
Pubblichiamo la prefazione dell’arcivescovo di Spoleto-Norcia, al volume "Incanto Tardogotico. Il trittico ricomposto del Maestro della Madonna Straus" (a cura di Adele Breda e Anna Pizzamano, Perugia, Quattroemme, 2021). La mostra omonima aprirà il prossimo 15 giugno presso il Museo Diocesano di Spoleto (fino al 7 novembre 2021).
Nell’estate 2019, in occasione della mostra Fra Angelico and the Rise of the Florentine Renaissance, erano presenti al Museo del Prado due ante dipinte conservate ai Musei Vaticani, attribuite al Maestro della Madonna Straus e raffiguranti Santa Paola e Santa Eustochio. Una mostra dal titolo Gotico americano. I Maestri della Madonna Straus, aperta a Palazzo Barberini nel settembre 2018, aveva riacceso l’interesse per questo anonimo toscano il cui nome deriva da quello dei collezionisti Edith Abraham e Percy Selden Straus: dalla loro raccolta provengono le tavole, che nel 1944 entrarono a far parte della collezione del Museum of Fine Arts di Houston (Texas). Le nostre opere sembrano posizionarsi tra quelle al vertice nella graduatoria degli smembramenti. La separazione degli elementi di un polittico non significa solamente la perdita di una unità ma anche l’impossibilità di cogliere il messaggio che all’opera veniva affidato; quando viene meno l’impianto sintattico è come quando ci si trova di fronte ad uno scritto redatto in una lingua di cui non si conosce appieno il significato.
Si vedono sguardi che non dialogano più e si perdono nel vuoto; angeli annunzianti ai quali nessuna Annunziata sembra più prestare attenzione e, all’opposto Vergini Annunziate che scrutano inutilmente l’orizzonte cercando l’arcangelo Gabriele.
Se per l’Annunciazione è sufficiente il più semplice dei sillogismi per individuare la figura non presente, per altre immagini diventa ardua o impossibile l’identificazione degli elementi mancanti.
Ogni smembramento è una perdita di identità per una comunità e per il suo territorio; è una voce che viene soffocata; l’opera è privata della possibilità di relazionarsi con chi l’ha commissionata, con i destinatari, con tutti quei fruitori che a vario titolo con essa si rapportavano.
Dall’approfondimento della ricerca ad opera di Adele Breda ed Anna Pizzamano, si è arrivati ad una ipotesi che le ulteriori indagini — in collaborazione con Mons. Giampiero Ceccarelli e Stefania Nardicchi — hanno trasformato in certezza: i due sportelli appartengono all’opera del Maestro della Madonna Straus proveniente da Abeto ed ora conservata al Museo Diocesano di Spoleto. Al centro si trova la Madonna col Bambino ritratti in una fisicità rigogliosa e garbata, dove ogni dettaglio si presenta in tutta la sua ricchezza di significazioni e allusioni.
Gli angeli sorreggono una cortina fatta di uno splendido e costoso tessuto, analogo a quelli descritti nell’inventario della Cattedrale spoletina redatto nel 1426; qui alle carte 30 e 31 troviamo:
«Item unum dossale de drappo de auro cum campo azzurino cum certis compaxis et cum certis avibus et animalibus... Item unum dossale de drappo de auro cum campo violato laborato cum certis compassibus in quibus compassibus sunt aves et alia animalia in campo rubeo».
La porzione centrale dell’opera, decurtata nella parte inferiore e in quella sommitale, era conservata ad Abeto fino a quando per motivi di sicurezza fu trasferita al Museo Diocesano di Spoleto; delle ante si era persa ogni traccia, perfino la memoria.
Nonostante lo stato frammentario della tavola centrale, possiamo oggi, in occasione di questa esposizione, presentare il Trittico di Maria Santissima di Piè di Castello ricomposto, offrendo ai visitatori un’idea di come fossero un tempo vivi e vitali questi luoghi, che ci hanno lasciato una preziosa eredità.
È una sfida allo spopolamento, già in atto da tempo ed ora accentuato dagli eventi sismici, che sta erodendo le parti del territorio distanti dalla viabilità moderna.
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