· Città del Vaticano ·

Giornata mondiale contro il lavoro minorile

Mai più infanzia sfruttata

(Amos Gumulira / Afp)
12 giugno 2021

«Bambini sono il futuro della famiglia umana: a tutti noi spetta il compito di favorirne la crescita, la salute e la serenità! #NoChildLabourDay». Nella Giornata mondiale contro il lavoro minorile in un tweet Papa Francesco chiede rispetto e tutele per i più piccoli.


Oltre 12 milioni di giovani vittime di un sistema che ingabbia
anche le loro famiglie

In Pakistan piccoli schiavi per debito


Tessono tappeti su migliaia di telai sparsi in piccole botteghe nelle periferie delle città. O impastano mattoni nelle industrie di argilla che punteggiano le campagne del Punjab. I bambini pakistani costretti al lavoro sono, secondo le stime delle organizzazioni internazionali, oltre 12 milioni. Un esercito di piccoli costretti a turni massacranti da operai, vittime di un sistema che ingabbia in primis le loro famiglie di provenienza.

Sono spesso prelevati dai villaggi rurali con l’inganno di buone prospettive, offrendo un anticipo in denaro agli ignari e poverissimi genitori. O diventano “schiavi per debito”, dato che i loro cari si sono indebitati e devono restituire un prestito (con interessi da usura), ritrovandosi a lavorare finché la famiglia non lo avrà estinto. «Ma, dato che gli interessi sono troppo alti, la condizione di schiavitù si tramanda di padre in figlio, in agricoltura, nelle cave, nelle fornaci o nelle miniere, sui tappeti, nelle vetrerie o nelle fabbriche di fiammiferi. Il tutto a dispetto dei divieti previsti dalla legge», racconta accorato a L’Osservatore Romano don Emmanuel Parvez, parroco a Faisalabad, città del Punjab.

Il sacerdote, da anni impegnato in una capillare campagna di riscatto dei piccoli schiavi, ricorda il simbolo di questa piaga che affligge la nazione dell’Asia del sud: Iqbal Masih, il bambino che a soli quattro anni intrecciava tappeti in una fabbrica locale, venduto dalla sua famiglia che non era in grado di sanare un debito pregresso di soli dodici dollari. Schiavizzato, tra vessazioni e maltrattamenti del suo padrone, quando riuscì a fuggire e conobbe il Fronte di liberazione dal lavoro forzato, il ragazzo si fece portavoce dei bambini sfruttati nelle fabbriche o in altri luoghi di lavoro, divenendo una icona nella lotta al lavoro minorile. Nel 1995, a 12 anni, Iqbal venne ucciso da un gruppo di uomini appartenenti a una rete mafiosa che gestiva il reclutamento dei bambini-schiavi.

«Abbiamo ancora tanti Iqbal in Pakistan», rileva don Parvez. «Seguendo le parole di Gesù nel Vangelo, che ci insegna a rispettare e amare i più piccoli, come Chiesa facciamo il possibile per salvarli e restituire loro una vita dignitosa e un futuro radioso», afferma.

Secondo Farooq Tariq, sindacalista locale, «lo sfruttamento del lavoro minorile è il più grande problema sociale nel Paese. Il governo del Punjab ha imposto un bando totale e maggior controllo sull’impiego dei bambini nell’industria dei mattoni, ma molti ancora lavorano nei banchetti del thè, nei negozi, negli hotel» rileva. Né le leggi contro il lavoro minorile approvate nelle province di Punjab e di Khyber Pakhtunkhwa, Sindh sono sufficienti ad arginarlo dato che, tra l’altro, ammettono il lavoro a partire dai 14 anni, senza ribadire l’istruzione obbligatoria e gratuita, per bambini tra i 5 e i 16 anni di età, garantita dalla Costituzione.

Di fronte a tale fenomeno padre Abid Tanveer, Vicario generale della diocesi cattolica di Faisalabad, ha attivato uno speciale gruppo di lavoro in collaborazione con la Caritas diocesana e altre realtà ecclesiali. Enti cattolici come la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza dei Superiori Maggiori sono costantemente impegnate per combattere il lavoro minorile e riportare i piccoli dietro i banchi di scuola. Negli ultimi sette anni, la Commissione è riuscita a ottenere carte d’identità per 20.000 operai (tra adulti e ragazzi) e ha restituito la libertà a circa mille famiglie, riscattando il loro debito. «Abbiamo cercato anche di costruire delle case per le famiglie liberate, al fine di permettere loro di ricominciare una nuova vita», racconta padre Tanveer. Il laico cattolico Hyacinth Peter, segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace” fa poi notare che «il fenomeno del lavoro minorile in Pakistan ha anche altre conseguenze: un’alta mortalità infantile e un tasso di analfabetismo che in alcune zone tocca il 60 per cento dell’infanzia, un vero disastro per la società».

La presenza di sacerdoti, religiosi e laici che si dedicano, nella loro missione pastorale e sociale, a salvare i piccoli operai è preziosa nella rete della società civile che va rafforzando il proprio impegno soprattutto per creare una coscienza e sradicare la mentalità che produce lo sfruttamento.

di Paolo Affatato