· Città del Vaticano ·

Un libro sulle gesta e le glorie della famiglia Koch

Dal Reno al Tevere

Un particolare della copertina del libro
26 giugno 2021

Guardare indietro a tempi passati, quando non c’erano pandemie né preoccupazioni per il futuro, al momento è salutare. Certo, anche allora non erano sempre belli, segnati a volte dai disordini causati dalle guerre, altre dai colpi del destino. Ma non è mai venuta meno la calorosa coesione delle famiglie, attraverso le generazioni e tre continenti, i viaggi dal Reno al Tevere, o anche dal Tevere per ritornare al Reno e nella zona della Ruhr.

Joseph Anton Koch e la sua grande famiglia (Joseph Anton Kock und seine große Familie) è il titolo di un libro pubblicato di recente dalla casa editrice romana L’Erma di Bretschneider (2021, 186 pagine, 125 euro), a cura di Elmar Bordfeld, dal 1971 al 1987 caporedattore dell’edizione in lingua tedesca de «L’Osservatore Romano».

Pur essendo cresciuto in Germania, anche Bordfeld fa parte della grande famiglia che ha come capostipite il famoso pittore, incisore su rame e disegnatore tirolese Joseph Anton Koch (1768-1839). Dal 1795 questi lavorò a Roma, dove fu uno tra i più importanti nazareni di lingua tedesca. Sposò Cassandra Ranaldi di Olevano Romano, luogo idilliaco da lui spesso dipinto, situato trenta chilometri a sudest della città eterna, e con lei fondò questa famiglia tanto ramificata, che però non si è mai persa completamente di vista. La sua storia, antica di oltre 225 anni, è legata a Roma, i Papi e lo Stato della Chiesa, ma anche al boom edilizio quando la città, dal 1871, divenne la nuova capitale del Regno d’Italia, e con il suo successivo sviluppo. Perciò questa interessante opera pubblicata in una edizione bilingue tedesca e italiana non è solo un album di famiglia per i discendenti di Koch. È anche un pezzo di storia della cosiddetta colonia tedesca a Roma, vista e narrata, per una volta, da un’angolazione diversa.

Da molto, ormai, tanti membri della famiglia hanno cognomi italiani o nomi italiani e cognomi tedeschi. Le figlie si sposarono, perdendo così il cognome Koch. I figli e i generi furono pittori come il capostipite. L’architetto Gaetano Koch, un nipote, è famoso per i suoi palazzi in stile neorinascimentale, ad esempio nell’attuale piazza della Repubblica a Roma, o anche per l’edificio della Banca d’Italia, completato nel 1892, chiamato ancora oggi Palazzo Koch. Luciano Koch, discendente del figlio del pittore, Augusto, fu ambasciatore. Alcuni membri della famiglia, entrati a farne parte per matrimonio, sono stati orologiai e gioiellieri — ancora oggi il nome Hausmann & Co è tra i più rinomati a Roma — e hanno collocato molti orologi da tavolo e a pendolo anche nella Città del Vaticano.

Altri ancora sono stati rilegatori e librai, soldati e ufficiali. Molti membri della famiglia, non importa se a Roma, a Bonn e a New York, hanno appeso nel salotto di casa un bellissimo albero genealogico. Ormai ne esistono tre, due dei quali disegnati davvero come alberi con molti rami, sui quali sono indicati i nomi dei discendenti di Koch. Il primo è stato disegnato nel 1923 dal rilegatore Costantino Glingler, marito della discendente di Koch, Erna Hausmann. L’ultimo albero genealogico, del 2019, è stato realizzato dalla discendente Giulia Fabbricotti attraverso la piattaforma online di genealogie My Heritage sotto forma di diagramma. In formato pdf, può essere ingrandito attraverso il link indicato nel libro. E da esso si evince che le persone che fanno parte della grande famiglia Koch sono ormai più di 900.

I discendenti non sono però uniti solo dagli alberi genealogici. Nel cimitero tedesco nella Città del Vaticano, ovvero il Campo Santo Teutonico, non è sepolto solo il capostipite. Diversi rami della sua famiglia hanno lì le loro cripte. Ed erano o sono membri importanti dell’Arciconfraternita di Santa Maria della Pietà dei Teutonici e dei Fiamminghi, che si prende cura del cimitero. La fede cattolica «ha sostenuto questa famiglia spiritualmente in tutte le vicissitudini e situata socialmente», osserva nel libro monsignor Stefan Heid, membro della presidenza dell’Arciconfraternita.

A rendere le 184 pagine del libro, illustrate con numerose fotografie, una lettura varia, è la molteplicità di autrici e autori. Naturalmente vengono omaggiate in modo approfondito la vita e l’opera del capostipite, tra gli altri anche dalla storica dell’arte Claudia Nordhoff. La maggior parte degli autori fa però parte della grande discendenza e ripercorre in modo straordinario, e talvolta originale, la storia del ramo della propria famiglia. Marco Lodoli, noto scrittore e membro del ramo che ha a capo Augusto Koch, offre profonde riflessioni sull’albero genealogico. Ma anche sugli affreschi di Koch relativi alla Divina Commedia di Dante nel Casino Massimo al Laterano: «Guardo e penso con orgoglio: bravo nonno, perché questo Koch tedesco-romano è stato la radice di tutta la mia famiglia…». Il curatore Elmar Bordfeld e sua moglie Vera si dedicano anche al pittore Johann Michael Wittmer (1802-1880) anche lui originario dell’Alta Baviera, che come genero di Joseph Anton Koch si prese cura della sua eredità artistica. Il professore Giorgio Koch, pronipote del pittore, descrive la straordinaria opera del padre Renato nel settore dell’aviazione e della trasmissione nel xx secolo.

Straordinari sono gli episodi collegati al Vaticano. Così, alcune ricerche d’archivio hanno rivelato che Papa Pio ix contribuì per metà alla dote della figlia di Wittmer, Mathilde (nipote di Koch), perché questa potesse sposare nel 1865 il sottotenente Max Hefner, del corpo d’élite dell’esercito pontificio degli zuavi. Per la sposa di un ufficiale era d’obbligo una dote di tremila scudi, ma la famiglia Wittmer poteva offrirne solo la metà. È inoltre interessante ciò che racconta il ramo Hausmann, come fornitore di orologi per la casa reale dei Savoia e dei Papi. Seicento lire di stipendio mensile per ricaricare e svolgere la manutenzione degli orologi in Vaticano, questo era stato stabilito nel 1920 da un impiegato di Papa Benedetto XV. Il futuro Papa Paolo vi da giovane prelato era amico della famiglia Hausmann.

E infine, neanche a dirlo, anche il fondatore della casa editrice L’Erma di Bretschneider (1896) che ha pubblicato questo libro, fa parte della grande famiglia Koch. Suo nipote Roberto Marcucci, che oggi dirige la casa editrice insieme alla moglie, nel libro narra che suo nonno, originario della Sassonia, alla fine si stabilì a Roma. Per i suoi meriti nell’ambito della diffusione della letteratura scientifica in lingua tedesca e italiana fu nominato “libraio di corte della real casa” Savoia. Nel 1904 Max Bretschneider sposò Maria Hefner, pronipote del pittore Joseph Anton Koch. La coppia ebbe sei figli.

di Christa Langen-Peduto