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Osservatorio

Leadership femminili:
la missionaria
segretario dei vescovi eritrei
che cita Salomone

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04 settembre 2021

«Sono sempre stata affascinata dalla saggezza di re Salomone; quando divenne sovrano, non chiese al Signore ricchezze e potenza, ma sapienza e discernimento per guidare il popolo di Dio. Allo stesso modo, il dono principale che penso di dover chiedere al Signore ora è la sua saggezza per guidare quanti sono impegnati nel Segretariato cattolico eritreo in modo da svolgere al meglio il nostro mandato». Con queste parole, lo scorso primo giugno, suor  Tseghereda Yohannes, missionaria comboniana, ha assunto l’incarico di nuovo Segretario generale dei vescovi cattolici dell’Eritrea. È la prima volta per una religiosa. Del resto, suor Tseghereda è abituata a percorrere strade non battute. Due anni fa ha terminato il dottorato in Medicina molecolare all’Università di Nairobi con una tesi sperimentale sulle diverse reazioni alla malaria da parte delle nove etnie eritree. Grazie al suo studio, è possibile ora dare a ciascuna un’assistenza differenziata e più efficace. Alla ricerca applicata, la neo-Segretario ha abbinato l’insegnamento accademico per oltre sedici anni ed è stata consigliera della Provincia comboniana. Profonda conoscitrice della storia e della società della sua terra, la religiosa ha indicato come priorità per l’attuale incarico «continuare a compiere la missione della Chiesa per soddisfare il bisogno del popolo di Dio oggi», svolgendo «attività pastorali, umanitarie e sociali per la costruzione della società secondo i principî evangelici e in favore di tutto il popolo eritreo, indipendentemente da etnia, credo o età» di ciascuno.

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Anche la Federazione mondiale luterana ha scelto una donna come proprio segretario generale. Si tratta di Anne Burghardt, teologa estone di 45 anni. In carica da novembre, succede Martin Junge che ha guidato la comunione delle 148 Chiese membri negli ultimi undici anni. Esperta di ecumenismo, è stata tra gli organizzatori, cinque anni fa, dell’Anno della Riforma, alla cui apertura è stato invitato papa Francesco. Un momento cruciale, l’ha definito: «Ha mostrato al mondo ciò che ora è possibile. Nessuno l’avrebbe mai immaginato cent’anni fa». Al centro della sua road map per i prossimi anni, c’è il potenziamento della formazione teologica. Proprio in questa e nel suo approccio dialettico, Anne Burghardt vede un antidoto — forse il più efficace — al potere di seduzione delle soluzioni in bianco e nero, tanto in voga nel dibattito pubblico attuale.

di Lucia Capuzzi
Giornalista di «Avvenire»