· Città del Vaticano ·

Il Team dei rifugiati restituisce allo sport l’essenza di umanità e fraternità

Quando il mare di Lesbo
è la vasca olimpica

Refugee Olympic Team's flag bearer Yusra Mardini Jorunnardottir and Refugee Olympic Team's flag ...
09 agosto 2021
Poche chiacchiere, le Olimpiadi le hanno vinte loro. Senza medaglie d’oro e record mondiali. Senza inni e bandiere. Ma sì, le Olimpiadi le hanno vinte i 29 atleti del Team dei rifugiati allestito — come già a Rio de Janeiro nel 2016 dove erano in 10 — dal Comitato olimpico internazionale con l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati. Originari di 11 Stati — per la maggior parte della Siria, e poi di Iran, Afghanistan, Sud Sudan, Eritrea, Iraq, Camerun, Sudan, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Venezuela — sono stati accolti in 13 Stati e a Tokyo hanno gareggiato in 12 discipline sportive. Tutte le loro storie urlano in faccia al mondo — non solo sportivo — che De Coubertin aveva proprio ragione: l’importante è esserci per partecipare perché la vittoria non è superare tutti gli altri. ...

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