· Città del Vaticano ·

DONNE CHIESA MONDO

Tribuna

L’indipendenza è libertà contro gli abusi

02 ottobre 2021

È ormai acclarato che la mancanza di indipendenza economica rappresenta il maggiore ostacolo che impedisce alle donne di sottrarsi a situazioni di violenza.

Che cosa accade quando la “dipendenza economica” assume le forme di una scelta di vita? Quando non è il frutto di un’oppressione, ma una consegna alla vita comune, sia attraverso il voto di povertà oppure quello di sobrietà e condivisione dei beni?

Quanto e quando l’esercizio dell’autorità superiore, connessa anche al voto di obbedienza, si trasforma in abuso di potere, anche “finanziario”, quindi in una forma di violenza economica?

E quanto e come la dipendenza economica diventa un fattore di mancata denuncia degli abusi sessuali, subiti da donne consacrate da parte di religiosi? Quanto incide la sottomissione economica della vittima, soprattutto nei luoghi di maggiore povertà economica di provenienza, non solo per l’omessa denuncia, ma anche come elemento di ricatto e coercizione da parte dell’abusante?

A tutte queste domande cercano di rispondere le religiose, le suore, le avvocate, le attiviste che si stanno occupando del fenomeno degli abusi perpetrati nei confronti delle donne consacrate da parte di uomini consacrati. Nelle recenti disposizioni introdotte con determinatezza da Papa Francesco, recepite anche da alcune Conferenze episcopali (vedi Linee Guida) si individua la categoria di persona vulnerabile, ampliando il significato contenuto in altri testi e derivato dalle interpretazioni canoniste finora vigenti sui delitti contro il sesto comandamento. Al paragrafo 2 dell’art. 1 del Motu Proprio del 26 marzo 2019 Sulla protezione dei minori e delle persone vulnerabili: si definisce vulnerabile «ogni persona in stato d’infermità, di deficienza fisica o psichica, o di privazione della libertà personale che di fatto, anche occasionalmente, ne limiti la capacità di intendere o di volere o comunque di resistere all’offesa».

Le donne consacrate abusate sono da ricomprendere in questa categoria senza che questo ne comporti un ulteriore svilimento?

Gli interrogativi sono molteplici e possono diventare oggetto di studi e approfondimenti, ancora tutti da scrivere e sperimentare, facendo tesoro dei pensieri e delle azioni di chi ha aperto la strada e, soprattutto, dando voce a chi vuole urlare il suo dolore.

Il Vaso di Pandora, già crepato dalla forza di alcune donne coraggiose, a volte appoggiate da superiore libere, si è rotto, ha spinto un papa a chiamare “lupi” i suoi “confratelli” predatori, ma la strada è molto lunga.

di Grazia Villa
Avvocata per i diritti della persona