste, in chiave ecumenica, il contenuto di questo volume, che è introdotto dalla prefazione del patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill?
Penso che sia importante che i lettori russi sappiano che Papa Francesco non è solo un leader della Chiesa, non è soltanto coinvolto nella guida della Chiesa cattolica romana, ma che è anche un uomo di preghiera. L’esperienza della preghiera è qualcosa che unisce tutti i cristiani. E le lezioni che egli dà al suo gregge saranno di valore per i lettori russi, soprattutto, naturalmente, per i cattolici di lingua russa. Ma credo anche che alcuni lettori ortodossi possano trarre profitto dalle sue lezioni.
In questi giorni Roma è un polo di attrazione per le fedi. Ieri con Papa Francesco i leader religiosi hanno chiesto ai governanti di cambiare rotta nella cura del Creato, altrimenti il giardino della terra rischia di trasformarsi in deserto. Come vede la cooperazione delle religioni in questa frontiera del dialogo che è la tutela del pianeta?
Abbiamo una sola casa ed è la nostra casa globale. Non possiamo dividerla in sezioni, non possiamo dire che questa sezione sarà esclusivamente per i cristiani o l’altra esclusivamente per i musulmani, un’altra ancora per gli ebrei, ecc. Abbiamo questa casa globale e siamo tutti responsabili della sua protezione. La situazione ecologica che stiamo affrontando è descritta da alcuni come pericolosa, da altri come disastrosa. E noi crediamo che sia giunto il momento di inviare un segnale forte ai leader politici: siamo consapevoli dei pericoli di questa situazione; siamo preoccupati; e chiediamo ai leader politici di assumersi la responsabilità per il futuro del nostro pianeta. Noi leader religiosi non possiamo fare molto in questo senso. Ma i leader politici sono coloro nelle cui mani ci sono molte decisioni da prendere. E noi vorremmo che queste decisioni fossero prese. Per rendere il nostro pianeta pulito, per fermare l’inquinamento, e per prevenire le prossime catastrofi come lo scioglimento dei ghiacci, di cui parlano molti studiosi e scienziati.
Sempre a Roma, il 7 ottobre, sarà la fraternità a riunire in un cuore solo fedi e culture all’incontro «Popoli fratelli, Terra futura». Per Papa Francesco la fratellanza è la sfida del secolo, per lui «un mondo senza fratelli è un mondo di nemici». Cosa è necessario perché questo valore si radichi nelle società e questo accento cosa porta di nuovo nel dialogo ecumenico e interreligioso?
Dato che abbiamo una sola casa, costituiamo anche una sola famiglia: la famiglia degli esseri umani creati a immagine di Dio. Le persone sono diverse. Sono diverse nella razza, sono diverse nelle loro origini etniche, sono diverse nel loro status sociale. E, naturalmente, sono diverse nelle loro appartenenze religiose. Ci sono alcuni che non credono in Dio, il che non significa che non siano stati creati da Dio o che non siano stati creati a immagine di Dio. Quindi, per noi, ogni essere umano è il nostro vicino ed è nostro fratello o nostra sorella. Quindi, lo spirito di fraternità, lo spirito di comunione, di fratellanza, di amicizia è lo spirito che dovrebbe essere promosso dai cristiani; e credo che sia importante che le Chiese cristiane siano coinvolte nei dialoghi interreligiosi, nell’attività interreligiosa. Nella Chiesa ortodossa russa poniamo un forte accento su questo. Per esempio, nella Federazione russa, abbiamo un organismo che si chiama Consiglio interreligioso della Russia. È diretto dal patriarca di Mosca, ma comprende i leader di tutte le confessioni religiose tradizionali della Federazione russa e ce ne sono quattro: cristianesimo ortodosso, ebraismo, buddismo e islam. Per cui tutti questi leader religiosi sono presenti in questa organizzazione. Discutiamo questioni comuni, arriviamo a posizioni comuni. E queste posizioni comuni le presentiamo alle autorità della Federazione russa. Reagiamo anche a tutti gli eventi importanti della società, inclusi gli eventi tristi che possono accadere, come gli attacchi terroristici. Perché vogliamo assicurarci che nessuno confonda ciò che accade per motivi politici o etnici con una sorta di odio interreligioso. Noi promuoviamo il dialogo interreligioso e crediamo che ogni Chiesa cristiana abbia la responsabilità di doverlo fare.
di Benedict Mayaki, sj
e Francesca Sabatinelli