· Città del Vaticano ·

Un percorso esemplare di integrazione grazie al Fondo Gesù Divino Lavoratore

Storia di Lisandra
la “sarta del quartiere”

 Storia di  Lisandra la “sarta del quartiere”  QUO-108
15 maggio 2021

Nella vetrina su via Olevano Romano, al civico 236, sono in mostra mascherine, giacche, gonne. Entrando, colpiscono i tavoli ingombri di stoffe colorate, la vecchia macchina da cucire esposta su una mensola, le pareti dipinte di giallo e di verde. Su un muro, con un pennello nero, qualcuno ha disegnato delle farfalle e la scritta: «Ognuno di noi ha un paio di ali, ma solo chi sogna impara a volare». Ha davvero spiccato il volo Lisandra Bermudez Morales, trentacinquenne cubana, a Roma da tre anni: il suo sogno di aprire una sartoria si è avverato grazie al Fondo Gesù Divino Lavoratore. Lei, adesso, è “La Sarta del Barrio”, come recita l’insegna sul suo negozio.

Voluto da Papa Francesco per sostenere tutte le persone provate dalla crisi economica derivata dalla pandemia, il Fondo è gestito dalla diocesi di Roma, in particolare dalla Caritas diocesana. A Lisandra è stato dato un aiuto per ripartire, per riuscire a mettersi in proprio. Inaugurato lo scorso 8 marzo, il negozio al momento dà lavoro, oltre che alla titolare, a una giovane che dà una mano con le riparazioni tre volte alla settimana. Nel locale si tengono inoltre corsi di sartoria, perché «quello della sarta è un mestiere che ti salva la vita», come spiega Lisandra. «Oggi tante donne non sanno neppure attaccare un bottone», dice ridendo. «A Cuba ho studiato ragioneria e poi sartoria, perché i numeri non facevano per me — racconta —. Poi tredici anni fa sono arrivata in Italia, a Padova, dove ho vissuto per dieci anni e dove ho frequentato un corso di modellista. Quindi mi sono trasferita a Roma con mia madre e mio figlio». Da sempre ha lavorato in casa, fatto piccole riparazioni a vicini e conoscenti. Ma oggi, nella sua bottega, Lisandra non fa più soltanto orli ai pantaloni, ma realizza abiti da sera e camicie da uomo su misura. Ai corsi di formazione, poi, tiene in modo particolare: «Insegno tutto, dal prendere le misure, al fare un corpino base, una gonna base, mettere una fodera o una cerniera — spiega —. Alle mie allieve fornisco io i materiali, come la carta velina, il gesso, il ditale, la stoffa. Alla fine del corso ciascuna realizza un capo da sola, con le sue proprie misure». Il costo è un rimborso spese per le materie prime, e per qualche alunna particolarmente bisognosa non viene richiesto neanche quello.

«La carità si moltiplica e il bene genera altro bene», commenta don Maurizio Mirilli, al fianco di Lisandra nella realizzazione del suo progetto. È il parroco del Santissimo Sacramento a Tor de Schiavi, la chiesa che si affaccia su largo Agosta, a pochi passi da via Olevano Romano. «Durante il lock-down del 2020 abbiamo avuto una esplosione di richieste di generi alimentari in parrocchia — ricorda il sacerdote —: da circa 30 famiglie che seguivamo abitualmente siamo arrivati anche a 100 famiglie a settimana. Tanti volti nuovi si sono affacciati al Centro d’ascolto per la prima volta, e tra loro c’era anche Lisandra, con il suo bambino. Ci ha colpito perché si è presentata subito in maniera molto dignitosa: aveva sempre lavorato ed era la prima volta che ricorreva all’aiuto della Caritas». A colpire lo sguardo dei volontari furono anche le belle mascherine in stoffa indossate da Lisandra, che realizzava da sola. «Sono una sarta», spiegò allora con semplicità, proponendosi subito per tenere dei corsi di taglio e cucito in oratorio. «Poco tempo dopo fu presentato il Fondo Gesù Divino Lavoratore — rievoca don Maurizio — così abbiamo provato a proporre il progetto di Lisandra». Grazie al Fondo è riuscita a prendere in affitto quei quaranta metri quadri su via Olevano Romano, a due passi dalle case popolari in cui abita. Per sistemare ed arredare il locale è stato fondamentale l’aiuto dei parrocchiani del Santissimo Sacramento: chi ha donato un tavolo, chi ha dato una mano a ridipingere le pareti. «In questo quartiere mi sono sentita subito accolta — spiega la sarta —; tutti mi hanno dato fiducia e aiutato. Sono loro che mi hanno dato la forza di arrivare dove sono oggi. Faccio un lavoro che veramente amo e per me è una gioia poter trasmettere questa passione anche ad altre donne, grazie ai miei corsi».

“La Sarta del Barrio” è stata inaugurata l’8 marzo, ed è il primo progetto sostenuto dal Fondo voluto dal Pontefice. Fu il Santo Padre ad istituirlo nel giugno 2020, con uno stanziamento di un milione di euro; hanno poi subito aderito la Regione Lazio e Roma Capitale, entrambi con 500 mila euro. Viene inoltre incrementato grazie a donazioni private. A gestirlo è la Caritas diocesana di Roma. Le candidature avvengono tramite i Centri di ascolto che si trovano nelle 337 parrocchie romane e che hanno preso in carico le famiglie durante l’emergenza. Chi è ammesso al programma riceve un contributo da 300 euro fino a un massimo di 600 euro mensili per un arco temporale di 3 mesi, eventualmente rinnovabili in base all’evoluzione della crisi e della disponibilità del Fondo, fino a un massimo di 6 mesi.

di Giulia Rocchi