Il Vangelo della domenica precedente ci parlava di Gesù scacciato dal suo paese e dai suoi stessi parenti. Oggi, nella prima lettura, anche il profeta Amos è cacciato dal suo paese: la voce del profeta, del testimone, è sempre scomoda e scomodante!
Allora Gesù si serve dei suoi discepoli: li manda a due a due perché, con la loro parola e la loro testimonianza, sappiano attirare gli altri.
Badate: non manda dei militanti (come fanno i partiti politici) e neppure dei propagandisti. Li manda poveri e senza mezzi umani, perché appaia chiaramente che la forza viene da Dio, dalla sua Parola, dal suo messaggio.
Per Gesù la testimonianza della vita è più decisiva della testimonianza della parola. A cosa servono tante iniziative nella Chiesa, tanti convegni, tanti libri, se poi dedichiamo poca attenzione al come si vive ciò che si predica?
Diceva Paolo
Allora non c’è da meravigliarsi se mai come in questo tempo le chiese sono sempre più vuote, e la pratica cristiana è sempre più sotto il segno della sterilità!
Le nostre parole possono sembrare seducenti, suscitare meraviglia, ma non convertono nessuno, perché forse soddisfano le 0recchie ma non penetrano fino al cuore.
Se vogliamo che la fede non muoia nella nostra società, dobbiamo vivere semplicemente, con lo stile di Gesù. Dobbiamo vivere e non soltanto annunciare il Vangelo con le parole .
Solo così saremo capaci di aiutare gli altri a camminare, a rialzarsi, a guarire dai loro mali, a capire che solo l’amore salva!
di Leonardo Sapienza