Mi è stato chiesto di reagire all’intelligente, argomentata, partecipe diagnosi della odierna pratica della fede, firmata da Pier Giorgio Gawronski e ospitata su «L’Osservatore Romano» il 22 febbraio. La diminuzione della pratica religiosa è vista non solo come effetto della secolarizzazione, ma anche come causa di quest’ultima la quale ratificherebbe e incrementerebbe un disinvestimento relazionale già presente nella comunità cristiana. Si tratta appunto di un deficit affettivo, un venir meno dell’«amicizia» tra credenti. L’«amicizia a priori», caratteristica della prima comunità cristiana, avrebbe ceduto il posto a contatti freddi, disinteressati e quindi sempre meno interessanti. Le analisi sociologiche confermerebbero il crescente disinteresse verso la fede.
Certo, nella misura in cui le statistiche aiutano a conoscere la realtà sono necessarie e benvenute. Tuttavia la fede è una realtà strana. Se lo ricorda ancora bene il profeta Elia. Presentò al Signore la statistica precisa dell’andamento della fede in Israele: altari distrutti, idolatria dilagante, indifferenza generale. Non v’era dubbio: lui solo era rimasto fedele. Poca cosa. Il lettore del suo racconto non poteva che confermare. Il Signore, rispondendogli con molta ironia, lo ridimensionò. Gli comunicò che nel popolo si trovavano almeno altre settemila persone fedeli, anche se non apparivano nel preoccupante e indiscutibile conteggio del profeta. La liturgia cristiana ha ben appreso la lezione: durante la messa, ricordando tutti i defunti, il prete deve ammettere davanti a Dio: «Dei quali, Signore, tu solo hai conosciuto la fede». Chissà quanto è consistente il resto fedele a Dio nell’odierna umanità. Speriamo di farne parte.
Condivido in pieno il rilievo riguardante il deficit affettivo nella pratica della fede. In Deus caritas est di Benedetto
Dato che la fraternità non è il risultato di una scelta, a differenza dell’amicizia, essa è al riparo dagli umori della volontà. Indifferenti, rivali, arrabbiati, invidiosi, prepotenti, risentiti, delusi, freddi, vendicativi, divisi; in qualsiasi caso due fratelli non smetteranno mai di essere fratelli. Non hanno potere sul legame che li unisce. Chissà, forse è anche per questo che in ogni stagione della Chiesa, perfino la più critica, Dio continua ad avere i suoi settemila.
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