· Città del Vaticano ·

In un libro il fenomeno droghe tra evidenze scientifiche e ipocrisie

Neanche il lockdown
ha fermato lo spaccio

 Neanche il lockdown ha fermato lo spaccio  QUO-129
10 giugno 2021

Il lockdown non ha fermato il mercato illegale degli stupefacenti. Alla chiusura delle frontiere i trafficanti hanno reagito cambiando rotte e metodi, mentre le piazze di spaccio al dettaglio si sono “reinventate” sfruttando chat criptate e servizi di consegna a domicilio. La cannabis continua ad essere la droga più diffusa, ma è molto più potente di prima. E se nei primi mesi della pandemia vi è stato un calo della richiesta di sostanze legate a eventi “ricreativi” (ad esempio l’ecstasy), a partire dalla scorsa estate i consumi sono rapidamente ritornati ai valori usali.

È questo il quadro che emerge dalla relazione 2021 presentata mercoledì a Lisbona dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda). Lo studio è stato redatto incrociando i dati raccolti nei 27 Stati membri dell’Ue, in Turchia e in Norvegia e dimostra come la devastazione provocata dal covid, che ha messo in ginocchio l’economia mondiale, non abbia intaccato in modo significativo lo smercio e il consumo di sostanze psicoattive. Anzi, sul mercato ne sono state introdotte di nuove, sempre più potenti e, quindi, sempre più pericolose. E non sono rimaste invendute.

I dati della relazione dell’Osservatorio europeo, oltre a confermare la preoccupazione per un fenomeno sempre più diffuso, dimostrano ancora una volta quanto la lotta alle droghe non possa continuare ad essere “delegata” solamente agli organi giudiziari o alle strutture socio-sanitarie. Occorre una presa in carico collettiva, basata su una conoscenza scientificamente qualificata e culturalmente onesta della problematica.

In questa prospettiva, una opportuna sollecitazione e un valido sussidio vengono dal recente saggio di Anna Paola Lacatena La polvere sotto al tappeto – Il discorso pubblico sulle droghe tra evidenze scientifiche e ipocrisie (Carocci editore, 2021, pagine 183, euro 21). L’autrice, giornalista e sociologa impegnata nel servizio per le dipendenze patologiche di Taranto, si propone infatti di smontare quanto di sensazionalistico e di moralistico circonda il “mondo delle droghe” per riportare l’attenzione sulle persone, siano esse dipendenti patologici o consumatori occasionali.

Per quanto tempo ancora — si chiede Lacatena — decenni di ricerche in campo medico e sociale e di buone pratiche nel settore della cura e del recupero resteranno “ostaggio delle ideologie, dei lobbismi, della disumanizzazione dei consumatori o dei dipendenti patologici?”. In effetti, la contrapposizione tra “proibizionisti” e “legalizzatori”, che sembra aver monopolizzato e sclerotizzato il dibattito politico, non è più tollerabile di fronte a un’emergenza così dilagante. Per l’autrice, che tra l’altro ha inviato cento copie del volume ai membri delle commissioni sanità del senato italiano e della camera dei deputati, la questione va affrontata diversamente. Innanzitutto distinguendo in modo netto chi produce e traffica droga, da chi ne fa uso, senza però sottovalutare i comportamenti a rischio. La droga c’è, se ne consuma sempre di più, in tutti gli ambienti e a tutte le età. E probabilmente non smetterà mai di circolare. Tuttavia non servono condanne sommarie o far finta di niente. Quello che serve è far conoscere la pericolosità delle droghe e farsi carico di chi ne subisce le conseguenze, intervenendo — e questo è compito della politica — alla radice, correggendo quelle storture che disumanizzano i rapporti sociali, riducono tutto, anche le persone, a merce, lasciano i giovani senza un’opportunità di futuro.

La vasta e articolata analisi proposta nel libro è supportata da interessanti contributi esterni. Se in un suo precedente saggio (Il rischio del piacere – Le sostanze psicotrope dall’uso alla patologia, Carocci editore, 2017), Lacatena aveva dato spazio alla testimonianza diretta di ex tossicodipendenti e ex alcolisti, qui l’autrice lascia la parola a chi, per professione, ha raccontato il mondo dello spaccio e quello dello sballo. Così accanto all’intervento di Francesca Comencini, regista per la televisione di Gomorra - la serie , e dello scrittore Gianfranco De Cataldo, ci sono quelli della cantautrice Nina Zilli e del rapper Kento, dell’editorialista Filippo Ceccarelli e del saggista ed esperto di criminalità organizzata Antonio Nicaso.

Proprio nei giorni precedenti l’uscita del libro, a Taranto l’associazione GiorgioForever, dedicata al ricordo di Giorgio Di Ponzio un quindicenne stroncato dal cancro, ha assegnato il premio «Diffusori di bellezza» ad alcuni cittadini particolarmente benemeriti. Tra loro Pier Paolo, che, dopo una vita da tossicodipendente e anni passati in prigione, ora svolge attività di volontariato in diverse associazioni. Qualcuno ha avuto fiducia in lui. Lo ha visto come persona al di là di tutto. E gli ha offerto una possibilità.

Quella di Pier Paolo è una piccola storia. Ma anche le piccole storie hanno molto da insegnare: innanzitutto a puntare sulle persone, con uno sguardo libero da pregiudizi e da ideologie. E, forse, è giunto il momento che la politica ne tenga conto.

di Piero Di Domenicantonio