· Città del Vaticano ·

«In cammino con Emiliano» di Massimiliano Morelli

Da turista a pellegrino

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29 aprile 2021

Quando muore un figlio diventa difficile restare in piedi. Ci si sente come un pugile suonato, ormai alle corde, pronto a subire il colpo del ko con la speranza non faccia poi tanto male. Quando muore un figlio si piange a dirotto, si piange e basta, magari provando a fare qualcosa che aiuti a lenire il dolore. È quanto ha fatto Massimiliano Morelli, giornalista romano, cinquantasettenne padre di Emiliano, morto a 23 anni per un arresto cardiaco.

Era l’aprile del 2018. «Papà vado al bancomat, ci vediamo tra poco». E invece neanche dieci minuti dopo arriva la telefonata più triste della vita, con qualcuno all’altro microfono che ti dice che quel ragazzo è esanime a terra, e questo apre un altro impensabile file nella tua vita, quello più oscuro.

Morelli ha messo nero su bianco la storia del figlio, intrecciando momenti di vita familiare felice vissuta ai passi del “Cammino di Santiago”, viaggio in solitaria che lo ha portato a percorrere duecentosettanta chilometri in undici giorni. Lui, Massimiliano, che per fare il giro del palazzo usa l’auto.

Non c’è bisogno di ragioni per il Cammino, lui stesso è la ragione; raggiungere Compostela non è la fine, ma la fine di un viaggio che inizia un altro Cammino; il Cammino si percorre coi piedi più che con gli occhi, ma soprattutto con il cuore. Santiago non è la fine della strada, è l’inizio; il Cammino è la vita stessa condensata in pochi giorni: queste alcune delle frasi più famose sul Cammino di Santiago, ormai da molti anni meta privilegiata di pellegrini, e non solo. Che lo affrontano per ritrovarsi e per ritrovare, proprio come Massimiliano.

Nasce così In Cammino con Emiliano, scritto per Arancia Publishing (Ivrea, 2021, pagine 120, euro 14), libro che rappresenta un omaggio verso quel figlio che non c’è più. Un omaggio perché Emiliano e il padre avevano vagheggiato più volte di viverlo insieme quel tragitto verso la cattedrale di Santiago di Compostela, con Emiliano che lo sfotteva perché pensava che il padre non sarebbe stato capace di farlo.

Lavoravano in coppia padre e figlio, avevano un service televisivo che univa la passione del giornalismo dell’uno con la capacità dell’altro di tenere una telecamera in mano e saper montare come un veterano i servizi che realizzavano. Ma Emiliano non era solo un videomaker, era il classico bravo ragazzo della porta accanto, quello che ogni madre vedrebbe bene al fianco della propria figlia.

In Cammino con Emiliano non è un viaggio alla ricerca del proprio io, più semplicemente è un percorso umano e spirituale dalla capitale del Portogallo alla basilica della Galizia idealmente portato a termine con il figlio, fianco a fianco. Un tratto di strada vissuto fra dialoghi immaginari e interrogativi, molti dei quali senza risposta.

Un libro scritto in maniera semplice, di pancia più che di cuore, da leggere per riflettere su tutto quello che la vita ci dà, e ci potrebbe togliere domani, senza alcun preavviso.

Molti iniziano come turisti e finiscono come pellegrini, dice un’altra famosa frase riferita al Cammino: non è questa in fondo la vita stessa?

di Alessandro Tozzi