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Dentro il Vaticano - La Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli

Propaganda Fide, ogni giorno
fino ai confini della terra

 Propaganda Fide, ogni giorno fino ai confini della terra  QUO-144
28 giugno 2021

A colloquio con il cardinale prefetto Luis Antonio G. Tagle


Ha un’anima antica quanto il Vangelo, una storia ecclesiale di quattro secoli e l’intramontabile mandato a raggiungere quelle che Papa Francesco ama chiamare le “periferie” umane ed esistenziali. L’orizzonte di azione della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli coincide con il mondo, laddove la missione “ad gentes” richiede vocazioni, braccia, intelligenze, strutture. Un lavoro dai grandi “numeri”, sostenuto da un bilancio di 25 milioni di euro (dato ufficiale 2021), e insieme capillare e complesso, quello del dicastero guidato dal cardinale Luis Antonio G. Tagle, che ne spiega in dettaglio funzionamento, progetti, obiettivi:

Il decreto conciliare «Ad gentes» afferma che la Chiesa «è per sua natura missionaria» e che l’opera evangelizzatrice è un «dovere fondamentale del popolo di Dio». Che tipo di responsabilità e di impegno ne derivano per il dicastero al quale spetta «la propagazione della fede» nei territori di missione?

La Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli (Cep) ha come fine specifico l’attività missionaria, ossia l’evangelizzazione dei popoli e la creazione delle Chiese in seno ai nuovi popoli evangelizzati.

Dall’inizio (1622) quando fu fondata la Sacra Congregatio de Propaganda Fide, ad oggi, i Pontefici hanno mantenuto inalterata l’intuizione iniziale, di avere «un centro di propulsione, di direzione e di coordinamento» (RM 75) per l’azione missionaria, in cui la Missio ad Gentes fosse il criterio unificante di competenza. Tale visione si è mantenuta, pur con qualche modifica, anche nelle varie riforme della Curia Romana (cfr. Pastor Bonus, art. 85 e RM 75). La Cep ha pure il compito di aiutare il Vescovo di Roma nel promuovere la cooperazione missionaria, perché sia sempre più evidente ed effettivo che tutta la Chiesa per sua stessa natura è missionaria e l’intero Popolo di Dio prenda coscienza dell’impegno missionario, collaborandovi con la preghiera, con la testimonianza di vita e con il sostegno economico. In tale prospettiva, le attività della Cep sono propriamente dei servizi alle giovani Chiese.

La Cep ha una competenza territoriale. Assume nei suoi territori diverse responsabilità che sono assunte da singoli Dicasteri romani. Le sue competenze riguardano la costituzione (erezione, modifiche, soppressione) e la provvista delle Chiese particolari (la nomina dei Vescovi ed equiparati), nonché l’esercizio dell’ufficio episcopale nei Territori di Missione. Il Dicastero si occupa anche delle materie che riguardano la formazione del clero diocesano (in particolare nei Seminari e la nomina dei rettori), il ministero dei presbiteri, la vita religiosa e consacrata, l’apostolato dei catechisti e la vita dei fedeli-laici. Le competenze del Dicastero sono state ampliate mediante alcune “facoltà speciali” riguardanti la disciplina del clero e la Vita consacrata nella Chiesa missionaria. Il Dicastero aiuta anche il Sommo Pontefice ad assicurare l’Ordinario ad ogni Circoscrizione ecclesiastica.

Attualmente il numero delle Circoscrizioni ecclesiastiche (arcidiocesi, diocesi, ordinariati militari, vicariati apostolici, prefetture apostoliche, missioni “sui iuris”, amministrazioni apostoliche) dipendenti dal Dicastero è di oltre 1.100. Le Chiese locali affidate alla Congregazione si trovano in Africa (516), Asia (484), America (76) e Oceania (46), (cfr. Statistiche 2020, agenzia Fides).

La Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, nei limiti delle sue competenze, contribuisce al comune sforzo della Chiesa universale nella formazione dei futuri sacerdoti. Procura di suscitare le vocazioni missionarie clericali, religiose, laicali, e provvede all’adeguata distribuzione dei missionari. Nei territori che le sono soggetti essa cura parimenti la formazione del clero secolare, della vita religiosa e consacrata, e dei catechisti. Promuove la creazione dei Seminari e ne segue il funzionamento. È anche competenza sua studiare e approvare la Ratio Nationalis elaborata dalle singole Conferenze Episcopali dei suoi territori.

Oggi, secondo di dati della Pontificia Opera di San Pietro Apostolo (Pospa), si contano 800 Seminari, ripartiti in 222 Seminari maggiori con un totale di 23.138 Seminaristi maggiori (68% in Africa, 28% in Asia, 3% in America, e 1% in Oceania), accompagnati da circa 1.749 formatori; 120 Seminari propedeutici, con 6.003 Seminaristi propedeutici (88% in Africa, 12% in Asia, 1% in America, e 0 in Oceania), accompagnati da circa 411 formatori; 439 Seminari minori con un totale di 50.239 seminaristi minori (75% in Africa, 20% in Asia, 3% in America e 2% in Asia. In totale vi sono 76.367 seminaristi, accompagnati da 2.160 formatori.

Oltre di Seminari, la Cep dispone di Pontifici Collegi a Roma per la formazione di un Clero adatto alla sua missione nel mondo: il Pontificio Collegio Urbano (1627) per la formazione dei seminaristi, il Pontificio Collegio di San Pietro Apostolo (1946) e il Pontificio Collegio di San Paolo Apostolo (1965) per la formazione dei sacerdoti provenienti dai Paesi di missione, il Collegio San Giuseppe, presso l’Università Urbaniana, che ospitava nel passato i catechisti, è ora destinato ad accogliere sacerdoti (rettori, formatori e docenti di seminari) che partecipano ai programmi semestrali di aggiornamento presso la Pontificia Università Urbaniana. Il Collegio Mater Ecclesiae, a Castel Gandolfo, è riservato alle Religiose.

Vista da una prospettiva più “laica”, la realtà della Congregazione evoca spesso l’immagine di una potente macchina amministrativa con a capo un prefetto che, non a caso, viene definito mediaticamente “il papa rosso”. Ci può dare qualche dato sul personale e sulla struttura del dicastero?

Le risorse umane della Congregazione, oltre che dal Cardinale Prefetto, dal Segretario, dal Segretario Aggiunto e dal Sotto-Segretario, sono costituite da tre Capi Ufficio, tra cui, 2 per la Segreteria, uno per l’Amministrazione, da due Responsabili, rispettivamente per l’Archivio Storico e l’Archivio Moderno, e da 60 dipendenti: (25 in Segreteria, 20 in Amministrazione, 8 in Archivio Storico, 2 in Archivio Moderno e 5 di personale ausiliario).

La sezione Segreteria è composta da 22 Officiali sacerdoti provenienti da diverse Nazioni dell’Africa (Ghana, Repubblica Democratica del Congo, Mozambico, Senegal, Tanzania), dell’Europa (Italia, Malta, Polonia), dell’Asia (India, Filippine, Sri Lanka, Corea, Cina), e dell’America (Stati Uniti). Vi sono anche 4 religiose, 2 laiche consacrate, e 6 dipendenti laici che prestano servizio in vari settori. Il lavoro è distribuito secondo le aree geografiche e le capacità linguistiche. Ogni giorno la Congregazione riceve vari rapporti provenienti dai Nunzi apostolici, dalle Conferenze episcopali, dalle diocesi, e da vari enti. Essi descrivono situazioni sulle relazioni Chiesa-Stato, Evangelizzazione, Pastorale, Inculturazione, Formazione, Amministrazione, Profilo delle Chiese, Provviste per i vescovi, casi particolari.

La gestione del Patrimonio viene effettuata dall’Ufficio Amministrativo della Congregazione diretto da un Capo-Ufficio. L’Ufficio Amministrativo si compone di collaboratori laici, che operano nel settore contabile, mobiliare, locativo, tecnico e legale.

L’Archivio Storico, composto da circa 11 milioni di documenti in 14.000 volumi, comprende autentici tesori che vanno dal 1622 al 1965. Vi lavorano 8 persone. L’Archivio moderno conserva le pratiche degli ultimi 50 anni. Inoltre, la Cep utilizza vari Consultori e Commissioni di studio, collabora con gli Istituti di vita consacrata attraverso il già citato Consiglio chiamato “Consiglio dei 18”.

Tra gli organismi dipendenti dalla Cep a servizio delle Missioni c’è la Pontificia Università Urbaniana. Ha quattro Facoltà: Filosofia, Teologia, Diritto Canonico e Missiologia. Alla Facoltà di Missiologia è legato l’Istituto Superiore di Spiritualità e Catechesi Missionaria, oltre all’Istituto Specialistico di Storia dell’Evangelizzazione. L’Università Urbaniana ha varato il progetto «Affiliated Net» che permette a vari Istituti, soprattutto ai Seminari maggiori di diversi Paesi, di affiliarsi (con la possibilità di conseguire i titoli accademici della medesima), di essere aggregati, sponsorizzati e collegati tra loro con rete telematica. Oggi sono affiliati 104 Istituti (in Filosofia, Teologia, Diritto Canonico e Missiologia) di oltre 40 nazioni. Inoltre, nel 1975 sono stati istituiti il Centro Studi Cinesi che si dedica alla ricerca accademica su aspetti storici, socio-culturali e religiosi della Cina, e il Centro Studi Cardinal Newman dedicato all’illustre alunno dell’Università. Funziona anche l’Urbaniana University Press (Uup) che è al servizio dell’odierna “mission” della Congregazione e, come “university press” della Pontificia Università Urbaniana, essa opera nello scenario della globalizzazione, tanto interculturale quanto interreligiosa. Altri organismi dipendenti dalla Cep sono la Fondazione Domus Urbaniana (2005) e il Collegio Urbano (1627). La prima è una Fondazione autonoma, con personalità giuridica, canonica e civile. Ha sede nella Città del Vaticano.

Il Collegio Urbano fu fondato nel 1627, e trasferito al Gianicolo nel 1927. Oggi, esso funge come Seminario maggiore, ospita e forma circa 160 seminaristi provenienti da una trentina di diocesi.

Inoltre c’è la Fondazione Domus Missionalis (2005) che si prende cura dei quattro Collegi: il Pontificio Collegio di San Pietro Apostolo (1946) e il Pontificio Collegio di San Paolo Apostolo (1965). Sono attivi, inoltre, il Collegio Mater Ecclesiae (1970), trasferito a Castel Gandolfo, e il Collegio San Giuseppe per sacerdoti-professori che partecipano ai programmi semestrali di aggiornamento.

Altro organismo dipendente dalla Cep è il Centro Internazionale di Animazione Missionaria (Ciam). Intitolato al Beato P. P. Manna, è situato sul Gianicolo e rappresenta una casa di formazione missionaria a servizio delle quattro Pontificie Opere Missionarie e della Cep. Promuove numerosi corsi di formazione per sacerdoti, religiosi e laici, e per i membri delle Direzioni nazionali e diocesane delle Pom.

Infine c’è l’agenzia Fides. Tra le prime agenzie di stampa nel mondo, essa ha per scopo di far conoscere le Missioni attraverso la stampa, favorire l’animazione missionaria, suscitare la cooperazione all’opera missionaria mediante la promozione vocazionale e gli aiuti spirituali e materiali.

L’ampiezza degli ambiti di competenza del dicastero viene associata anche alla vastità del suo patrimonio materiale — soprattutto immobiliare — su cui talvolta si concentra un certo giornalismo sensazionalistico. Può chiarire i termini di questo rapporto e i criteri di gestione dei beni di proprietà della Congregazione?

La Congregazione trae la copertura finanziaria per raggiungere i propri fini istituzionali esclusivamente dalla gestione del patrimonio (mobiliare ed immobiliare).

L’autonomia amministrativa, di cui gode il Dicastero, non è di oggi, ma è nata con la stessa fondazione della Congregazione nel 1622 ed è normata nella Costituzione Apostolica Pastor Bonus della Curia Romana che stabilisce all’art. 92: «La Congregazione amministra il suo patrimonio e gli altri beni destinati alle missioni mediante un suo speciale ufficio, fermo restando l’obbligo di renderne debito conto alla Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede».

Di tale gestione la Congregazione deve rendere debito conto alla Segreteria per l’Economia. Dal momento che il bilancio della Congregazione è parte del bilancio consolidato della Santa Sede, la Segreteria per l’Economia, procede ad effettuare i controlli rituali per il tramite l’Ufficio del Revisore Generale, nel rispetto dei principi di revisione, per poi riferire al Consiglio per l’Economia.

Due elementi fondamentali costituiscono i criteri generali per la gestione del patrimonio immobiliare della Congregazione:

1. Innanzitutto, il principio che i beni e i contributi offerti alle Missioni debbono servire unicamente ed esclusivamente per lo scopo fissato dalla volontà del donante. Il rispetto della sua volontà obbliga in coscienza il donatario e determina la loro destinazione. L’amministrazione autonoma garantisce che i fondi destinati alle missioni siano utilizzati esclusivamente per quella finalità.

2. In secondo luogo, l’amministrazione del patrimonio immobiliare e mobiliare del Dicastero, viene gestita da precisi protocolli, approvati dalla Segreteria per l’Economia, che stabiliscono tutte le fasi della locazione e della gestione tecnico-manutentiva degli immobili; stesso protocollo viene seguito per gli investimenti mobiliari.

La locazione degli immobili è regolata da un “Protocollo” approvato dal Cardinale Prefetto che stabilisce tutte le fasi della locazione e della gestione tecnico-manutentiva degli immobili.

Si tratta di una gestione improntata alla ricerca di una equa redditività, al mantenimento ed alla valorizzazione del patrimonio. Questi obbiettivi primari vengono meno in presenza di situazioni obbiettive che li rendono secondari.

La colletta per le missioni e la raccolta fondi affidata alle Pontificie opere missionarie sono iniziative tradizionali che consentono di contare su nuove risorse. I fedeli che vi contribuiscono hanno il diritto di conoscere come vengono impiegate le loro donazioni: quali strumenti avete per garantire trasparenza ed eticità ai “costi” dell’evangelizzazione?

Le Pontificie opere missionarie compongono una rete mondiale di preghiera, di sacrificio e di carità al servizio del Santo Padre nella sua sollecitudine per la proclamazione del Vangelo e per l’aiuto alle giovani Chiese nei territori dipendenti dalla Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli.

La prima Opera, quella della Propagazione della Fede è stata fondata dalla Venerabile Paolina Marie Jaricot, una laica francese nata 22 luglio 1799. La Venerabile sta per essere beatificata, perché un miracolo per sua intercessione è stato approvato dalla Santa Sede a maggio scorso.

In realtà, il compito delle Pontefice opere missionarie parte dalla preghiera e dall’animazione missionaria fatta dai Direttori nazionali nei 120 Paesi del mondo, e prosegue con la formazione alla missionarietà.

Le offerte sono il frutto della preghiera, dell’animazione e della formazione. Esse aiutano i missionari e le giovane Chiese a realizzare il necessario per l’evangelizzazione. Il sostegno al servizio apostolico è soprattutto assicurato con la preghiera e il sacrificio. La carità materiale ha lo scopo di aiutare la Chiesa particolare nei territori di missione, a svolgere il suo compito di evangelizzazione e risponde alla responsabilità di cooperazione a cui ogni battezzato è chiamato. Non si tratta di dare soldi per costruire o organizzare qualcosa. Le offerte che vengono elargite sono piuttosto simbolo della partecipazione della Chiesa universale nel progetto apostolico di una Chiesa particolare. Si tratta di un lavoro in sintonia tra la Chiesa locale e la Chiesa universale.

Con il fondo universale di solidarietà vengono aiutate finanziariamente le Chiese locali dei territori di missione, le Chiese Orientali e dell’America Latina, affinché realizzino la loro attività pastorale e di evangelizzazione. La distribuzione delle offerte e alcuni progetti realizzati grazie al sacrifico dei donatori sono pubblicati sul sito www.ppoomm.va.

Da notare che ci sono 5 collegi romani sostenuti con le offerte della Pontificia Opera di Propaganda Fide (P opf ) in cui centinaia di sacerdoti e suore, provenienti dai paesi di missioni, vengono a Roma per seguire gli studi superiori, vicino alla Sede di San Pietro. Ogni anno la Congregazione, grazie al sostegno delle Pontificie opere missionarie, offre circa 500 di borse di studio per seminaristi, sacerdoti e religiose dei territori di missione e delle giovani Chiese che dipendono dal Dicastero missionario. È un profondo e solido impegno nell’opera di formazione che risponde alle attese e alle necessità delle Chiese locali, in Africa, Asia, Oceania, ed America Latina. Inoltre, un centinaio di Vescovi emeriti nei territori di missione ricevono un aiuto annuale dalle pp.oo.mm. In conclusione, tramite l’attività delle pp.oo.mm. , il Dicastero favorisce e incoraggia l’animazione e la formazione missionaria affinché sia rafforzato lo spirito missionario nelle Chiese locali e nella Chiesa universale.

Se la “missione” è il punto focale del lavoro della Congregazione, tanto più deve esserlo nell’ambito della gestione delle risorse economiche che sostengono il suo servizio apostolico. In questo senso il “bilancio di missione” del dicastero — che coniuga appunto dati contabili e obiettivi pastorali — può diventare un modello virtuoso per tutte le altre realtà vaticane?

La Cep copre i suoi bisogni finanziari grazie alla gestione del patrimonio mobiliare ed immobiliare. Avvalendosi anche del contributo delle Pontificie opere missionarie, il Dicastero sostiene le attività pastorali delle Chiese locali tramite i sussidi ordinari annuali o straordinari destinati alla realizzazione di determinati progetti. La Formazione del clero, dei seminaristi, dei religiosi/religiose di diritto diocesano e dei catechisti è un settore importante in cui interviene il Dicastero. Il patrimonio mobiliare e immobiliare è destinato oltre al mantenimento della Congregazione, principalmente al finanziamento della Pontificia Università Urbaniana, che rappresenta l’unica Università esclusivamente missionaria nel mondo. Tramite l’Università il Dicastero promuove la ricerca in teologia, spiritualità e pastorale missionaria (Pastor Bonus art. 86).

La Congregazione mette a disposizione, e sostiene economicamente una rete di Collegi in Roma e a Castel Gandolfo che operano a servizio dell’attività missionaria delle giovani Chiese e per la loro qualificazione umana, spirituale, culturale e teologica. La rete oggi comprende il Pontificio Collegio Urbano de Propaganda Fide per seminaristi (con circa 160 posti); il Pontificio Collegio San Pietro Apostolo per sacerdoti (con 180 posti); il Pontificio Collegio San Paolo Apostolo per sacerdoti (190 posti); il Pontificio Collegio Mater Ecclesiae per religiose, a Castel Gandolfo (120 posti). Infine esiste il Collegio Missionario San Giuseppe (per circa 25 posti), che, nel corso dell’anno, promuove, in collaborazione con la Pontificia Università Urbaniana, corsi di aggiornamento semestrali destinati ai formatori (rettori e vice rettori) e a professori stabili degli Istituti e Seminari dei territori di missione. Il Centro Internazionale d’Animazione Missionaria (Ciam) organizza dei seminari, conferenze e ritiri spirituali per vari agenti dell’attività missionaria. La borsa di studi concessa ai Seminaristi, Sacerdoti o Suore che studiano a Roma copre le spese di vitto, alloggio, tasse accademiche e assicurazioni per un periodo che può durare da tre a cinque anni.

I Seminari nei Territori dipendenti dal Dicastero, tra cui 104 Istituti affiliati all’Università Urbaniana, ricevono un sostegno pedagogico tramite i docenti dell’Università, ed economico grazie alla Pontificia Opera di San Pietro Apostolo (Pospa) che assicura il sussidio ordinario per il loro funzionamento. Ad esempio, per l’anno accademico 2019-2020, la Pospa ha offerto il sussidio ordinario a 781 Seminari, con un totale di 79.380 seminaristi, che copre circa 67% delle spese ordinarie. E un aiuto economico è stato elargito a 1200 Noviziati per un totale di 7.845 novizi, di cui 2.801 ragazzi e 5.044 ragazze.

L’azione del Dicastero comprende anche la formazione dei catechisti e dei laici impegnati. Un sussidio ordinario è concesso annualmente alle Diocesi per i catechisti, mentre una borsa di studi è erogata a quelli che proseguono la formazione catechetica nei vari Istituti dei territori di missione.

Nel campo della cooperazione missionaria il Dicastero, attraverso le Pontificie opere missionarie, segue molti progetti per la Chiesa e per il culto, come pure numerosi progetti educativi, sanitari e tanti altri progetti per lo sviluppo. Secondo i dati del 2020 si parla di circa 29.287 scuole materne, 60.099 primarie e 26.634 secondarie. Nel campo dell’assistenza sanitaria si parla di circa 2.675 ospedali, 7.985 dispensari, 526 lebbrosari. Il numero dei battezzati è aumentato in molte parti dei territori missionari (cfr. Statistiche “Fides” 2020), in particolare in Africa e Asia. Attualmente, la quasi totalità dei vescovi e dei sacerdoti sono autoctoni. Si moltiplicano le vocazioni sacerdotali, religiose, e laicali. Numerosi ragazzi o ragazze entrano nelle congregazioni missionarie. Le giovani Chiese con i loro problemi e i loro difetti, ma con le loro risorse di vocazioni sacerdotali e religiose e di entusiastica adesione al Vangelo, sono diventate soggetti di missione per le vecchie Chiese, soprattutto europee, in un interscambio di persone e di opere da un continente all’altro. Le Chiese sorte nei territori di missione contribuiscono a dare nuovo vigore alle spente comunità occidentali, con l’assunzione di responsabilità pastorali in parrocchie, istituti religiosi, movimenti.

Proprio alle Pontificie opere missionarie il Papa ha indirizzato di recente un messaggio che ricorda la centralità dell’azione dello Spirito nell’opera evangelizzatrice e mette in guardia dalle tentazioni del funzionalismo, dell’elitarismo, dell’autoreferenzialità. Quali sono le sfide e le priorità che vi attendono per corrispondere in concreto alle sollecitazioni di Francesco?

L’animazione missionaria è un compito primario che deve svolgere la Cep mediante le Pontificie opere missionarie per risvegliare la coscienza missionaria.

La preghiera per le missioni è anche essenziale. Papa Francesco ripete con insistenza che il soggetto dell’evangelizzazione è lo Spirito Santo. Noi siamo solo suoi collaboratori. La missione è opera Sua. È inutile agitarsi. Non serve organizzare noi, non serve urlare. Non servono trovate o stratagemmi. Serve solo chiedere di poter rifare oggi l’esperienza che ti fa dire «abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi». Perciò, per la missione dobbiamo tutti insieme, come Popolo di Dio, pregare. È il dovere del vescovo, prima ancora di ogni attività missionaria.

Un’altra sfida importante consiste nel promuovere l’apertura delle Chiese locali alla Chiesa universale e al mondo. Gesù ci ha detto: «Voi siete tutti fratelli» (Mt 23, 8). Invece, in alcuni territori di missione emergono degli eccessi abbastanza frequenti di nazionalismo, di tribalismo o castismo, preoccupanti per l’annuncio del Vangelo. Contro tali deviazioni, bisogna impegnarsi a costruire un mondo più aperto, più fraterno e solidale. Occorre, come raccomanda Papa Francesco, «allargare la mia cerchia, arrivare a quelli che spontaneamente non sento parte del mio mondo di interessi, benché siano vicino a me» (cfr. Enc. Fratelli tutti, 95). L’inculturazione della fede è un «processo mediante il quale la fede si incarna nelle differenti culture» (cfr. Ecclesia in Africa, 59). Il Dicastero è persuaso del valore di incarnare la fede nelle culture ma è altrettanto convito del fatto che occorra vigilare per evitare che venga falsificata o annacquata l’immagine di Gesù e del suo messaggio. La fede cristiana non si identifica con alcuna cultura. Come ha riconosciuto Giovanni Paolo ii , «restando pienamente se stesso, nella totale fedeltà all’annuncio evangelico e alla tradizione ecclesiale, il cristianesimo porterà anche il volto delle tante culture e dei tanti popoli in cui è accolto e radicato». Lo Spirito Santo, afferma Papa Francesco, abbellisce la Chiesa, con le espressioni nuove delle persone e delle comunità che abbracciano il Vangelo. Così la Chiesa, assumendo i valori delle differenti culture, diventa sponsa ornata monilibus suis, “la sposa che si adorna con i suoi gioielli”, di cui parla il Profeta Isaia.

«L’evangelizzazione e il dialogo interreligioso, lungi dall’opporsi tra loro, si sostengono e si alimentano reciprocamente» ( Eg 251). Il dialogo non sostituisce l’annuncio (cfr. Dialogo e Annuncio, 1991). Pertanto, il Dicastero è convinto dell’importanza di promuovere il dialogo interreligioso nello svolgimento dalla sua missione. Oggi più che mai, la Chiesa deve mantenere l’impegno per un dialogo sincero tra le diverse fedi e con tutti i credenti, in particolare con l’islam. Dialogare con l’Islam moderato è una maniera di lottare contro il fondamentalismo. Infatti, il dialogo serve a «stabilire amicizia, pace, armonia e condividere valori ed esperienze morali e spirituali in uno spirito di verità e amore... Le diverse religioni, a partire dal riconoscimento del valore di ogni persona umana come creatura chiamata ad essere figlio o figlia di Dio, offrono un prezioso apporto per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia nella società» (cfr. Fratelli tutti, 271).

È importante educare, soprattutto i giovani, nel rispetto, nel dialogo e nella fraternità in vari spazi educativi: a casa, a scuola, nelle chiese e nelle moschee. In questo modo si arriverà a contrastare la violenza settaria e si potrà promuovere la pace e l’armonia tra le varie comunità religiose.

di Amedeo Lomonaco