La tutela della vita

Per uscire dalla crisi provocata dalla pandemia occorre «unire gli sforzi per creare un nuovo orizzonte di aspettative dove l’obiettivo principale non sia il beneficio economico, ma la tutela della vita umana». Lo scrive Papa Francesco in una lettera inviata ai partecipanti al
A Sua Eccellenza
Signora
Segretario Generale
della Segreteria Generale Iberoamericana
Nel porgerle distinti saluti, signora Segretario Generale, desidero, per mezzo della presente, inviare il mio saluto a tutti i Capi di Stato e di Governo che partecipano al
In primo luogo, desidero ricordare i milioni di vittime e di malati. Prego per loro e per i loro familiari. La pandemia non ha fatto distinzioni e ha colpito persone di ogni cultura, credo, strato sociale ed economico. Tutti conosciamo e abbiamo provato la perdita di qualche persona cara che è morta a causa del coronavirus, o che ha subito gli effetti del contagio. Tutti siamo consapevoli di quanto sia duro per le famiglie non poter stare accanto ai propri amici o parenti per offrire loro vicinanza e consolazione in questi momenti. Tutti abbiamo visto l’impatto che stanno avendo su tanti bambini e giovani gli effetti di questa tragica situazione e seguiamo con preoccupazione le conseguenze che può avere per il loro futuro. Degno di lode è l’arduo lavoro dei medici, infermieri, personale sanitario, cappellani e volontari, che, in questi difficili momenti, oltre a curare malati, a rischio della propria vita, sono stati il familiare e l’amico che mancava loro.
Nel riconoscere gli sforzi compiuti nella ricerca di un vaccino efficace per il Covid-19 in tempi così brevi, desidero ribadire che l’immunizzazione estensiva dovrebbe essere considerata come un “bene comune universale”, nozione che richiede azioni concrete che ispirino tutto il processo di ricerca, produzione e distribuzione dei vaccini.
In questo ambito, sono particolarmente benaccette le iniziative che cercano di creare nuove forme di solidarietà a livello internazionale, con meccanismi volti a garantire una distribuzione equa dei vaccini, non basata su criteri puramente economici, ma tenendo conto dei bisogni di tutti, specialmente dei più vulnerabili e bisognosi.
In diverse occasioni ho segnalato che da questa pandemia dobbiamo uscire “migliori”, perché la crisi attuale è un’occasione propizia per riconsiderare il rapporto tra la persona e l’economia affinché aiuti a superare il cortocircuito “della morte che vive in ogni luogo e in ogni tempo”. A tal fine dobbiamo unire gli sforzi per creare un nuovo orizzonte di aspettative dove l’obiettivo principale non sia il beneficio economico, ma la tutela della vita umana. In questo senso, è urgente considerare un modello di ripresa capace di generare soluzioni nuove più inclusive e sostenibili, volte al bene comune universale, realizzando la promessa di Dio per tutti gli uomini.
In particolare considerazione va tenuto il bisogno di riformare l’“architettura” internazionale del debito, come parte integrante della nostra risposta comune alla pandemia, poiché la rinegoziazione del peso del debito dei Paesi più bisognosi è un gesto che aiuterà i popoli a svilupparsi, ad avere accesso ai vaccini, alla sanità, all’educazione e all’occupazione. Tale gesto deve essere accompagnato dalla messa in atto di solide politiche economiche e da una buona amministrazione che giunga ai più poveri.
Sottolineo l’urgenza di adottare misure che consentano l’accesso a un finanziamento esterno, attraverso una nuova emissione di Diritti Speciali di Prelievo, invitando a una maggiore solidarietà tra i Paesi, che permetta che i fondi siano destinati a dare impulso e a incoraggiare lo sviluppo economico e produttivo, affinché tutti possano uscire dall’attuale situazione con le migliori possibilità di ripresa.
Nulla di tutto ciò sarà possibile senza una ferrea volontà politica che abbia il coraggio di decidere di cambiare le cose, specialmente le priorità, affinché non siano i poveri a pagare il prezzo più alto di questi drammi che stanno colpendo la nostra famiglia umana.
Augurando il migliore successo al
Dal Vaticano, 21 aprile 2021
Francesco