· Città del Vaticano ·

Presentata la Giornata di riflessione e di preghiera per il Libano che si celebra il 1° luglio

Camminando insieme pregando insieme

 Camminando insieme pregando insieme  QUO-142
25 giugno 2021

Pubblichiamo il testo dell’intervento del cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese orientali e vice decano del collegio cardinalizio.

L’accoglienza mostrata dal Santo Padre Francesco alla proposta di convocare una giornata di riflessione e preghiera sul Libano si colloca entro un percorso di attenzione al Paese dei cedri che viene da lontano.

All’inizio dell’Esortazione apostolica Una nuova speranza per il Libano, san Giovanni Paolo ii scriveva: «Quando convocai una Assemblea speciale per il Libano del Sinodo dei Vescovi, il 12 giugno 1991, la situazione del Paese era drammatica. Il Libano era stato profondamente scosso in tutte le sue componenti. Ho invitato i cattolici presenti in quella terra ad intraprendere un itinerario di preghiera, di penitenza e di conversione, che permettesse loro di interrogarsi, davanti al Signore, sulla loro fedeltà al Vangelo e sul loro effettivo impegno nella sequela di Cristo. Era necessario che i Pastori e i fedeli, mediante una lucida presa di coscienza compiuta nella fede, discernessero e precisassero meglio le priorità spirituali, pastorali e apostoliche da promuovere nel contesto attuale del Paese. Fin dall’inizio, ho chiesto alle altre Chiese e Comunità ecclesiali di volersi associare a questo sforzo, manifestando l’intenzione ecumenica dell’Assemblea sinodale, poiché la speranza per l’avvenire del Libano è legata pure a quella dell’unità dei cristiani. Era in questione anche la ricostruzione materiale e spirituale del Paese, preoccupazione fondamentale di tutti; e ciò non era possibile che con la partecipazione attiva di tutti gli abitanti».

Dopo un lungo cammino preparatorio, il Sinodo Speciale per il Libano fu celebrato nel 1995 a Roma; e l’Esortazione apostolica di cui ho citato l’inizio fu consegnata dal santo Pontefice nel corso del suo viaggio nel Paese dei cedri, nel maggio del 1997. Anche Papa Benedetto scelse proprio la stessa terra per firmare e consegnare il Documento a conclusione del Sinodo Speciale per il Medio Oriente, nel settembre 2012, Ecclesia in Medio Oriente, nella quale ben 7 numeri, dall’11 al 18, sono dedicati alla tematica ecumenica, declinata su molteplici livelli.

Trent’anni fa la situazione era drammatica, abbiamo ascoltato, ma sembra di leggere una cronaca dei nostri giorni. La comunità cristiana, in tutte le sue componenti, si interroga, riflette e prega: lo fa nelle persone dei capi delle rispettive Chiese e Comunità ecclesiali, che vengono a Roma non portando soltanto se stessi, ma il grido di un popolo, che certamente li accompagna in preghiera.

Sul programma essenziale mi limito a fare alcune annotazioni.

Vedrete in più di un’occasione il Santo Padre e i capi delle Chiese e Comunità ecclesiali “camminare insieme”: lo faranno per recarsi dalla Domus Sancta Martha alla Basilica Vaticana, all’inizio della giornata, dopo il momento di accoglienza e saluto nella hall della residenza che li vedrà tutti insieme ospiti dalla sera del 30 giugno alla mattina del 2 luglio.

Dopo la preghiera del Padre nostro scenderanno le scale della Confessione dell’apostolo Pietro, e ciascuno porrà una candela come segno della preghiera che arde chiedendo l’intercessione dell’apostolo. Durante la giornata non li potremo vedere né ascoltare, perché le porte della Sala Clementina del Palazzo apostolico resteranno chiuse ai nostri sguardi: a porte chiuse, nel cenacolo, gli apostoli restavano uniti in preghiera, insieme con Maria, e ricevettero il dono dello Spirito che diede loro il coraggio dell’annuncio. Sarà la nostra preghiera di intercessione, che potrebbe essere lanciata nelle parrocchie e nelle comunità religiose non solo del Libano lungo quella giornata a farci sentire vicino a loro e sostenerli nel momento di ascolto reciproco e discussione.

Come nella Basilica di San Nicola a Bari, il 7 luglio 2018, il tavolo dell’incontro sarà rotondo, e intorno ad esso siederanno insieme al Santo Padre il nunzio apostolico in Libano, monsignor Joseph Spiteri, che fungerà da moderatore, e i dieci capi delle comunità cristiane: per parte cattolica, il patriarca maronita cardinale Bechara Boutros Raï, quello siro-cattolico Ignace Youssef iii Younan, quello melkita Youssef Absi, il vescovo caldeo Michel Kassarj e il vicario apostolico latino monsignor Cesar Essayan.

Come sapete, il 22 giugno è iniziato il Sinodo per eleggere il successore del patriarca Gregorio Pietro xx Ghabroyan, deceduto il 25 maggio scorso: in base agli esiti delle votazioni, potrà essere o meno inviato un delegato di quella Chiesa patriarcale.

Il programma, tra mattina e pomeriggio, prevede che ci saranno tre sessioni di lavoro, ciascuna delle quali introdotta dalle parole di un relatore.

La preghiera conclusiva in Basilica vedrà la possibilità di partecipazione al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, secondo le indicazioni a loro fornite dall’Ufficio del protocollo della Segreteria di Stato, e sono state invitate tutte le comunità religiose maschili e femminili oltre che i fedeli laici libanesi presenti in Roma.

Come al mattino, il Santo Padre e i capi delle Chiese cammineranno insieme, in processione, seguendo il sacerdote che porterà il Vangelo. Il testo della preghiera ecumenica per la pace vedrà la proclamazione di alcuni brani della Parola di Dio, alternati con preghiere di invocazione e canti delle diverse tradizioni rituali presenti in Libano, con testi in arabo, siriaco, armeno, caldeo.

Verso la fine della celebrazione, il segno della pace non sarà scambiato nel modo tradizionale — nel rispetto delle normative legate alla pandemia — ma alcuni giovani consegneranno ai leader cristiani una lampada accesa, che verrà poi collocata su un candelabro: è la speranza di pace che le giovani generazioni consegnano chiedendo l’aiuto perché essa non venga spenta dalle tribolazioni del presente.

Al termine il Santo Padre rivolgerà una parola conclusiva e prima del congedo donerà una formella a ricordo della giornata recante il logo.

A proposito del logo: la statua della Madonna di Harissa, che veglia sul Libano ed è riconoscibile arrivando dal mare, santuario che accoglie pellegrini di ogni età, confessione e credo, certamente accompagnerà lo svolgimento della giornata del 1° luglio perché possa sorgere presto un nuovo sole, evocato dalle parole di speranza del grande poeta libanese Kahil Gibran: oltre la nera cortina della notte c’è un’alba nuova che ci aspetta.

Un anno dopo la terribile esplosione nel porto di Beirut con le dense nuvole che oscurarono lo sguardo riempendolo di lacrime, vogliamo tornare a vedere il sole insieme ai nostri fratelli e sorelle del Libano.

di Leonardo Sandri