· Città del Vaticano ·

Chi trova un amico trova un ascolto

 Chi trova un amico trova un ascolto  QUO-204
09 settembre 2021

L’uomo ha un bisogno tremendo di essere ascoltato.

L’ascolto è la carità di raccogliere la parola. Chi ascolta ti dichiara vivo. Chi ignora la tua parola ti fa morto.

C’è un così grande bisogno di ascolto nel nostro mondo che la gente è disposta a pagare pur di essere ascoltata. Sogna di avere problemi pur di avere la scusa giusta per poter parlare. La verità però è che la nostra storia, quando ci rimane dentro, è solo un groviglio confuso di suoni e rumori. Solo quando diciamo, allora la confusione che ci abita diventa una storia compiuta, un significato.

Non basta essere ascoltati, serve che l’ascolto sia senza giudizio, sia innanzitutto gratuito. C’è sempre il tempo poi per catalogare, giudicare, incasellare, ma la prima potenzialità dell’ascolto è permettere la consegna di noi così come siamo e non così come dovremmo essere.

Se per sbaglio qualcuno sedesse in un confessionale si accorgerebbe subito del crearsi di una lunga fila. Non è solo bisogno di liberarsi da una colpa, ma di poter scorgere sotto il tappeto della colpa una storia che non si conosce, proprio perché la colpa lo seppellisce. L’ascolto gratuito non serve a togliere la polvere dai tappeti delle nostre colpe, ma a togliere direttamente i tappeti. È la ricaduta esistenziale di quella misericordia raccontata nei Vangeli. Gesù è insopportabile perché si rifiuta di agire attraverso una religione fatta di colpe. Egli non tiene in pugno la gente con un perdono che fa leva sui pesi dei peccati. Egli tocca e si lascia toccare dalla gente così com’è, nella loro contraddizione, malattia, errore, e per questo salva loro la vita, perché li fa incontrare con qualcosa di più interessante di ciò in cui sono incappati.

Siamo come dei fuggiaschi che stringono tra le braccia una montagna di fogli sparsi. Stringiamo perché abbiamo paura di perdere qualcuno di quei fogli. Di qualcuno vorremmo sbarazzarci, ma non sappiamo più qual è in mezzo a tutti gli altri. Così ci teniamo tutto, senza eccezione, senza scegliere, senza selezionare. Ci teniamo tutto senza capire nulla.

L’ascolto è mollare la presa. È lasciare che quei fogli vengano messi sul tavolo di una relazione. Il semplice gesto di lasciar cadere le cose in un racconto, le disvela senza fatica. Ma la costanza di essere fedeli a quel gesto che si è fatto parola e ascolto, pian piano riordina. Quei fogli sparsi diventano così una storia. Non sono più solo il peso di una storia, ma anche il suo nascosto piacere.

di Luigi Maria Epicoco