· Città del Vaticano ·

A rischio l’ecosistema nel mar di Marmara a sud di Istanbul

Turchia, emergenza mucillaggine

TOPSHOT - This aerial photograph taken on June 8, 2021 on the Caddebostan shore of Turkey's Marmara ...
09 giugno 2021

Cresce in Turchia l’allarme per la massiccia e incontrollata diffusione nel mar di Marmara, a sud di Istanbul, della mucillagine marina, una raccolta di materia organica potenzialmente molto dannosa per l'ecosistema e la vita sott’acqua.

Si tratta di una sorta di tappeto schiumoso e gelatinoso di colore biancastro, che ondeggia sulle coste dell’area più densamente popolata e industrializzata della Turchia, portando sotto il livello di guardia l’ossigeno necessario alla sopravvivenza di diverse specie. Una grave minaccia per l'ambiente e per il settore della pesca, molto importante nella regione. Una crescente onda mortale che dallo scorso ottobre preoccupa sempre più ambientalisti e scienziati, che chiedono al Governo di non attendere oltre prima di intervenire. Questo fitto strato di questa sostanza gelatinosa, chiamata anche “muco di mare”, ha ormai raggiunto una diffusione disastrosa, anche a causa dall’innalzamento delle temperature delle acque.

Secondo gli esperti, il fenomeno sarebbe legato principalmente al cambiamento climatico e all’inquinamento dovuto a uno scorretto smaltimento dei rifiuti nell’area, intorno alla quale vivono circa 25 milioni di persone.

«Il mar di Marmara è diventato un mare morto. Dobbiamo intervenire al più presto possibile», è l’allarme lanciato dai consiglieri scientifici dell’Associazione turca per la conservazione della natura (Ttdk). «Siamo dinanzi al risultato di politiche di smaltimento di rifiuti sbagliate, un disastro che non ha nulla di naturale, ma un’origine esclusivamente umana», ha aggiunto il Ttdk.

Secondo Mustafa Yucel, ricercatore dell’Università tecnica del Medio Oriente, nelle acque della zona si registrano già livelli di ossigeno troppo bassi per buona parte della vita marina. «Stiamo assistendo a un disastro mai visto prima. Ma se agiamo adesso, in cinque o sei anni potremmo portare il mare fuori da questo stato comatoso», avverte Yucel.

Preoccupate dall’emergenza, le autorità stanno cercando di correre ai ripari. Il ministero dell’Ambiente ha annunciato una serie di iniziative, che sono state avviate nelle scorse ore con l'invio di una squadra di tecnici al largo della costa di Caddebostan, sulla sponda asiatica di Istanbul.

Una barriera è stata calata in mare per favorire l’accumulo delle sostanze in determinati punti, da cui verranno poi raccolte e scaricate in depositi di stoccaggio. Ma per gli esperti si tratta di misure-tampone non in grado di risolvere il problema strutturale. Il tempo per salvare dal disastro l’ecosistema dello specchio d’acqua salata, incastrato tra gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, sta, dunque, per scadere.

Per rimediare occorre un deciso cambio di passo, come auspica Mustafa Sari, preside della facoltà di Biologia marina dell’Università 17 settembre di Bandirma, affacciata proprio sul mar di Marmara.

Il Governo di Recep Tayyip Erdoğan ha annunciato la presentazione di un piano per affrontare questa crisi ambientale, che rischia di colpire anche l’immagine di una regione a forte vocazione turistica. «Bisogna riportare ossigeno nel Mar di Marmara prima che sia troppo tardi», ha avvertito il Wwf Turchia in un comunicato ufficiale.

di Francesco Citterich