· Città del Vaticano ·

Donne e uomini nella Chiesa/20
La naturale umana tensione verso la salvezza

Orientamento
e disorientamento

Nicolaes Maes, «Cristo benedice i bambini» (1650)
26 giugno 2021

«L’uomo è spirituale, cioè vive la sua vita in una continua tensione verso l’Assoluto, in una apertura a Dio […]. Egli è uomo solo perché è in cammino verso Dio, lo sappia o no espressamente, lo voglia o no. Egli è sempre l’essere finto totalmente aperto a Dio» (Karl Rahner, Uditori della parola, Torino, 1988, pagine 97-98).

Questa citazione fornisce una chiara e inequivocabile descrizione dell’essere umano, donna e uomo, come di un soggetto caratterizzato da un preciso orientamento a Dio, mediante un dinamismo che finalizza al termine ultimo tutti gli ambiti dell’esistenza, ordinandoli in funzione del fine ultimo da raggiungere. È qui centrale anche il concetto di apertura che rivela come, nonostante tutti i limiti della condizione umana, il soggetto possa sempre protendersi oltre, verso l’illimitato e infinito.

Questa descrizione, tuttavia, può ingenerare perplessità in chi la legge, perché ciò che sembra prevalere nelle donne e negli uomini di oggi non è tanto l’orientamento finalistico, quanto, piuttosto, il disorientamento che indica la mancanza di una meta definita, in riferimento alla quale elaborare un proprio progetto esistenziale. La progettualità è molto spesso assente e l’attenzione all’attimo presente domina scelte e decisioni che appaiono tra loro slegate e senza alcun criterio che le orienti in vista di qualcosa che le trascenda. È allora legittimo chiedersi se tra le parole di Rahner e la situazione attuale vi sia contrasto e, considerando l’evidenza di quello che si riferisce al presente, se le affermazioni del teologo tedesco debbano essere accantonate, come prive di fondamento nella realtà.

In effetti, guardando in profondità, il contrasto è solo apparente perché abbiamo qui a che fare con due differenti piani di riferimento che non si escludono a vicenda, ma che possono essere composti evidenziando la loro diversità.

Il testo di Rahner, infatti, si riferisce a un orientamento che è dimensione ineliminabile della struttura costitutiva dell’essere umano, donna e uomo, e che, pertanto, non dipende dalle personali prese di posizione, che possono non riconoscerlo ma mai annullarlo. Il contemporaneo disorientamento, invece, afferisce alla sfera esistenziale, della mutevolezza storica e contingente, nella quale ciascuno può disporre di se stesso senza prestare attenzione alla propria costituzione originaria. L’orientamento, cioè, può essere disatteso, ma non può essere mai eliminato, poiché entra a far parte di tutto quello che rende propriamente umani.

Per i credenti l’orientamento assume una configurazione del tutto particolare, in quanto non è più il soggettivo tendere a una meta che sempre trascende, ma si configura come sequela Christi, ovvero come il camminare su una strada che è già tracciata e che è stata aperta da Colui che ha assunto la nostra condizione umana per redimerla e trasfigurarla.

È rilevante sottolineare che, per chi crede e per chi non crede, il termine ultimo è lo stesso, cioè la salvezza, e qui risulta utile un altro concetto di Rahner, cioè quello dei “cristiani anonimi” che ora può essere un po’ esplicitato e articolato. Tale concetto poggia su un dato teologico fondamentale, per il quale, ai fini della salvezza, è indispensabile la fede in Gesù Cristo. Il teologo tedesco accoglie pienamente questa proposizione teologica, ma specifica che la fede può essere esplicita o implicita. La fede esplicita è quella delle donne e degli uomini che consapevolmente si riconoscono credenti e appartenenti alla Chiesa, mentre quella implicita è di chi, senza professarsi cristiano, assume, però, la responsabilità etica e umana della personale esistenza e la vive alla luce della propria coscienza.

Anche nella vita dei “cristiani anonimi”, pertanto, vi può essere un chiaro orientamento che eviti la dispersione in mille faccende secondarie le quali impediscono una chiara progettualità; la fede implicita di queste donne e di questi uomini, inoltre, è ugualmente pegno di salvezza perché proiettata al di là dell’attimo presente. La sottolineatura del carattere dinamico dell’esistenza, orientata a Dio, consente di prestare attenzione ai diversi percorsi personali delle donne e degli uomini, che non sono sovrapponibili perché segnati dalla differenza di genere, ma che condividono l’identica tensione al fine ultimo trascendente.

di Giorgia Salatiello