· Città del Vaticano ·

LA BUONA NOTIZIA
Il Vangelo della Domenica di Pentecoste (Giovanni 15, 26-27; 16, 12-15)

Il maestro delle
«cose future»

 Il maestro delle «cose future»  QUO-110
18 maggio 2021

Il grande economista J. M. Keynes, diceva: «L’inevitabile non accade mai, l’inatteso sempre». Questa geniale frase descrive anche il frequente tentativo dell’uomo di ripararsi da ciò che teme, fabbricandosi rifugi che diventano le sue gabbie, nel tentativo di evitare qualcosa che, poi, spesso, non accade.

Quel che arriva è sempre e comunque almeno in parte inatteso.

Niente va mai esattamente come lo si programma. E spesso, proprio quel programma diventa la nostra tortura, impedendoci di sintonizzarci sui fatti.

Come pensavamo il futuro nel gennaio 2020? Da cosa pensavamo di doverci difendere? Non da quel che è arrivato...

Nel guardarci indietro forse dobbiamo riconoscere che tanto del nostro tempo lo abbiamo speso a preoccuparci di inconsistenze.

Il rapporto con il futuro decide gli atteggiamenti umani. Se percepiamo quel che ci viene incontro come disastro, tutto, in noi, viene orientato all’angoscia.

Nel Vangelo di questa Pentecoste Gesù rivela che, non essendo noi capaci di portare il peso di molte cose, abbiamo bisogno che lo Spirito Santo ci annunci «le cose future».

Chi sta raccontando il futuro a questa generazione? Quale lettura stiamo assimilando dalla nostra cultura? Si oscilla dalla distrazione di un consumismo edonista, via via fino a tutti i futuri più disparati, per arrivare alle ossessioni per le mille incognite del domani.

Quando lo Spirito Santo arriva, è il maestro che insegna «le cose future», e se un uomo si lascia annunciare da Dio il suo futuro, la storia diventa Provvidenza.

Lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio, e la Sua Paternità è la filigrana di ogni prospettiva, di ogni ipotesi, di ogni sguardo oltre l’oggi.

Allora, finalmente, l’uomo può smettere di angosciarsi o di alienarsi, e la fiducia e l’amore diventano la chiave di tutto.

Quando arriva lo Spirito, degli uomini fragili diventano apostoli gioiosi e schietti, e la loro parola è gravida di un futuro di salvezza, una parola che è così luminosa, da suonare familiare ad ogni uomo.

di Fabio Rosini