· Città del Vaticano ·

L’Apsa pubblica per la prima volta il bilancio

Le sfide in tempo di pandemia

  Le sfide in tempo di pandemia  QUO-166
24 luglio 2021

Nel 2020 gli utili sono stati meno di 51 milioni. Gli investimenti finanziari pari a 1.778 milioni. Il contributo per il fabbisogno della Curia romana si è dimezzato da 41 a 20 milioni: risultato comunque positivo, considerando le gravi conseguenze della pandemia. Per la prima volta dall’istituzione nel 1967, l’Apsa pubblica il suo bilancio. Il documento è relativo all’anno 2020 e la decisione di pubblicarlo, spiega il presidente monsignor Nunzio Galantino, nasce dalla “speranza” di incrementare la fiducia nell’azione della Chiesa, oltre che dalla volontà di trasformare il dicastero istituito da Paolo vi da «struttura che offre prevalentemente servizi on demand» a «realtà propositiva» nel modo di amministrare il patrimonio ad essa affidato.

Non è la prima volta che l’Apsa redige il proprio bilancio e lo presenta agli organi di controllo per l’approvazione: «È già avvenuto in passato», chiarisce monsignor Galantino in un’intervista ai media vaticani. È la prima volta però che esso viene reso pubblico: «Certamente un passo avanti nella linea della trasparenza».

Va ricordato che all’Apsa, Papa Francesco, con un motu proprio del 28 dicembre 2020, ha trasferito fondi e immobili della Segreteria di Stato. Un processo, quest’ultimo, che — evidenzia il capo dicastero — non è solo «un trasferimento materiale e di competenze», bensì «una cultura nuova, non solo amministrativa, che deve gradualmente appartenerci».

Nel rapporto si illustra nel dettaglio l’operato dell’Apsa durante i mesi segnati dall’emergenza sanitaria. Vengono inoltre fornite informazioni utili a smentire false narrative sulla consistenza e il valore d’uso del patrimonio della Santa Sede. Si spiega, ad esempio, che è grazie agli affitti di immobili di prestigio posseduti a Parigi e Londra che è stato possibile concedere in comodato d’uso gratuito all’Elemosineria apostolica una struttura storica come Palazzo Migliori, per l’accoglienza dei clochard ospitati da Sant’Egidio.

Nel documento si parla anche dell’acquisto di un immobile nei pressi dell’Arc de Triomphe a Parigi: il venditore, grazie alla mediazione della società vaticana Sopridex, ha destinato una parte del ricavato per la costruzione di una chiesa in un quartiere povero parigino. «L’immobile è stato acquistato il 22 dicembre 2017 per aumentare il reddito per la Santa Sede e contemporaneamente fornire risorse da investire per la costruzione di una Chiesa in una banlieue e per la formazione dei giovani», spiega nel dettaglio Galantino. Prezzo dell’immobile: €13,47 milioni, con un rendimento lordo sul valore pari a 2,87%.

Il documento fa chiarezza anche sui tre ambiti in cui opera l’Apsa. Il primo è il settore immobiliare, con la gestione di 4.051 unità in Italia (il 92% a Roma e provincia). Poi l’attività mobiliare: investimenti in titoli internazionali, consulenze, soluzioni finanziarie, accesso ai mercati dei capitali per la Curia e altri enti vaticani. Terzo ambito è quello identificato come «Altre attività», i servizi — in gran parte gratuiti — erogati dagli uffici acquisti, contabilità, riscossione e pagamenti e dalla Peregrinatio ad Petri Sedem che si occupa di biglietteria e organizzazione logistica dei viaggi per la Santa Sede.

Un ampio focus nel rapporto si concentra sulle conseguenze socio-economiche della pandemia che hanno causato «ripercussioni negative» sui risultati gestionali. «Le attività che tutti in Apsa stiamo mettendo in cantiere vanno oltre le gravi conseguenze della crisi pandemica», spiega Galantino. «Le nostre energie sono rivolte a un’amministrazione credibile ed affidabile, oltre che efficace ed efficiente, facendoci guidare da processi di razionalizzazione, trasparenza e professionalità richiesti anche da Papa Francesco».

In quest’ottica a marzo 2020, in piena emergenza, il Dicastero ha deciso di andare incontro alle attività commerciali cancellando una parte dei canoni di affitto, tra il 30% e il 50% a seconda dell’attività. «Se parliamo in termini tecnici e di risultati, quello che abbiamo fatto non ci colloca in territorio positivo», sottolinea il presidente, «ma per noi rimane un risultato positivo. Nel senso che ha fatto emergere la volontà di essere e comportarci “da Chiesa” anche in un momento di grave crisi per tutti».

Nel bilancio viene presentato anche il progetto «Sfitti a rendere», che prevede azioni concrete per diminuire progressivamente il numero degli immobili sfitti, attraverso la ristrutturazione di cento appartamenti, in più lotti, e mediante il coinvolgimento di agenzie immobiliari. L’inizio dei lavori per il primo lotto è previsto a gennaio 2022.

Quanto alla questione delle imposte, l’Apsa spiega di aver versato per l’anno di imposta 2020 5,95 milioni per Imu e 2,88 milioni per Ires. Ribadisce poi l’impegno ad investire in iniziative legate a «impatto sociale» e rende noto che gli investimenti gestiti dal dicastero fino al 31 dicembre 2020 ammontano a 1.778 milioni con un rendimento gestionale pari a 1,53%. La conferma di una gestione prudenziale anche in un contesto difficile.

Infine, l’Apsa procede alla stesura di un piano triennale che consentirà di raggiungere traguardi di efficienza ed efficacia, grazie anche all’impegno di ogni dipendente (attualmente 102), «in un clima di trasparenza e collaborazione». Tutto, afferma Galantino, nella consapevolezza che «è dovere dell’Apsa conservare, migliorare e mettere a reddito il patrimonio affidatole».

di Salvatore Cernuzio