Il Papa e la Delegazione apostolica a Pechino
Il 25 febbraio 1943 Pio XII riceve in Vaticano le lettere credenziali dell’ambasciatore della Repubblica Cinese accreditato presso la Santa Sede: un avvenimento di straordinaria portata e, insieme, il frutto di una lunga serie di sforzi per stimolare relazioni fraterne. Ma “come” si è arrivati all’obiettivo? In che modo il Papa e i suoi collaboratori sono riusciti, nella prima metà del Novecento, a raggiungere lo scopo già oggetto di tanti tentativi nei secoli precedenti? A tali quesiti cerca di rispondere il sacerdote Adel Afif Nasr nel volume Un ponte con la Cina. Il Papa e la Delegazione apostolica a Pechino (1919-1939). Edito da Marcianum press (per la collana «Ius canonicum - Monografie», pagine 344, euro 29). Il libro a cura di Christian Gabrieli è arricchito dalla prefazione (che pubblichiamo integralmente di seguito) del cardinale segretario di Stato e da una premessa del vescovo di Concordia-Pordenone, monsignor Giuseppe Pellegrini. Con perizia storica e giuridica l’autore individua i grandi cardini del cambiamento missionario fortemente voluto dalla Santa Sede tra il 1919 (con la lettera apostolica di Benedetto XV Maximum illud) e il 1939: fondamentale è stata l’istituzione della Delegazione apostolica, con precisi obiettivi pastorali; la valorizzazione del clero indigeno, con le prime consacrazioni episcopali locali; il grande primo Concilio plenario della Cina (1924); i tentativi di addivenire a relazioni diplomatiche ad opera di monsignor Celso Costantini, futuro porporato; la soluzione della secolare questione dei riti cinesi. Adel Afif Nasr, presbitero del clero di Concordia-Pordenone ma originario di Kafrchima in Libano, nel 2003 ha fondato l’associazione Nuova umanità con sede ad Attimis (Udine), per la promozione del dialogo interculturale e interreligioso. Dopo un’esperienza missionaria come fidei donum in Kuwait e poi Arabia del Nord, al rientro oltre a svolgere attività pastorale in diocesi, dall’ottobre 2017 è postulatore per la causa di beatificazione del cardinale Costantini.
«Innanzi tutto desideriamo manifestarvi il Nostro ardente affetto verso l’intero popolo della Cina». Con queste parole inizia la Lettera apostolica Cupimus imprimis, con la quale Papa Pio XII, nel 1952, indirizza al popolo cinese la sua parola di affetto e di vicinanza, in un momento davvero difficile della sua storia. Un momento nel quale tanti vescovi, sacerdoti e i laici che erano impegnati nell’evangelizzazione costì, venivano allontanati dalle loro opere oppure ostacolati nell’esercizio delle rispettive attività. Il Papa vuole farsi vicino ad essi e in tale circostanza scrive: «A voi di nuovo si rivolge il Nostro cuore e a voi particolarmente desideriamo indirizzare la presente lettera, per consolarvi, esortarvi paternamente, ben conoscendo le vostre angustie, le vostre ansietà e le vostre avversità». Questo sentimento di vicinanza rimanda ad un impulso costante nel tempo da parte dei successori di Pietro; un legame molto particolare di sincero affetto e stima, che si riflette poi nelle decisioni e modalità di intrattenere con la Cina relazioni sempre più feconde, fraterne e pervase da carità.
Credo sia questo il contesto e il sentimento, così autenticamente fondato sul Vangelo, che ha spinto la S. Sede a cercare sempre nuove modalità di relazione con la Cina e contestualmente, il desiderio di creare delle piattaforme missionarie in grado di portare a compimento il progetto del Papa che viene reso evidente con Benedetto XV, quando nel 1919 scrive la Lettera apostolica Maximum illud, la grande magna charta delle missioni. Con essa, viene data la scossa ai metodi missionari per adattarli alle circostanze del tempo, evitando di vedere nella religione cattolica una longa manus delle Potenze straniere. Con quell’emblematico intervento, Benedetto
Il suo successore Pio
Qual è il segreto di tale “successo”? Sta in un discorso che ha fatto lo stesso mons. Costantini il 15 gennaio 1923: «Il Papa ama tutte le nazioni, come Dio, di cui è il Rappresentante; ama la Cina, vostra Nobile e grande Nazione, e, nel suo cuore, non la mette dopo nessun’altra; ama il vostro popolo immenso, laborioso, industrioso; conosce la vostra storia, che è quella di un grande Popolo. L’azione del Papa fra le Nazioni è quella di un amico [...]. Il Papa è il capo spirituale dei cristiani, ma il suo amore si estende a tutti gli uomini a qualunque religione appartengano» (C. Costantini, Con i missionari in Cina (1922-1933): memorie di fatti e di idee,
Il Delegato apostolico ha sempre cercato di farsi promotore di questi sentimenti, in tutto il periodo in cui è rimasto in Cina. Ha persino tentato, in varie occasioni, di sollecitare la S. Sede a stabilire rapporti diplomatici diretti con la Cina attraverso un concordato (o mediante uno strumento diplomatico simile), che permettesse di relazionarsi direttamente con il Governo, senza intermediari esteri. Purtroppo, la situazione politica e diplomatica del Paese non ha permesso di ottenere il risultato sperato, ma non vi è dubbio che il tentativo è stato fatto. Un ulteriore sforzo ha riguardato la cosiddetta questione dei riti cinesi, una secolare controversia che finalmente la Congregazione de Propaganda Fide è riuscita a risolvere nel 1939.
Tutti questi aspetti, naturalmente solo abbozzati, sono alla base del bel lavoro editoriale di d. Adel Afif Nasr, presbitero della Diocesi di Concordia-Pordenone e postulatore della causa di beatificazione del cardinale Celso Costantini. A lui si è aggiunto il monaco benedettino d. Christian Gabrieli,
Anche le attuali circostanze ci pongono davanti all’urgenza della conoscenza reciproca e del dialogo costruttivo. Esprimo la speranza che il lavoro possa costituire un passo in avanti in questo senso. Papa Francesco ricorda sovente che è determinante, per affrontare i tanti problemi che appesantiscono la vita della Chiesa in Cina, uno spirito di autentica riconciliazione, mettendo da parte incomprensioni e divisioni che sono eredità del passato. Come è possibile superare questo stato di cose? Come possiamo eliminare gli ostacoli nei rapporti? Le pagine che abbiamo davanti sono in grado di fornire una nobile risposta, derivante dagli sforzi che l’amore del Papa per la Cina dimostrano. Grazie ancora a d. Adel Afif Nasr e al curatore d. Christian Gabrieli, osb, per il “ponte” che simbolicamente ci hanno permesso di intravvedere tra S. Sede e Cina.
Questa è la nostra speranza, che diviene certezza, perché sentiamo che tutto è dentro un piano che non è nostro, ma di Dio.
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