· Città del Vaticano ·

La «Regola» di san Benedetto

Una guida saggia
per vivere bene oggi

Il Prologo della «Regola»
10 luglio 2021

Può un testo che risale a millecinquecento anni fa essere pratico per vivere bene oggi? La Regola di san Benedetto è un testo classico di visione spirituale e atteggiamento umano. Questi testi classici spesso ci offrono poche parole che, però, hanno molto da dirci. Viviamo in un mondo e in una cultura che ci bombardano di parole. Spesso, ci sono così tante parole che ci inondano ogni giorno che abbiamo poco tempo, o non ne abbiamo affatto, per cogliere il loro significato e impatto. La tradizione monastica, sin dall’inizio, ha compreso il valore delle parole ben scelte e ben dette, così come quello del silenzio. In un momento di impeto o di reazione ai commenti di qualcuno, quante volte ci siamo pentiti della nostra risposta immediata o poco misurata? Sebbene possiamo avere un linguaggio colto, spesso abbiamo un senso meno colto di ciò che è meglio non dire, o sarebbe meglio dire in modo misurato e riflessivo.

Le parole iniziali della Regola di san Benedetto offrono un’indicazione che richiede una disciplina interiore. Il testo del Prologo della Regola recita: «Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del maestro e porgi l’orecchio del tuo cuore». Così come il linguaggio si è sviluppato nel corso dei secoli, allo stesso modo è aumentato il numero di parole e le distinte sfumature. Più parole bombardano il nostro udito, meno siamo intenti ad apprezzare attentamente il loro significato, impatto e potere. Eppure, in contrasto con questo, poche parole, ben dette, possono toccare il cuore, sollevare lo spirito umano, trasformare la mente, dare una direzione nelle scelte della vita, e rimanere in noi come una guida per una fruttuosa vita cristiana.

Sappiamo distinguere attentamente la differenza tra “sentire” e “ascoltare”. Possiamo sentire le parole che vengono pronunciate, e che passano rapidamente, spesso inavvertite e poco considerate. Al contrario, quando ascoltiamo veramente ciò che una persona dice, questo atto implica la nostra riflessione sull’impatto di ciò che viene detto, un’attenta considerazione o riflessione sull’influsso e sul significato di queste parole. Se stiamo veramente ascoltando con l’orecchio del cuore, queste parole passano dall’orecchio alla mente e al cuore. Spesso, quando ascoltiamo onestamente ciò che viene detto, ci poniamo delle domande: dovrei riflettere più seriamente su questi pensieri, mettere in discussione le mie motivazioni per quello che sto facendo, riconsiderare quello che sto facendo? E, a volte, questa contemplazione ci rassicura sui valori che stiamo cercando di vivere. Questo precetto di meditare seriamente è quello con cui san Benedetto inizia la sua Regola; quest’insegnamento iniziale serve come motto per la vita monastica, “ascoltare con l’orecchio del cuore”. Ma non è anche un invito per ognuno di noi nel percorso della propria vita, del vivere quotidiano?

Nelle Scritture, in particolare nell’Antico Testamento, il cuore abbracciava il processo e la riflessione della mente e del cuore insieme, in tandem. Ciò era inteso come un impegno di tutta l’interiorità di una persona. Troppo spesso le nostre reazioni nascono da un pensiero iniziale. Invece, iniziare con un pensiero e poi riflettere sulla risposta del cuore ci porta a un’espressione migliore e più completa di ciò che è meglio. «Cosa significa questo, quali sono le implicazioni di ciò che viene detto, perché mi si chiede di pensare in modo diverso?». San Benedetto potrebbe chiederci di intraprendere questo processo di “ascoltare con l’orecchio del cuore” nelle nostre decisioni, nelle nostre relazioni e nelle nostre risposte alla varietà di situazioni e domande che ci vengono poste. Ciò farebbe la differenza a ogni livello della nostra esistenza umana: all’interno della famiglia, dell’ambiente di lavoro, tra le famiglie e gli amici, tra i leader mondiali, tra le nazioni in guerra, tra i paesi che cercano soluzioni pacifiche.

Papa Francesco ci presenta una sfida importante con il suo annuncio del prossimo Sinodo dei vescovi; l’attenzione sarà concentrata sulla creazione di un processo sinodale per la Chiesa che si muove verso il futuro. Uno degli elementi chiave, che può avere un impatto su questo processo di coinvolgimento di tutta la Chiesa in questo impegno, è l’azione di ascoltare. E san Benedetto ha qualcosa di molto utile da offrire: che questo processo includa un “ascolto con l’orecchio del cuore”, come inizia la sua Regola. Ciò richiede una grande umiltà e apertura a ciò che l’altro ha da dire, da offrire come suggerimento, per cercare una risoluzione pacifica. Questa persona potrebbe essere uno strumento della volontà di Dio che si manifesta a noi? Un processo sinodale richiede una grande sincerità e un vero senso di ascolto profondo, amorevole, aperto e ricettivo.

Quest’anno l’11 luglio, festa di san Benedetto, uno dei patroni d’Europa, cade di domenica. Il suo insegnamento nella Regola ci offre un modo profondo di rinnovare i nostri cuori attraverso il nostro modo di ascoltare, cioè con tutto il cuore. Immaginate le benedizioni di pace e di speranza che potrebbero risuonare in tutto il mondo se il suo insegnamento di ascoltarci gli uni gli altri potesse diventare una realtà. Sia che questo speciale tipo di ascolto avvenga tra nazioni in lotta, partiti politici in disaccordo, leader religiosi, o persino all’interno delle famiglie, la nostra capacità di ascoltare con un profondo rispetto l’uno per l’altro, come figli di Dio, contiene la promessa di pace e benedizione per tutti. Anche nella nostra vita quotidiana, “ascoltare con l’orecchio del cuore” ci offre una promessa di pace e di speranza, mentre andiamo avanti ogni giorno. San Benedetto, prega per noi; aiutaci ad ascoltarci l’un l’altro con l’orecchio del cuore.

di Gregory John Frederick Polan
Abate primate dei Benedettini confederati