Pastore solidale

La sofferenza di Sua Beatitudine Grégoire Pierre
Il porporato ha fatto notare che il rito si è svolto nella memoria liturgica, nel calendario armeno, «dell’uscita dal pozzo, della liberazione cioè di san Gregorio l’Illuminatore, dopo i tredici anni di prigionia in cui lo aveva tenuto rinchiuso il re Tiridate». E in proposito, il celebrante ha ricordato che quell’evento «fu preludio del battesimo del re e con lui di tutta l’Armenia, prima nazione cristiana».
La preghiera del suffragio, ha aggiunto, che «si applica anche ai pastori della Chiesa, affida al Dio di ogni misericordia l’anima del fratello defunto», domandando pietà per lui e anche ricordando a Cristo «tutte quelle dimensioni in cui il vescovo e il sacerdote sono stati specchio puro della sua presenza, donando tutto se stessi al popolo affidato perché venisse condotto ai pascoli della vita eterna».
Senza addentrasi in un profilo biografico, il prefetto ha fatto notare come soprattutto «l’ultimo tratto dell’esistenza terrena, vissuto nella malattia e nel progressivo indebolimento delle forze fisiche, abbiano conformato il patriarca Gregorio Pietro
Il cardinale Sandri ha citato la pagina della lettera agli Ebrei proclamata durante la liturgia, in cui viene chiesto «di prestare ascolto a coloro che sono costituiti in autorità nella Chiesa», che sono autenticamente “capi” soltanto «nella misura in cui indicano Colui che solo è il “Pastore grande delle pecore, il Signore nostro Gesù”».
Quello che «personalmente posso attestare», ha confidato il porporato, è che la dimensione citata dalla lettera agli Ebrei «era certamente viva in lui, almeno per due motivi». Il primo, è «la determinazione che mi comunicò nel voler far conoscere il pensiero e l’opera di san Gregorio di Narek».
Se il suo predecessore Nerses Bedros
Per questo, ha aggiunto il prefetto, «siamo consapevoli che quando si intraprende una tale strada, lo si fa non per cercare una gloria umana», ma perché si ha la certezza morale che «nella vita e nelle opere di un uomo si sia riflettuta in modo puro la stessa potenza di Dio, al quale solo vanno la gloria e l’onore».
Al rito, officiato dal rettore del collegio armeno, padre Nareg Naamoian, hanno assistito i vescovi Rafic El Warcha, procuratore del Patriarcato maronita presso la Santa Sede, Flaviano Rami Al Kabalan, procuratore del Patriarcato siro-cattolico presso la Santa Sede, e l’arcivescovo Khajag Barsamian, rappresentante di sua santità il Catholicos Karekin