Roma, 10. Il Crocifisso non discrimina, «non crea divisioni o contrapposizioni ma è espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria». Così si è espresso il segretario generale della Cei, Stefano Russo, commentando la sentenza della Corte di Cassazione italiana che ha ritenuto «atto non discriminatorio» la sua esposizione, in merito alla vicenda sollevata da una scuola di Terni dove un professore abitualmente rimuoveva il Crocifisso dalla sua aula scolastica. «La decisione della Corte suprema — ha aggiunto Russo — applica pienamente il principio di libertà religiosa sancito dalla Costituzione e riconosce la rilevanza della libertà religiosa, il valore dell’appartenenza, l’importanza del rispetto reciproco». È innegabile che quell’uomo sofferente sulla croce «non possa che essere simbolo di dialogo», ha concluso il segretario generale della Cei, «perché nessuna esperienza è più universale della compassione verso il prossimo e della speranza di salvezza. Il cristianesimo di cui è permeata la nostra cultura, anche laica, ha contribuito a costruire e ad accrescere nel corso dei secoli una serie di valori condivisi» come accoglienza, cura, inclusione, e aspirazione alla fraternità.
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10 settembre 2021
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