
Il 6 marzo scorso si concludeva il restauro della Madonna delle Partorienti, dopo una lunga sospensione dovuta all’emergenza sanitaria da coronavirus. Si tratta di un affresco — o meglio un “frammento di affresco” (81 x 77 centimetri) — di straordinaria importanza per fede e arte, collocato da oltre quattro secoli nelle Grotte vaticane dietro l’altare della cappella detta appunto “delle Partorienti”.
Una Madonna “piena di grazia” che sostiene teneramente il Bambino Gesù, accostandolo a sé. Il divin Figliuolo è ritratto in piedi con il braccio destro disteso nel pietoso gesto della benedizione e l’altro, similmente proteso, con il palmo della mano aperto verso l’esterno. I due volti, dipinti con sapienza e perizia, hanno una straordinaria forza espressiva che fa convergere su di loro l’attenzione e l’ammirazione dell’osservatore. L’amorevole sguardo della Madre celeste, serenamente diretto verso i fedeli, invita alla preghiera in un raccolto e silenzioso dialogo; quello del Figlio sembra invece estendersi all’intera umanità in un simbolico abbraccio. Le ali di due cherubini a sinistra del dipinto è quanto sopravvive di una mandorla formata da un variopinto volo di angeli che delimitava la figura della Madonna col Bambino messa in risalto da un fondo dorato in origine attraversato da raggi luminescenti.
Questa mirabile Madonna col Bambino venne affrescata — secondo l’autorevole e argomentato giudizio di Anna Cavallaro — nell’ultimo decennio del
Con ogni probabilità il dipinto di Antoniazzo Romano attrasse su di sé la devozione già diretta in passato alla perduta icona dell’
Attente ricerche d’archivio hanno consentito di ricostruire le tormentate vicende e gli spostamenti della venerata Madonna delle Partorienti: dall’antica basilica alle Grotte vaticane. Intorno alla metà del Cinquecento, con il progredire dei lavori per la costruzione del nuovo San Pietro, l’affresco venne staccato dal muro e fu forse collocato nel transetto settentrionale sopra l’altare di Santa Maria presso il Battistero. Nel 1574 fu trasferito su un altare appositamente realizzato a ridosso del cosiddetto “muro divisorio”, che divideva il nuovo tempio vaticano ancora in costruzione dalla vecchia basilica che continuava ad essere officiata dal clero. Nel 1605, sconsacrato l’altare per il completamento della nuova basilica, il dipinto murale fu momentaneamente portato “in una stanza della Fabbrica” per essere poi collocato, nel 1612, nelle Grotte vaticane. Quattro anni dopo, nel 1616, l’affresco trovò finalmente la sua definitiva sistemazione in una cappella appositamente realizzata per ospitarlo.
Il dipinto subì una serie di interventi manutentivi tra
Uno studio basato su un attento esame del lacerto pittorico, dove è ancora visibile parte della mandorla con figure di angeli, e sul confronto con l’angelica mandorla che racchiudeva la figura antoniazzesca dell’Eterno Padre nella chiesa di San Pietro in Montorio, ha permesso di elaborare un’attendibile proposta ricostruttiva dell’originario affresco della Madonna delle Partorienti, che per l’importanza di tale angelica cornice veniva anche detta “Madonna degli Angeli”.
Prima di restituire alla devozione dei fedeli la venerata Madonna delle Partorienti nella cappella a Lei dedicata delle Grotte vaticane, l’affresco sarà esposto in una suggestiva mostra a Torino (Palazzo Madama, Corte Medievale, 14 maggio - 20 luglio).
Il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della papale basilica Vaticana e presidente della Fabbrica di San Pietro, nella prefazione del catalogo della mostra (
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