Giuda e lo scandalo
Con la giornata di oggi, Giovedì santo, inizia il Triduo pasquale, i giorni centrali dell’Anno liturgico in cui la Chiesa celebra il mistero della Passione, della Morte e della Risurrezione del Signore. Tutto ciò che generalmente è indicato con il termine “cristianesimo” trova la sua fonte originaria nelle vicende di questi tre giorni che non a caso vengono raccontate in tutti i quattro Vangeli e anche nei testi più antichi neotestamentari cioè alcune lettere di San Paolo. Anzi i Vangeli stessi sono stati scritti “a ritroso”, partendo proprio dagli eventi della Pasqua come a “riavvolgere il nastro” dei ricordi grazie all’ispirazione dello Spirito Santo che guida «alla verità tutta intera» (Gv 16, 13).
A partire da oggi e per i prossimi giorni, «L’Osservatore Romano» seguirà più da vicino la narrazione dei Vangeli concentrando l’attenzione su alcuni personaggi che emergono in questo susseguirsi drammatico di eventi che rappresenta gli ultimi momenti della vita terrena di Gesù. Sono tanti i personaggi che affollano le pagine dei quattro Vangeli, perché Gesù continua fino all’ultimo momento di vita, anche sulla croce, a incontrare, veramente, le persone e quindi la scelta non è facile.
Per oggi è caduta sulla figura di Giuda. Il personaggio più tragico e inquietante dei Vangeli. Le parole riportate dal Vangelo di Matteo fanno tremare: «Guai a colui dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito; sarebbe meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!» (Mt 26, 24). Il destino di questo apostolo è talmente misterioso e sconvolgente che tanti artisti, con la penna o con il pennello, si sono dedicati a illustrarlo cercando in quell’abisso un possibile senso, un barlume di luce. Figura abissale quella di Giuda alla quale però corrisponde un altro “abisso”, quello della misericordia di Nostro Signore, quella misericordia che forse egli auto-condannandosi al suicidio non ha voluto incontrare.
Nelle pagine all’interno sarà offerto al lettore qualche spunto tra i tanti letterari che dimostrano il fascino che Giuda ha esercitato sugli scrittori ma proprio per gettare una luce su quell’abisso luminoso che è la misericordia di Dio si è scelto anche di pubblicare due testi: il primo è l’omelia di don Primo Mazzolari del Giovedi santo del 3 aprile 1958 su «Nostro fratello Giuda»; il secondo “testo” è un quadro, dalla potenza espressiva vertiginosa, che si può ammirare in prima pagina. Questo quadro è “frutto delle meditazioni” di Papa Francesco raccolte nel libro Quando pregate dite Padre Nostro del 2018 in cui il Pontefice parla di Giuda e della misericordia di Dio citando il capitello della chiesa di Vézelay che, in foto, ha appeso dietro la scrivania nel suo studio personale. Un fedele cattolico di Francia, leggendo quelle meditazioni ed essendo sin dall’infanzia rimasto colpito dal medesimo capitello che ritrae Gesù Buon Pastore che porta sulle spalle Giuda morto come l’ultima pecorella smarrita, decide di comporre questo quadro e di donarlo al Papa. Da allora a fianco alla foto di Vézelay dietro la scrivania del Santo Padre c’è questo quadro che oggi viene pubblicato in prima pagina.
Non servono parole di commento a questa scena che è potente proprio perché, per il credente, è vera: Cristo crocifisso che abbraccia Giuda dopo averlo tolto dall’albero su cui si è tolto la vita. Un abbraccio che suona come contrappasso rispetto a quello che fu il segno del tradimento: è l’abbraccio dell’amico che è la parola che Gesù usa, proprio in quell’attimo, solo per Giuda. È questo il nucleo centrale della fede, rintracciabile nelle parole di Paolo ai cristiani di Corinto: «Fratelli, mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani» (1 Cor 1, 23). È la misericordia di Gesù morto e risorto ad essere pietra dello scandalo ancora oggi in un mondo abituato a condannare anziché perdonare (poche ore dopo quel tradimento, lo si potrà vedere sul giornale di domani, sarà il turno di Pilato e della folla invocante la crocifissione).
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