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Le ferite del virus in Asia

A pediatrician (L) conducts a general health checkup on a child at a government rural child health ...
02 luglio 2021

La seconda ondata del Covid-19 sta abbandonando l’India ma le ferite impresse dalla furia del virus sembrano destinate a durare. Il numero di casi totali registrati nel Paese ha superato i trenta milioni mentre quello dei morti sfiora i quattrocentomila ed è praticamente certo che questa cifra verrà superata nei prossimi giorni. Secondo numerosi specialisti, peraltro, il bilancio della pandemia è sottostimato e la letalità potrebbe essere fino a cinque volte superiore rispetto ai dati di cui si ha notizia.

La graduale diminuzione del numero di casi di Covid-19 non è uniforme e alcuni stati continuano ad essere colpiti in maniera significativa. Ottanta distretti mostrano un alto tasso di positività e i casi attivi sono concentrati principalmente in Maharashtra, Kerala, Tamil Nadu, Bengala Occidentale ed Odisha, che presentano tassi di crescita più alti di quello nazionale. La seconda ondata ha favorito la diffusione di un’infezione fungina, la Mucormicosi, contraddistinta da un alto tasso di mortalità, che può raggiungere il cinquanta per cento ed in grado di provocare mutilazioni nei pazienti sopravvissuti.

Le persone guarite dal Covid-19 e diabetiche sono le più a rischio ed il rapido aumento dei casi sarebbe legato all’uso incontrollato di steroidi, che indeboliscono il sistema immunitario già alterato dalla presenza del virus ed alla presenza di acqua contaminata nelle bombole di ossigeno o negli umidificatori degli ospedali. In condizioni normali la mucormicosi è molto rara ma in India è stata individuata undicimila e settecento volte sino al 25 maggio e sono necessarie terapie specifiche, costose e difficilmente reperibili, per tenerla a bada. I pediatri indiani stanno segnalando la presenza di casi di sindrome infiammatoria multi-sistemica (Mcs), una patologia rara ma grave che si manifesta nei bambini e negli adolescenti in un periodo compreso tra le quattro e le sei settimane dopo la guarigione dal Covid-19. I sanitari riferiscono che la patologia è il risultato di una risposta immunitaria estrema al virus che può sfociare nell’infiammazione degli organi interni, nello shock settico ed in sintomi neurologici. In un ospedale indiano, come riferito dalla Bbc, la maggior parte dei bambini malati è dovuta ricorrere al ricovero in terapia intensiva ed il novanta per cento di loro era reduce dal Covid-19 in forma asintomatica. I funzionari di Nuova Delhi intendono vaccinare quante più persone possibili per evitare l’arrivo di una terza ondata e nell’ultimo mese hanno somministrato quasi cinque milioni di dosi al giorno contro i tre milioni al giorno del mese precedente. In alcuni casi eccezionali sono state raggiunte le otto milioni di dosi nell’arco di ventiquattro ore ma non è chiaro se questi ritmi elevati potranno essere sostenuti anche in futuro.

Ci sono problemi logistici nel raggiungere le campagne, dove vivono i due terzi degli abitanti e difficoltà nell’offrire una copertura a tutta la popolazione, che sfiora il miliardo e mezzo di abitanti. L’India, nonostante possa contare su una vasta industria di produzione dei vaccini, ha immunizzato appena il quattro per cento dei suoi cittadini ed alcuni scienziati temono l’arrivo di una terza ondata nel giro di alcuni mesi. Il coronavirus ha inflitto danni devastanti all’India nel corso del 2020. Il lockdown nazionale, istituito dal primo ministro Narendra Modi nelle prime fasi della pandemia per aiutare l’inadeguato sistema sanitario, ha provocato una contrazione economica del ventiquattro per cento ed ha costretto milioni di lavoratori a lasciare le città per sopperire all’assenza di occasioni di impiego.

Il declino della crescita indiana, che dovrebbe comunque mostrare segnali di ripresa già nel 2021, potrebbe avere effetti significativi in grado di impattare sull’economia mondiale. Gli Stati Uniti e la Cina, i principali partner commerciali dell’India, subiranno interruzioni delle proprie catene di approvvigionamento.

I Paesi confinanti, invece, rischiano il contagio sanitario. Il governo del Bangladesh ha proclamato una settimana di quarantena nazionale dopo un aumento dei casi provocato dall’arrivo della variante Delta, molto infettiva ed identificata per la prima volta nella vicina India. Gli ospedali sono in difficoltà, principalmente nelle aree in prossimità della frontiera ed alcune cittadine rurali hanno riscontrato tassi di infezione del settanta per cento. La polizia e l’esercito sono stati incaricati di pattugliare le strade e di impedire alle persone di uscire di casa se non per emergenze o per comprare beni essenziali. Chiunque lascerà la propria abitazione senza un motivo valido potrà essere multato o persino arrestato e nel corso del lockdown settimanale si fermeranno anche gli uffici ed i trasporti con l’unica eccezione dei servizi emergenziali. Il Bangladesh è uno dei Paesi più sovrappopolati del mondo ed è stato duramente colpito dal Covid-19. L’alta densità della popolazione rende difficile il contenimento della pandemia mentre l’infrastruttura sanitaria limitata è una problematica non trascurabile. Il sistema sanitario viene messo raramente alla prova e nel 2020 si riteneva che il Paese avrebbe avuto bisogno di duecentocinquanta milioni di dollari di aiuti esterni solamente per rispondere all’impatto iniziale della pandemia.

Un certo numero di persone, in Bangladesh, erano indigenti o prossime all’indigenza prima dell’arrivo del Covid-19. Il fardello pandemico potrebbe portare ad un raddoppio del numero di poveri nel Paese. Il novantuno per cento degli intervistati da uno studio ha segnalato di non avere abbastanza denaro per potersi comprare del cibo ed il settantacinque per cento di non avere cibo a sufficienza. I bambini e le donne hanno subito le conseguenze peggiori. Le scuole sono rimaste chiuse negli ultimi mesi e ciò ha impedito a decine di milioni di bambini di fruire dell’istruzione, mentre le donne hanno dovuto svolgere una quantità gravosa di lavori domestici ed una su tre ha perso il lavoro a causa della crisi.

di Andrea Walton